Grass: l'abdicazione europea

Grass: l'abdicazione europea «Abbiamo accettato non solo il dominio ma anche la drammaturgia americana» Grass: l'abdicazione europea Gùnler Grass Hgrande rispetto por chi riesce a trovare una ragione, molte ragioni magari, contro l'intervento militare in Jugoslavia. Io la penso altrimenti. Secondo me l'intervento è necessario: avrebbe dovuto anzi essere deciso molto prima. Sappiamo che con un'operazione di «pulizia etnica» - un concetto ter¬ ribile • da anni migliaia di persone vengono uccise nei Balcani: oltre duecentomila finora. Saremo inorriditi, un giorno, quando verrà alla luce tutto quel che è successo nel Kosovo. Ma come ho detto, rispetto chi la pensa altrimenti. Finora però nessuno, fra quanti la pensano altrimenti, è riuscito a spiegarmi che cos'altro si sarebbe potuto fare. Le trattative sono durate a sufficienza. Non soltanto i serbi, Milosevic, hanno risposto con un rifiuto: i serbi hanno sfruttato le trattative per inviare nel Kosovo altre truppe, militari e paramilitari. Prima è cominciato il Terrore. Adesso è cominciata' una lunga storia: l'assenza dell'Europa. Non parliamo degli altri, parliamo della Germania. Che cosa ci ha spinto, che cosa ha spinto nel 1989 l'allora ministro degli Esteri Genscher, a riconoscere con tanta fretta la Croazia e la Slovenia, accellerando ancor di più la disgregazione della Jugoslavia? Che cosa ci ha spinto - noi e altri Paesi insieme con noi, perché sono stati i francesi ad appoggiare unilateralmente i serbi a seguire una politica europea priva di coordinamento, visto che parliamo sempre di «una Europa» quando si tratta di problemi eco¬ nomici? Proprio là dove bisognava che l'Europa parlasse finalmente con una sola voce, si è accettato una volta di più il dominio dell'America. Si sarebbe dovuto dire: benissimo, voi americani potete partecipare, ma il comando supremo ce lo teniamo noi. Qui in Europa, dobbiamo essere noi europei a preoccuparci di far smettere questo eccidio. Invece no: non soltanto l'intervento militare si svolge sotto il comando supremo americano; tutto si svolge secondo la drammaturgia americana. L'intervento e il modo di informare seguono il modello della guerra del Golfo. Per questo - anche se si resta favorevoli all'intervento militare fino a quando nel Kosovo gli eccidi finiranno e le bande serbe si ritireranno - per questo bisognerebbe far di tutto perché la Direzione Americana si sentisse esposta a critiche più robuste. Di un atteggiamento del genere sento molto là mancanza. Ma alla fine resta quella che Erhard Eppler ha definito - a ragione secondo me una decisione tragica. Se si vuole fermare questo orrore - e un giorno dopo l'altro mi porto negli occhi la miseria dei profughi, il modo come li si tratta - bisogna reagire. La strada delle trattative de¬ ve sempre restare aperta: del resto è stata tentata per tanto tempo, anche se i serbi non hanno fatto lo stesso. Ora che parlano le armi, in modo brutale e anche ingiusto, bisogna far di tutto perché la smettano. Ma per favore senza piegarsi, per favore non su basi sbagliate. Se grazie alla sospensione degli attacchi Milosevic potesse continuare il suo Terrore, il suo trionfo sarebbe immenso. Non si sarebbe ottenuto niente: i profughi sarebbero le vittime. Sono anche pieno di ammirazione - e non mi capita spesso per il modo in cui agiscono Joschka Fischer (ministro degli Esteri) e Rudolph Scharping (Difesa). Si sono subito dati da fare perché fosse messo a punto un piano comune europeo. Che cosa è successo, dopo? L'impegno economico dell'Europa per la ricostruzione, per un progetto che riguardi l'intera Jugoslavia, tutti i Balcani. Ma di una cosa sento la mancanza: del fatto che quanti,' con buone ragioni, criticano gli errori della bomba Nato e in generale i bombardamenti, non pronuncino nemmeno una parola, o là pronuncino troppo di rado, sul Terrore che da anni viene praticato dai serbi ai danni delle minoranze. Westdeutsche Rundfunk, Colonia E

Persone citate: Erhard Eppler, Grass, Joschka Fischer, Milosevic, Rudolph Scharping