Vertice Ueo
Vertice Ueo Vertice Ueo Difesa europea per il Duemila BONN La nuova politica di difesa europea prenderà «forma concreta» entro la fine del 2000: in poco più di un anno e mezzo dovranno essere poste le basi per un'integrazione nell'Unione europea dell'Ueo (della quale fanno parte a diverso titolo 28 Paesi) secondo quanto stabilito dal trattato di Amsterdam entrato in vigore il primo maggio. Ma il vertice di primavera dell'Unione Europea Occidentale apertosi ieri a Brema, che ha posto la scadenza, non ha dato una risposta ai numerosi problemi che nel frattempo attendono di essere risolti, e che il presidente dell'Assemblea Ueo, lo spagnolo de Puig, ha riassunto in una intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitùng: «L'Ueo ha cominciato a mettere a punto una strategia di pianificazione e di allerta, ma* i suoi mezzi sono ancora inadeguati». Profondamente inadeguati, confermano i ministri degli Esteri e della Difesa riuniti a Brema: all'Europa mancano soprattutto trasporti aerei strategici, sistemi spaziali da ricognizione e una comune produzione di armamenti. «Il primo obiettivo concreto» secondo il ministro tedesco della Difesa Scharping - copresidente di turno insieme al collega degli Esteri Kfloh«.T.è.dunoiUfi superare il deficit militare, «mettere l'Europa in grado di impegnarsi in autonome missioni di'crisi «Toamnitarit». Solo a queste condizioni, avverte Scharping, sarà possibile la piena attuazione del trattato di Amsterdam: la confluenza dille strutture politiche e militari della Ueo nell'Unione europea, rafforzando contemporaneamente la collaborazione fra Unione europea e Nato. Resta da chiarire in quali forme questa collaborazione dovrebbe tradursi e come dovrebbe funzionare in pratica, considerata anche l'eterogeneità dei Paesi Ueo (aderenti e non alla Nato, membri e non dell'Ue). Il momento per fare un salto di qualità è comunque quello giusto, avverte Fischer: il conflitto nel Kosovo ha dimostrato che «il rafforzamento della sicurezza e della difesa è ini nunciabile, per l'Europa del futuro» e ha riproposto un'esi genza diffusa: «Noi europei dobbiamo essere in grado di superare le crisi che ci riguardano direttamente, anche se il nostro partner d'oltreoceano non ne è coinvolto». [e. n.l
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