Capolavori sotto il martello

Capolavori sotto il martello In un libro la quarantennale avventura di Finarte. La prefazione di Mario Spagnol Capolavori sotto il martello L'incontro a Milano fra collezionismo e finanza Nella vita d'un banditore i segreti del mercato I •] L 16 aprile 1959 veniva costituita a Milano Finarte, per iniI zi ali vìi di Gian Marco Manusardi, figlio di un banchiere c I bar banchiere lui stesso. Concepita per collegare il collczioni11 smo al credito, per cui l'oggetto artistico poteva essere conL_JJ siderato un titolo da inserire nel mercato come bene di scambio, dal 1961 Finarte cominciò a operare stabilmente sul mercato delle vendite all'asta. La storia di questa originale società finanziaria e raccontata nel libro Una vita all'asta (edito a giorni da Longanesi), in cui Paolo Vagheggi intervista Casimiro Porro, il banditore di Finarte che ha battuto almeno trecentomila opere d'arte, fra cui centomila dipinti. Passano in queste pagine grandi personalità del mondo dell'arte, dell'accademia, della critica, del collezionismo, da Roberto Longhi a Federico Zeri, da Leonardo Borgese a Giuliano Briganti, da Eric Estorik a Paul Getty, intrecciando le loro esperienze con la storia della società, fino al finanziere Francesco Micheli, che all'inizio degli Anni Ottanta portò Finarte in Borsa. Anticipiamo la prefazione di Mario Spagnol, scritta nella forma di una lettera al suo amico Porro. Mario Spagnol CI ARO Miro, mi hai chiesto ripetutamente una prelazioni.' a questo libro e la tua affettuosa insistenza mi I rende difficile deluderti. Il problema e che io ho una lieve allergia per le prefazioni, l'orse dipende dal fatto che per molto tempo la nostra cultura, nel sacrosanto desiderio di spovincializzarsi, ha tradotto moltissimi libri, ma troppo spesso sentendo quasi il bisogno di mediare queste importa' /.ioni appunto con una prefazione che mettesse sì in luce i pregi del libro tradotto, ma nello stesso tempo ni.'ii mancasse di chiarire come la cultura italiana fosse più «avanzata». C'è .Mata insomma una età editoriale delle prefazioni. Intendiamoci: non tutte le prefazioni sono così. Ci sono casi in cui al prefattore di nome illustre viene affidato il compito di buttafuori di un autore ancora sconósciuto; altri in cui, diversamente, il prefatóre aggiorna e chiarisce le circostanze in cui il testo originale è stato concepito. Tutto bene. In ogni modo troverei forse un po' ridicolo, certamente inelegante, che a scrivere la prefazione sia lo stesso editore. Perciò, se proprio ci tieni ad avere due righe mie in questo libro, sarà qualcosa di più personale. Parlerò di te e di me - anzi, comincio proprio da me." Come sai, sono nato in un paese ligure dove la maggior parte degli uomini esercitava il mestiere di navigante. I naviganti di una volta (quelli di oggi non hanno neppure il tempo di scendere in banchina) amavano portare i ricordi dei paesi che visitavano. Nelle case dei miei compagni di scuola e di giochi io vedevo quegli oggetti di forme esotiche che mi ricordavano l'amatis- simo Salgari - paccottiglia, per lo più, ma ne restavo affascinato. Tanto che riuscii, cosa difficilissima, a farmene prestare un gruppetto, con cui misi su, sul pianerottolo di casa mia, una sorta di esposizione. Ricordo ancora un panciuto Hotei giapponese, una pagaia africana, un piccolo coccodrillo impagliato. Naturalmente l'ingresso era a pagamento. Perche ti racconto tutto questo? Per dirti che tu rappresenti ai miei occhi una vocazione che ho dovuto soffocare - quella di far quattrini con gli oggetti d'arte e le curiosità. Ma sono poi così diversi i nostri mestieri? Anche l'editore cerca - anche se spesso non ci riesce - di trarre un profitto dal commercio dei prodotti dello spirito. La scrivania dell'editore come il pulpito del banditore d'aste stanno come garitte di doganieri al confine tra il regno di Mummona e quello dello Spirito Santo, tra la cruda necessità delle palanche e la libertà del creatore. Il colpo inesorabile del tuo martello d'asta ha una funzione simile a quella della mia penna che fissa tiratura e prezzo di un libro. E abbiamo anche la stessa delusione - tu quando vedi la stanchezza della sala di fronte a un'opera d'arte che ti aveva entusiasmato, io quando sento la scarsa risposta dei lettori a un libro in cui avevo molto creduto. Ho parlato di entusiasmo e so che molti, se leggeranno queste righe, sorrideran- no dicendo: «Porro non si è mai entusiasmato di niente». Io che ti ho frequentato più da amico che da cliente posso testimoniare il contrario. Solo che tu hai portato nel mondo un po' folcloristico delle case d'asta uno stile diverso. Prima della Finarte e di Porro, il bau ditoie era quasi sempre un imbonitore. Per ogni oggetto o opera d'arte vantava illustri pedigree, sollecitava il pubblico ad aumentare le offerte, esitava a lungo, troppo a lungo, prima di calare il martello. Ricorderò sempre la prima asta di Finarte: la commissione di esperti, la struttura dell'impresa e soprattutto quel tuo stile ci parvero anch'essi un passo verso la modernità. E ora lasciami chiudere con una domanda un po' intima. Si dice spesso che tanto gli editori quanto i mercanti d'arte sono scrittori o artisti mancati: per incapacità, per mancanza di coraggio, per pigrizia. Io i miei unici romanzi li ho scritti tra gli otto e i dieci anni. Tu ce l'hai un quadro tuo nel cassetto? // nuovo stile di Casimiro Porro che ha battuto all'asta trecentomila oggetti artistici fra cui centomila quadri Un momento di una vendita all'asta. Sotto Casimiro Porro, banditore di Finarte. In basso Mario Spagnol

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