Tutti al party di Emma

Tutti al party di Emma La festa «presidenziale» del commissario per i prorughi Tutti al party di Emma Maria Laura Rodotà CHI ci sta per il twist?». Emma Bonino si mette a ballare, neanche male. Si dà anche al rock e al tango. Ed è l'unica vera idea della sua festa. Per fortuna, ieri sera, non ha voluto la torta. Una di quelle megatorte rettangolari del Gilda su cui, negli anni, è stato scritto di tutto: «Tanti auguri a te» per deputati italoforzuti, leghisti o di An specie nei mesi in cui il Polo governava; frasi di elogio a trasmissioni televisive lì celebrate; e perfino inni all'«Unità», giornale fondato da Antonio Gramsci, quando l'allora direttore Mino Fuccillo si festeggiò li ranno scorso tra giornalisti perplessi, strappono indigene disorientate, Fabio Mussi che ballava un lento sotto un'enorme cubista e l'habitué ex polista ora Udr Alessandro Meluzzi che urlava «è il topi E' l'estasi! E' il tempo dell' Ulivo ! E io, vecchio viveur, sono testimoniali». Testimonial sì, più che testimone. Del locale notturno di via Mario de' Fiori a Roma che per anni è stato sfizio e trappola di tanti politici che hanno pascolato lì facendo moltissima pubblicità. Al locale. Attirati fin dal '94, vittoria del Polo, su iniziativa tempista del padrone Giancarlo Bornigia, da «piorre parlamentari»; incaricate di buttar dentro qualche leader, se possibile, e tanti eletti fuorisede. Di quell'epoca d'oro restano molte foto, di finte bionde in vestiti strizzati abbrancate a deputati sudati, di ospiti importanti spaesati, di cazzeggi fino alle ore piccole dei vari Meluzzi, Vittorio Sgarbi, Cristina Matranga di Forza Italia, e Ignazio La Russa di An che a giudicare dall'assiduità probabilmente dormiva 11. Con la vittoria dell'Ulivo nel '96, la centralità gildesca era venuta meno. Ma il locale era rimasto luogo cruciale di contaminazioni iper-romane: politici-televisionari-cinematografari-palazzinari-commercialisti a caccia-pariolini-nobilotti, ragazze di bell'aspetto dai venti ai sessantacinque anni; più influenzate dal modello Pamela Andersen che da quello Emma Bonino, Però Bonino, che al suo comitato «Emma for president» chiamano «la commissaria» (europea ovviamente; anche se da noi nei casi migliori fa pensare a Mon¬ tavano, nei peggiori a Rex) non ha mai fatto molto caso alle Pamèle. Già l'anno scorso, durante la convention romana per l'istituzione del Tribunale penale internazionale, era stata festeggiata al Gilda. Cedendo alla tentazione in cui erano caduti già molti, da La Russa a Fuccillo: party chiavi in mano, tutto gratis inclusi inviti prosecco e torta; con ottimi effetti promozionali per il locale, e qualche occasionale contraccolpo per l'immagine del festeggiato. Come nel caso di Bonino, secondo i sondaggi boninoschi la più amata dal 54 per cento degli italiani in cerca di presidente; apprezzati8sima commissaria europea sulle questioni dei diritti umani; solo ieri mattina elogiata dal «Financial Times» come figura balda, indipendente e decisionista. E ieri sera, al Gilda, sostenuta nella sua candidatura nientopopodimeno che da Bruno Lauzi, Fiamma Satta e Fabio Visca (della trasmissione «Fabio & Fiamma), Eugenio Bennato, Giuliana Olcese, il playboy dello scandalo «Number one» Pierluigi Torri, e alcuni radicali ormai grandicelli come Marco Taradosh e Roberto Cicciomessere. Senza torta ma con brìndisi e stuzzichini. E senza Marco Palmella, che già nel pomeriggio diceva a tutti che non sarebbe andato, ed era palesemente polemico con l'idea del comitato per Emma: Come altri simpatizzanti, timorosi che un party stile Gilde con fóto sceme e cubiste danneggi il prestigio boninesco, Perché in realtà, dai Gilda, leader non ne sono mai usciti. Ne è uscita, invece, una lunga serie di immagini surreali dei nostri rappresentanti eletti e dintorni. Più che frìvole, più ingenue del previsto. Di vecchi ragazzi, e commissario, a caccia di feste, in mancanza di meglio. Il commissario europeo Emma Bonino

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