Stiamo peggio della Scandinavia di Carlo Grande

Stiamo peggio della Scandinavia E' in arrivo una società «over 65»: a rischio pensioni, creatività e mercato degli acquisti Stiamo peggio della Scandinavia «Baby-crack» dopo il record degli Anni 50 Carlo Grande Le cicogne in Italia non volano più: la curva della natalità va sempre più in picchiata, nel '95 (come dimostra la tabella in questa pagina) l'Onu ci ponevano in testa alla classifica dei 51 Paesi che hanno un tasso di fertilità non superiore al 2,1%, livello considerato indispensabile per mantenere la popolazione costante. Il drastico ridimensionamento della fertilità - dopo il boom dei Paesi occidentali alla metà Anni Sessanta - vale per tutta l'Europa e coinvolge addirittura Paesi del Terzo mondo finora assai prolifici, dalla Cina all'India. Ma in Francia, Germania e Scandinavia la curva della denatalità sta leggermente risalendo, mentre da noi si mantiene sul rosso fisso. «Anche se - spiega Raimondo Caggiano de Azevedo, ordinario di Demografia all'università di Roma - la caduta dovrebbe essersi fermata e nulla impedisce di pensare che possiamo arrivare ai livelli del nord europa». La ricerca che Caggiano ha appena pubblicato con Stefano Baldi per il Mulino (La popolazione italiana verso il 2000) mostra come il tasso di fecondità italiano degli Anni 50 fosse tra i più alti d'Europa (2,5 figli per donna, solo la Francia ci superava con 2,9). Nel '97 è di 1,2, sta peggio solo la Spagna (dati di una conferenza internazionale . del '98), con 1,15 figli per donna. I motivi del «baby-crack» sono tanti. Situazioni familiari più complicate (single e coppie omosessuali, ad esempio), ma non si può incolpare troppo la crisi dei matrimoni: ormai nei Paesi dell'Unione Europea quasi il 25% delle nascite avviene al di fuori delle unioni «legali», dice un rapporto congiunto di Eurostat (il servizio statistico dell'Ile) e del Consiglio d'Europa: 'nel 1980 solo il 9.6% dei bambini veniva alla luce da genitori non sposati, mentre oggi sono il 24.3%. Il record spetta a Svezia e (strano) alla cattolica Irlanda. In Italia la percentuale è dell 8.3, quasi il doppio rispetto al 1980. Sulla natalità possono pesare motivi generazionali: i nati negli Anni Venti hanno avuto più «fortu- na» nel cogliere il boom economico degli Anni 50 e 60, e nell'evi tare il regime fiscale durissimo che subiscono invece i nati negli Anni 60, i trenta-quarantenni che fra crisi economiche, ticket sanitari, razionalizzazione del lavoro e delle pensioni potremmo definire «Boni to pay», «nati per pagare». Il tutto però (scherzi della demografia) potrebbe riequilibrarsi all'interno delle famiglie: un figlio unico, ad esempio, eredita da quattro nonni. Sulla propensione a fare figli incidono forse la «secolarizzazione», 1'«edonismo» e l'«egoismo» della cultura occidentale di cui parla Giuseppe De Rita, segretario del Censis, presidente del Cnel e padre di otto figli. Meglio spendere in vacanze, dischi, libri o ristoranti che in zainetti e capi firmati per i pargoli E' la filosofia dei «dinks», «doublé income no kids», ovvero «doppio stipendio, niente bambini». La causa che più importante (oltre ai crescenti problemi di sterilità legati a stress e inquinamento, ma è un altro discorso) ò probabilmente il rivoluzionato status femminile: le donne studiano ed entrano nel mondo del lavoro, quindi f anno meno figli in giovane -ih. Dopo, o ne hanno uno solo o non ne hanno affatto. Per le donne un figlio è importante, ma - spiega il sociologo bolognese Marzio Barbagli - la di¬ stribuzione del lavoro domestico rimane ingiusta: quanti uomini lavano, cucinano, fanno la spesa e cambiano il pannolino? La nostra società, fondata sulla famiglia, non ha ancora raggiunto regole moderne e parità dei ruoli. Un «confucianesimo all'Italiana», l'ha definito Francis Fukuyama. In termini pratici, prepariamoci pure a una società squilibrata, con molti più vecchi oltre i 65 anni che giovani under 18. Mancheranno (l'allarme è già stato lanciato) risorse per pagare le pensioni, diminuirà - effetto da non sottovalutare - la creatività sociale, vacillerà «il mercato» stesso: sono le giovani coppie a movimentare il settore immobiliare, ad acquistare automobili, elettrodomestici, hi-fi, musica, eccetera. Chissà: sarà la crisi dei consumi a .stimolare, finalmente, politiche sociali più incisive? Aumentano le nascite fuori del matrimonio, ma siamo passati dai 2,5 figli per donna nel dopoguerra ali 1,2 di oggi In alto, il crollo del tasso di fertilità in Italia fra il 1950 e II 1995 (da: «La popolazione italiana verso il 2000», edito dal Mulino). Nel riquadro piccolo, i! confronto fra i tassi di fertilità di 20 Paesi nel 1995 (dati Onu) TASSO DI FERTILITÀ*! IN ITALIA DAL 1950 AL :1995. NUMERO DI FIGLI PER OGNI DONNA IN ETÀ' FERTILE 1950 1955 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995

Persone citate: Azevedo, Francis Fukuyama, Giuseppe De Rita, Marzio Barbagli, Mulino, Raimondo Caggiano, Stefano Baldi