«Una mente per il delitto»

«Una mente per il delitto» MORTE A CALTANISETTA. LA VEDOVA E LA FINE DELU «PRIMA^ «Una mente per il delitto» La moglie del sindaco: non è stato un folle intervista Bianconi Invialo a CALTANISSETTA E' vedova da quattro giorni, la signora Carmelina Abbate, ma ancora non sa a quale categoria sarà iscritta. Vedova di mafia - come tante donne che hanno avuto il inarilo ucciso dalle cosche per il loro impegno politico - oppure vedova per il gesto di un balordo, che ha accoltellato il sindaco di Calta nissetta per chissà quali motivi? Ieri è andata in procura per essere interrogata, insiemo con i figli Alfonso e Dario, ma al sostituto procuratore Loretta Bianco ha spiegato di non poter essere di grande aiuto, «purtroppo». L'unica certezza della signora Carmelina è quella che ripoto ora, noi corridoi del Palazzo di Giustizia, mentre parla per la prima volta dopo l'omicidio del marito: «E' stato un delitto organizzato, non un gesto improvviso o estemporaneo». Perché Io pensa, signora Abbate? «Perché mio marito non andava mai solo allo studio medico. Ogni pomeriggio c'era con lui il nipote, che l'aiutava nel lavoro, il quale proprio venerdì si era dovuto recare u Roma. Evidentemente l'assassino lo sapeva, e per questo ha dociso di agire. Forse l'avrà seguito». Lei crede più all'omicidio per motivi personali o al delitto di mafia camuffato? «Non lo so, e non so nemmeno immaginare quale possa essere l'ipotesi migliore. Del resto a me non interesso più di tanto conoscerò il nome dell'assassino, non corco vendetto; io voglio solo sapere porche ò stato ucciso Michole». I collaboratori di suo marito credono che la ragione stia nel rinnovamento che Abbate stava avviando a Caltanissetta. «Se lo dicono sarà vero. Quello era davvero un gruppo di amici, affiatati, che lavoravano gomito a gomito. I problemi e le preoccupazioni, invece, nascevano dal rapporto col Consiglio comunale, dove non c'era una maggioranza stabile c certa, e quindi ogni volta era una battaglia». L'assessore Torrisi ha raccontato di pressioni e condizionamenti nei confronti di suo marito. Lei ne era a conoscenza? «No, perché Michole lasciava i problemi del Comune sempre fuori dalla porta di casa. Sommai ero io ad intuire che qualcosa non andava, dai suoi comportamenti; gli chiedevo notizie, ma lui mi liquidava sempre con poche parole: "Non ti preoccupare, niente di gravo". Parlava molto, invece, dei successi che otteneva: era orgogliosissimo della riapertura de! toatro, degli spettacoli nei quartieri del centro storico, del progetto di risanamento per il villaggio Santa Barbara». Operazione non gradita, quest'ultima, dal vecchio «comitato d'affati», secondo gli altri amministratori del Comune. «Ripeto che su questo non posso dire niente, ma se lo dicono gli altri componenti della Giunta è sicuramente vero». Perché suo marito decise, a febbraio, di iscrivers ai Ds? «Mi spiegò che aveva bisogno di maggior forza in Consiglo comunale, di avere un partito alle spalle. Avova conosciuto Veltroni, si orano piaciuti, e ha fatto questa scelta, Io non dissi niente, come non ho mai dotto niente da quando è diventato sindaco. L'unica discussione ci fu il giorno in cui decise di candidarsi». Come andò? «Andò che una sera, intorno a mezzanotte, all'improvviso mi disse: "Acccetto la proposta, mi candido". Io commentai che era pazzo, che aveva già tanto da fare con lo studio medico e col teatro, ma lui cominciò a dire che ce la poteva fare, che la città aveva bisogno di qualcuno che si sacrificasse e si impegnasse a fondo. La mattina dopo la decisione era definitiva». Lei sa che subito dopo il delitto la polizia ha sospettato di un ragazzo che del sindaco era paziente, un tossico che aveva avuto discussioni anche violente con lui. Lo conosce? «So chi è, ma non credo che possa essere stato lui. E' un ragazzo che Michele ha tentato di aiutare in tutti i modi, provando anche a convincerlo di entrare in una comunità. SI, ogni tanto il ragazzo dava in escandescenze e Michele gli rispondeva a tono, ma non posso pensare che sia arrivato a tanto». Come giudica la risposta della città all'omicidio del sindaco? «Ai funerali c'era tantissima gente, e questo vuol dire che Caltanissctta voleva bene a Michele. Non credo nemmeno a questa storia dell'omertà: se qualcuno avesse davvero visto qualcosa, penso che l'avrebbe detto. Mi ha fatto piacere che sia venuto Veltroni. Ho visto anche i ministri, ma confesso che mi hanno lasciato abbastanza indifferente, porche so che tra pochi giorni si saranno già dimenticati». Quando ha sentito per l'ultima volta suo marito? «Venerdì pomeriggio, poco dopo le 17. Lui era allo studio e io stavo andando in palestra, mi disse di chiamarlo quando avessi finito, per andare in pizzeria». Un'ora dopo Michele Abbate era morto, e la signora Carmelina era vedova. «A me non interessa più di tanto conoscere il nome dell'assassino Voglio sapere il perché» Carmela Abbate, la moglie del sindaco ucciso, con uno dei 2 figli

Persone citate: Abbate, Bianconi Invialo, Carmela Abbate, Carmelina Abbate, Loretta Bianco, Michele Abbate, Torrisi, Veltroni

Luoghi citati: Caltanissetta, Roma