LA SCHEDA BIANCA NO di Marcello Sorgi

LA SCHEDA BIANCA NO LA SCHEDA BIANCA NO Marcello Sorgi UN grande elettore che in questi giorni partecipa alle trattative per il Quirinale ci ha confermato ieri sera che dopo gli scontri nella maggioranza, nell'opposizione, e tra maggioranza e opposizione, il centrosinistra nelle prime tre votazioni potrebbe presentare scheda bianca. Per una ragione semplice, ancorché discutibile: poiché in queste prime votazioni la Costituzione prevede un quorum di due terzi (674 voti) delle Camere riunite per eleggere il Presidente, la mancanza di intesa sul nome del candidato rende impossibile l'elezione e lo espone alla bruciatura dei franchi tiratori. Quand'anche un nome dovesse uscire da uno dei numerosi conclavi di queste ore, il calo probabile, per non dire inevitabile, di consensi, da uno scrutinio all'altro, lo porterebbe diritto al siluramento. Nella Seconda Repubblica, nell'epoca dei poli, e nella lunga ma non del tutto disperata vigilia dell'elezione diretta, popolare, del Capo dello Stato, il candidato, uno dei nomi di cui si parla in questi giorni, potrebbe fare la fine di un Forlani qualunque dei tempi del pentapartito. Di qui - il fine sempre giustifica i mezzi l'«estrema ipotesi», avanzata anche ieri daH'«Unità», della scheda bianca. Ma una scelta del genere va detto chiaramente - sarebbe inqualificabile. Un mese prima delle elezioni europee, e a tre settimane dalla domenica dei referendum in cui più di metà degli elettori italiani disertò le urne, la sola idea del Parlamento intero, convocato a Camere riunite, che si trat¬ tiene, si astiene, e alla fine mostra apertamente tutta la sua incapacità di decidere, provocherebbe un collasso nel sistema. A quel punto, dopo tre votazioni in cui la sola maggioranza sarebbe quella delle schede bianche, qualsiasi presidente, eletto in una qualsiasi votazione, con una qualsiasi maggioranza, rischierebbe di non avere il riconoscimento necessario per svolgere il suo ruolo. Nel Parlamento, da questo Parlamento, verrebbe presto trattato come un uomo di parte, peggio di Scalfaro. E nel Paese sarebbe considerato come il prodotto di un'ennesima alchimia di Palazzo, un gioco poco chiaro. Per questo, i deputati, i senatori, i delegati regionali, che da domani, in Parlamento, tornano a giocare la loro partita più importante, farebbero bene a riflettere. Se la corsa al Quirinale non è ancora incominciata, la preparazione e ancor di più il modo in cui la.partita sarà giocata non saranno indifferenti agli occhi dei cittadini in attesa delle elezioni europee. Finora, mesi e mesi di trattative inconcludenti, girandole di rose e di nomi, incontri segreti, promesse sottobanco, vertici e riunioni collegiali, hanno avuto il solo effetto di motivare, e soprattutto di. aumentare, la disillusione. Come dimostra l'astensione di massa, la fuga dalle urne. Poi, la guerra ha fatto il resto. Prima di arrendersi e votare scheda bianca, quindi, i grandi, e anche i piccoli, elettori dovrebbero fare un ultimo sforzo. Tentare ancora. Provare, questa volta seriamente, di raggiungere l'accordo su un nome. Uno solo, quello che tutti conoscono. Un candidato da eleggere al primo colpo.

Persone citate: Forlani, Scalfaro