Jovanotti, è qui la felicità di Marinella Venegoni
Jovanotti, è qui la felicità Esce «Capo Horn», il nuovo album di Lorenzo: quattordici canzoni sotto il segno della leggerezza e dell'amore Jovanotti, è qui la felicità Un artista «trasformato» dalla figlia Marinella Venegoni inviata a MILANO Statue di ghiaccio di Jovanotti, e ed on the rocks ieri nell'umida, lieta e rumorosa festa di presentazione del nuovo lavoro del rapper-filosofo-viaggiatore, «Capo Horn». L'esotismo non ò solo l'Equatore e poi il buon Lorenzo ama spiazzare: la gelida punta estrema del continente Sudamericano, a fianco dello stretto di Magellano, è metafora del passaggio dall'esplorazione del mondo intero al complesso microcosmo umano, con la mamma intonta a lavare i panni, il cane che abbaia, il gallo che canta e l'animo che riflette nel silenzio della natia Cortona. In un disco debordante, tenero, a tratti ostentatamente disimpegnato, Jovanotti riscopre l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande alla luce della paternità. Teresa avrà 5 mesi fra qualche giorno, i suoi occhi sono azzurri come quelli del babbo e di nonno Cherubini: il mondo adosso, per lui, riparte da li. Nato durante l'attesa di Teresa, «Capo Horn» è un disco diverso dai precedenti, semplice nelle armonie e sofisticato negli arrangiamenti, riflette questa voglia di tenerezza e di semplicità («Per te», «Dolce far niente», «Un giorno di sole») senza rinunciare a qualche grande istanza: tecnologia, geografia, futurologia e filosofia s'intrecciano in «La vita dell'era spaziale», con una citazione originale di «Extraterrestre» di Finardi; «Dal basso», il brano più riuscito dell'opera, è una metafora di tutti i concetti di «basso» con lo spettacolare intervento del rupper Michael Franti. L'ultima delle 14 canzoni è un augurio di «Buon anno» con un elegante quartetto d'archi. Onesto è il disco di un uomo felice. Com'è cambiata la sua vita, Jovanotti? «In meglio. Sono fortunato perché la mia compagna Francesca è eccezionale. Con Teresa la mia esistenza ha più senso, è una meraviglia e mi dà grandi soddisfuzioni con i suoi progressi pazzeschi: stamane per la prima volta, dopo giorni di tentativi, ha preso il ciuccio con la mano e se l'è messo in bocca. Il matrimonio? Mi sposerò l'anno prossimo». La sensazione è le stia sempre più stretto il suo vecchio mondo artistico. In «Capo Horn» c'è canto, rap e racconti scrìtti. «In un disco ci possono stare tante cose. Viviamo in un'epoca multimediale, la musica non è solo note e ritornelli; quelli nati dopo di me sentiranno ancora più forte quest'esigenza. C'è grossa crisi nel rapporto fra i ragazzi e la musica: là mia generazione doveva cercarsela ma ora la musica cerca te. Il fuoco sacro è passato ai videogame e ai ed rom, dove c'è più creatività». In «Capo Horn» lei dice: «Ma uno con qualcuno che lo ama e che lo stima può anche fare hi rivoluzione». «Credo sia quasi una frase autobiografica: da solo farei ben poco, se non avessi persone che dimostrano di credere molto in quello che faccio. E non penso a chi ti blandisce, ma a gente che ti ama e ti stima». Ci sono testi surreali come «il resto va da sé». «Vorrei sapere anch'io com'è nato. Faccio sempre prima i testi e una volta ero molto razionale, seguivo un'idea: invece qui ho seguito l'istinto. Le quattro storielle sono nate in una notte; avevo letto qualcosa sulla psicanalisi, mi sono lasciato pensare. Bisognerebbe chiedere a un dottore». Lei è diventato anche un po' più cantante in senso tradizionale, in «Dolce far niente» è molto intonato. «E' una delle pochissime volte che mi diverto a cantare in un disco, perché preferisco cantare davanti alla gente e nei dischi ho sempre curato poco la voce. Cantare è difficilissimo, e poi anche è un concetto relativo: Dylan è la più bella voce del se-< colo anche se ha estensione breve. Però mi piacerebbe, cantare». Perché ha inserito «Extraterrestre» di Finardi7 «Perché è un capolavoro. Ho sempre voluto fare ima cover di quella canzone e anche di ''Musica ribelle", non mi sono mai azzardato per paura. Poi mi è venuto questo tributo. Ho affinità con Finardi, lo conosco un po: attraverso percorsi completamente diversi abbiamo un modo abbastanza simile di intendere la musica, e la vogba comune di esser sempre outsider». Come ricorda il Jovanotti adolescente che cantava. «E' qui la festa» e «Vasco io no non ci casco»? «Fino a un anno fa, avevo un brutto rapporto con quel periodo. Adesso sono in una fase di revisionismo storico dei miei inizi. Avevo una grande energia istintiva, non incanalata, priva di qualsiasi ideologia, di tutto. Lo avverto oggi guardando nei filmati i miei occhi di allora. Alla fine degli Ottanta la musica attraversava un momento veramente brutto: quella roba b era contro ogni regola. Quello di Vasco poi, era una specie di inno: sono cresciuto ascoltando lui, che ha cambiato il modo di scrivere i testi». Ci sono rumori della natura, nel suo disco. «E' il mio primo disco femminile, questo: nato parallelamente alla gravidanza di Francesca, mixato dopo che è nata Teresa». Andrà in tour? «Vado alla prima del Festivalbar ma quest'estate terrò concerti solo in Festival all'estero, partendo il 7 luglio da Montreux. Da ottobre girerò l'Italia: ho in mente di ricreare fenomeni atmosferici all'interno dei Palasport». mafivene@tin.it «Questo è il disco di un uomo molto diverso: dopo Teresa la mia esistenza ha più senso e ho imparato anche ad accettare i miei esordi» Jovanotti: è uscito il nuovo disco, debordante, tenero, a tratti ostentatamente disimpegnato L'artista riscopre l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande alla luce della paternità: sua figlia Teresa avrà cinque mesi fra qualche giorno BeSSSS
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