La sfida di Netanyahu di Aldo Baquis

La sfida di Netanyahu I palestinesi rifiutano di obbedire: «E' una mossa elettorale» La sfida di Netanyahu Chiude le sedi Olp a Gerusalemme Aldo Baquis TEL AVIV A una settimana da crìtiche elezioni politiche in Israele il premier nazionalista Benyamin Netanyahu è impegnato in un aspro braccio di ferro con la leadership palestinese per ridurre le attività politiche e diplomatiche della Orient House, cuore pulsante delle istituzioni nazionali palestinesi a Gerusalemme est. Ieri, al tonnine di una seduta con i ministri della Difesa Moshe Arena e degli Esteri Ariel Sharon, Netanyahu ha emesso tre ordini di chiusura contro altrettanti uffici che hanno sede all'interno della Orient House, una palazzina del rione residenziale di Sheikh Jarrah che all'inizio del secolo fungeva da albergo. Ma il premier ha anche consentito al ministro della Sicurezza interna Avigdor Kahalani di ricercare con Paisà 1 Husseini responsabile delle questioni di Gerusalemme per conto dell'Olp - una intesa che evitasse di dover ordinare alla polizia una irruzione nella Orient House. L'edifìcio è infatti protetto da guardiani palestinesi che sicuramente opporrebbero una tenace resistenza. Secondo l'ex capo della polizia di Gerusalemme Aryeh Amit è quasi impossibile penetrare in quel palazzo spargere sangue, che risebierebbe inoltre di provocare disordini in Cisgiordania. Gli uffici colpiti dal- l'ordine di chiusura sono quello di Husseini, un istituto responsabile delle relazioni internazionali e l'istituto di cartografia che documenta lo sviluppo delle colonie ebraiche in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Nel corso della giornata il consolato statunitense di Gerusalemme est si è prodigato per trovare assieme con Kahalani e con Husseini una soluzione di compromesso che in serata è stata vagliata - e poi respinta - dai dirigenti della Orient House. A quanto è trapelato le prerogative dell'ufficio di Husseini sarebbero limitate: gli sarebbe concesso di ricevere nel suo ufficio i consoli accreditati a Gerusalemme est, ma non gli ambasciatori accreditati a Gaza presso l'Autonomia nazionale palestinese. Il mese scorso proprio un incontro all'Orient House fra Husseini e alcuni ambasciatori arabi giunti da Gaza - nella giornata dell'indipendenza israeliana - aveva fatto andare Netanyahu su tutte le furie. In base al documento elaborato da Kahalani gli altri due uffici sarebbero chiusi per circa due mesi e quindi riaperti nel rione di Abu Dis: a pochi chilometri dalla Orient House, ma fuori dai confini municipali di Gerusalemme. «La nostra capitale è Gerusalemme, - ha esclamato Husseini - non Abu Dis». In serata si è comunque recato a Ramallah (Cisgiordania) per sentire dal presidente palestinese Yasser Arafat se il documento possa egualmente rappresentare la base di un compromesso. In ripetute interviste alla stampa 1 ministri israeliani hanno smentito che fra il giro di vite alla Orient House e le imminenti elezioni israeliane vi sia alcun nesso. «In Israele la legge è eguale per tutti, 365 giorni all'anno, anche per il signor Husseini» ha detto Arene secondo cui le attività dell'Orient House sono inconciliabili con gli accordi di autonomia israelo-palestinesi. I palestinesi e l'opposizione laborista sono persuasi che sia vero il contrario: che cioè Netanyahu cerchi di «cavalcare» la questione dell'Orient House per mostrare al suo elettorato un atteggiamento deciso e inflessibile. Attorno alla Orient House sale adesso la tensione mentre al-Fatah mobilita già i suoi attivisti per sbarrare comunque la strada alla polizia israeliana se cercasse di irrompere nella palazzina. Lo stesso Husseini, sempre più spesso, pernotta al suo interno. Nei Territori e a Gerusalemme est i nervi sono a fior di pelle, ha avvertito nei giorni scorsi il servizio di sicurezza interno israeliano, «Shin Bet». Manifestl elettorali per Netanyahu tappezzano le città israeliane