Turisti al termine del mondo

Turisti al termine del mondo SPEDIZIONE SUI GHIACCI TRA TEMPESTE MAGNETICHE E BUFERE Turisti al termine del mondo In mongolfiera con i vacanzieri del Polo Nord reportage Enrico MàrtlnH! inviato al POLO NORD Viktor Aksiar ov ha i pugni piantati nei fianchi stretti in una mimetica grigioverde in fondo alla pista di 800 metri sulla banchisa, a 105 chilometri dal Polo Ngrd. Comanda il «campo base». Ha gli occhi a fessura, un dito di barba bianca e una faccia da Lee Marvin. Due «villaggi» di tende si guardano a 500 metri di distanza; tra loro due elicotteroni arancioni. Viktor, senza guanti e berretto, affronta i 30 gradi sottozero e le venti persone che scendono dal cargo Antonov 76, atterrato con dolcezza. Un cenno della testa è il suo benvenuto. Lui controlla quella pista battezzata «Borneo» dal 1994, quando in Siberia un russo e un francese hanno deciso dif nomica de ciano siili'/ E' il '£cW ©crisi eco-*joni che s'aifac- *È ^aprue. tt^«Bomeo» sembra trasversale, ma è un'impressione che cambia in neppure mezz'ora. L'orizzonte è uguale, i riferimenti sono tende, elicottero e aereo Trasversale a che cosa? E il temjx) seVè mangiato il sole, che -ira come una giostra intorno a quel mondo bianco dalle ombre lunghe, senza mai tramontare. Ancora qualche giorno e la banchisa comincerà a non sopportare più il turismo d'avventura. COu ì primi di maggio si chiude e prima di aprile meglio lasciar perdere, troppo freddo e vento. Il «popolo» dei paracadutisti che si sono lanciati dalla coda di un gigantesco Ihushin 74 da 4000 metri (80 sotto zero) se ne vanno. Via anche i sub americani e russi che hanno fatto il «bagno» sotto «Sono il primo dopo Nobile», dice la banchisa tagliando delle finestre nel ghiaccio e sfidando l'acqua a -1,8°. S'incrociano con i venti che vogliono andare al Polo in mongolfiera e gli regalano abbracci e una suggestione, «la luce che viene dal mare». Robert Wass, un ragazzone di New York con i lunghi capelli rossi, specialista in investigazioni marine, allarga le braccia e grida: «Credo sia uno scherzo della rifrazione, non so. Gli occhi forse si sbagliano, ma il fondo dell'Artico manda luce in superficie». Un mondo al contrario, dove la notte e il giorno non si danno il cambio nelle 24 ore, ma si misurano in due stagioni, quella del buio e quella della luce. E' la volta dei piloti di mongolfiera e dei loro equipaggi. Soltanto un italiano, Nello Charbonnier, che ad Aosta ha una flotta di 15 mongolfiere e 4 dirigibili. Si è inventato un lavoro dell'aria e adesso è qui a sfidare il vento del Polo Nord. ~ttóraS6^TJHet fhloti spagncnTpBT uno sloveno, un austriaco, un lituano e due inglesi soci d'affari ^KSf&BVtf!^^ M*W' hobby. Hanno preso l'ultimo aereo per il «Borneo». Una fortuna, perché la pista s'era già spaccata quattro giorni prima: due enonni lastroni spessi tre metri (il ghiaccio al Polo non va oltre i 4) ne hanno stritolato uno da due. Viaggio rimandato. Tutti fermi a Murmansk, base della flotta artica russa. Città di ricchezza insospettabile di quasi mezzo milione di abitanti, in cima a un fiordo lungo 30 chilometri che penetra nella penisola di Kola dal mare di Barents. Il canale ospita la flotta e un gigantesco scalo ferroviario. Nei suoi l'ondali i sommergibili atomici che i russi non possono più far funzionare per mancanza di denaro. A galla, invece, i quattro rompighiaccio atomici, le uniche macchie di co- T lore in questo porto nero e grigio. C'è anche il rosso «Artika», il primo che ha raggiunto il Polo Nord, nel 1976. Bloccati a Murmansk per un ciclone, poi per una tempesta magnetica (frequenti come quelle di neve) che aveva interrotto ogni collegamento radio e quindi ogni volo, e poi per una «guerra» del ghiaccio. Di fronte due capi spedizione, entrambi russi. Quello «storico», Vladimir Ivanovic Ovcinnikov, che nel '94 ha detto «si» all'idea dei trekking di para e sciatori al Polo al francese Bernard Buigues. La sua base, Katanga, paese siberiano di 5000 abitanti che ha la sua forza nel grande aeroporto. E' la pista anche per Norilsk, città delle miniere di nikel. Lo sfidante, «nato» proprio per questo viaggio '99 è Eugeni Bakalov, uno dei suoi col¬ laboratori. Ha trovato aiuto e piloti all'aeroporto di Murmansk. Ma la concorrenza non fa per la Russia. Vige il monopolio e la cultura del «timbro». Chi ce l'ha fa quello che vuole. L'iniziativa di Bakalov s'infrange contro una ruspa, quella che stava preparando la sua pista, a 40 chilometri di distanza da «Borneo». Colando mancavano 250 metri s'è rotta e non ha più potuto livellare il ghiaccio. Mandarne un'altra costava 50 mila dollari. Meglio trattare per avere l'affitto del «Borneo». Il prinmo «no» era preventivato, poi il ciclone e la tempesta magnetica sembrano far accordare i due rivali. L'intesa è stata invece possibile con l'intervento di Mosca e un viaggio a Katanga con una borsa zeppa di dollari: 35 mila. Viktor Lee ìvlirvin non ne vuole parlare. Dice soltanto: «Io in quella ruspa avevo poca fiducia. Ma adesso siete qui. Volate». Le mongolfiere sono regine del freddo, ma l'impianto del bruciatore che sputa fuoco e pompa l'aria calda verso il pallone, no. Basta una piccola imperfezione e il gus gela. Si parte appena scesi dall'aereo perché il tempo potrebbe far le bizze e quel vento che taglia la faccia non porta buono. Sei palloni lo seguono. E gli occhi di Viktor e dei piloti dei due elicotteri seguono loro: visibilità 20 chilometri. Due recuperi perché-tì* vento soffia al contrario e si deve andare a zig zag: il Polo, insomma dall'altra parte. Alle 20 di lunedi 19 aprile si scende sul Polo. Il sole è sempre lì, ma il vento aumenta. Il tempo di un brindisi, di piantare le bandiere e di fare le foto di rito, poi Viktor sceso in fretta dal pancione arancione dell'elicottero si sbraccia: «Via, in fretta». Al «Borneo» il sole non si è spostato e l'orizzonte è falso, come la luce che vien su dal fondo del mare Artico, ha le estremità che curvano in alto. Giganteschi baffi ottocenteschi. Le tende sono sparite e l'Antonov ha le turbine che viaggiano. Il rientro incappa in due attcrraggi da «Deserto dei Tartari», sulle isole gelate dell'arcipelago della Terra di Francesco Giuseppe, dove 30 soldati armati fino ai denti sono pronti od affrontare un nemico che mai verrà. Paracadutisti, sub ed equipaggi dei palloni si salutano sulla banchisa battuta dai venti Il tempo è scandito dal sole: sei mesi di luce e sei di buio Aprile è il mese delle escursioni ... Ai wm Un elicottero e un pallone in Artide. A destra il valdostano Nello Charbonnier subito dopo l'atterraggio In mongolfiera al Polo Nord. Della spedizione facevano parte anche piloti di Spagna, Slovenia, Austria, Lituania e Inghilterra m

Persone citate: Eugeni Bakalov, Kola, Lee Marvin, Nello Charbonnier, Robert Wass, Viktor Aksiar, Viktor Lee, Vladimir Ivanovic Ovcinnikov