Dall'inferno al capolavoro

Dall'inferno al capolavoro Dall'inferno al capolavoro Maurilio Assalto «E' un inferno. Ti svuota tutto. Quasi ti ammazza». A uno scrittore che del suo mestiere coltivava una visione cosi visceralmente coinvolta, come Hemingway rivelò una volta a un'amica, davanti a Dos Passos (lo riferisce il biografo Carlos Baker), nell'anno del centenario proprio non si poteva evitare questo ennesimo brutto tiro? Rimestare nei cassetti di un grande autore, tagliare, ritagliare, e inevitabilmente cucire, è sempre un'operazione discutibile. Lo è di più nel caso di un grande autore come il vecchio «Papa», che alla prosciugatimi delle sue prime stesure si applicava con tutto se stesso, con una severità critica che agli altri non avrebbe mai concessa. La sua misura ideale, quella in cui riesce a attingere la perfezione, è il romanzo breve, come Fiesta; o il racconto lungo, come II vecchio e il mare. Delle 850 pagine del dattiloscritto originale di True at first tight, quante - e, soprattutto, quali - sarebbero sopravvissute alla revisione hemingwayana (se mai l'autore avesse ritenuto il caso di riprenderle in mano)? Dalle estemporanee osservazioni di natura estetico-letteraria sparse nei romanzi e ih qualche racconto (a fianco ne diamo qualche saggio) sappiamo che l'apparente semplicità di Hemingway la «grazia» scrisse lui in Morte nel pomeriggio, paragonando la sua arte a quella del torero - sboccia da un fondo tumultuoso, da un tirocinio duro, da uno sforzo penoso in cui non è in gioco soltanto la scrittura, è in gioco la vita. Un inferno, appunto. Ma non esistono scorciatoie, nessuno può sostituirsi all'autore: a lui solo tocca di percorrere tutta quanta la via crucis, in fondo alla quale c'è (può esserci, a vòlte) il capolavoro.

Persone citate: Carlos Baker, Dos Passos, Hemingway, True