Benvenuti dal Gattopardo di Francesco La Licata

Benvenuti dal Gattopardo UNDICI GRANDI DIMORI SVELANO 1 LORO SEGRETI Benvenuti dal Gattopardo Porte aperte nelle dimore di Palermo le storie Francesco La Licata inviato a PALERMO OUANDO Burt Lancaster venne in Sicilia per calarsi nei panni del principe di Salina, personaggio chiave e intramontabile «spot» del «Gattopardismo siculo», si pose il problema di familiarizzare con lo stile della nobiltà isolana per calarsi nella «testa» del famoso principe. L'attore sbarcò così a Villa Scalea, magnifica costruzione settecentesca immersa negli aranci della piana dei Colli, dimora del principe Giuseppe Lanza Branciforte. Deve essere rimasto ammaliato da quella casa, l'americano distante anni luce dalla mentalità siciliana eppure scelto per rappresentare il più raffinato e contorto simbolo delle contraddizioni storiche, politiche e culturali della Sicilia. Il profumo dei fiorì d'arancio, il clima della piana dei Colli - mèta fin dal Settecento della «Bella Villeggiatura» dei palermitani ricchi o nobili - la scala Liberty (frutto di una ristrutturazione di fin dè siècle), i saloni imponenti, trasformarono l'americano. Ma soprattutto il contatto con Francesco Lauza, erede di Giuseppe, che gli insegnò stile ed abitudini. «Lancaster osservava tutto molto attentamente», ricorda oggi Giuseppe Lanza, figlio di Francesco. «Osservava il suo modo di star seduto, come lavorava alla scrivania, come riceveva gli ospiti, come stava a tavola. Imparò ad amare la cucina siciliana, lui che era abituato quasi soltanto ai cibi surgelati». E non poteva scegliere dimora più accreditata, il buon Burt. A Villa Scalea, accolti da Giuseppe Lanza dei principi di Scalea che fu anche sindaco di Palermo, furono ospiti persino il re Vittorio Emanuele II, la regina Mary d'Inghilterra e il re Giorgio. Oggi Villa Scalea è aperta al pubblico, insieme con una serie (undici) di altre «grandi dimore». Veri gioielli «nascosti» che vengono restituiti ai palermitani per volontà degli studenti, piccoli e grandi, e dell'assessorato alle Politiche educative. I ragazzi (diecimila studenti coinvolti) faranno da guida ai visitatori e saranno per tutti i fine settimana di maggio «genitori adottivi» dei monumenti. Una occasione per conoscere anche miti, storie ed aneddoti tramandati dalla memoria Collettiva. Come le leggende legate alle «strane presenze» della Tonnara, Florio della borgata marinara dell'Arenella, aperta ieri e l'altro ieri. Il nome è legato alla dinastia .della famiglia omonima. I Florio, borghesi illuminati, che amarono tanto Palermo fino a donarle una imprenditoria tra le più importanti d'Europa: le tonnare, la corsa automobilista «Targa Florio», la Fonderia Oretea, l'industria tessile, le ceramiche, il marsala, l'istituto per ciechi, Villa Igiea e tante altre «rarità». Tra queste la tonnara, impianto del XIV secolo. «Una casa fuori dal tempo che nasconde misteri», dice Silvana Paladino, moglie di Vincenzo, ultimo erede della dinastia. A Palermo quando si parla di misteri si parla di spiriti. E infatti Silvana Paladino racconta di «convivenze amichevoli con gh abitanti della casa», «presenze immateriali». Dice di «sentire» il nonno del marito, Vincenzo, che «cammina per i corridoi insieme con la moglie Lucie». «Il giorno del mio compleanno ho trovato una loro cartolina di auguri». E ancóra: «Le maniglie delle porte si abbassano e si alzano da sole. I giocattoli cambiano posto». Tutto questo, naturalmente, i visitatori non potranno pretenderlo. Perché «certe presenze» bisogna sentirle dentro. Oppure aver passioni esoteriche. La geùte dell'Arenella, tuttavia, sembra contagiata se è vero che in molti giurano di vedere una dama bianca passeggiare la notte sul tetto della vecchia Tonnara. E la Paladino rivela di aver appreso della morte di alcuni amici del Madagascar «direttamente dalla loro voce». Durante una seduta medianica ha chiesto notizie della loro sorte e la risposta è arrivata direttamente da loro che, nel frattempo, erano morti senza che a Palermo se ne sapesse nulla. E' affascinante, la Tonnara. E' stata meta di pellegrinaggi illustri: la zarina Olga di Russia, moglie di Nicola I, venuta all'Arenella per curarsi la tubercolosi con lo iodio del mare siciliano. In un posto così magico non poteva mancare la visita di Gabriele D'Annunzio. E non è mancato l'interesse del cinema. Alla Tonnara è stato girato «A ciascuno il suo», «Il prefetto di ferro» ispirato alla vicenda del prefetto Mori ed alcune scene di «Un uomo in ginocchio» di Damiano Damiani. «Adottata» anche Villa Bordonaro, immersa nel verde di viale del Fante, costruita da Maria Carolina di Borbone. In questa casa la regina si rifugiò quando sfuggì ai moti insurrezionali di Napoli. Non rimase molto, ma non per motivi politici o di sicurezza. No, ad allon¬ tanarla fu la presunzione, tutta palermitana, che nella capitale dell'isola «non c'è bisogno dei riscaldamenti perché fa sempre caldo». Ovviamente non è così e non era così neppure allora. Maria Carolina arrivò che era inverno e trovò una dimora scaldata soltanto da tre camini. Resistette soltanto 12 giorni, poi andò via imprecando: «Volevate farmi morire!». Anche a Villa Bordonaro vagano i fantasmi. C'è quello, simpaticissimo, della baronessa Briciola, moglie di Luigi Chiaramonte Bordonaro, eccentrica e strana nobildohna scomparsa 5 anni fa. Lei sosteneva che le «persone perbene vivono in penombra» e così aveva messo i lucchetti a tutte le finestre. Quando morì - ricorda ora la figlia Anna Stella «ci fu la ricerca spasmodica di queste chiavi che non furono mai trovate». Fu trovato, invece, un biglietto della baronessa che invitava gli eredi a non cercarle, le chiavi, perché le aveva fatte sparire. «Fummo costretti ad usare le tronchesi». Storie strane, come le favole di un tempo. Attuale è invece il significato della riapertura di Villa Albata di Petratagliata. Attuale perché «sottratta» alle mire mafiose di una famiglia di boss. La villa - che fu dimora del «principe-mago» Raniero Albata - si trova nella borgata di Malaspina ed è miracolosamente sopravvissuta all'assalto dei palazzinari mafiosi. Oggi è stata confiscata e restituita alla collettività proprio in coincidenza con l'anniversario della strage di Capaci. Tra gli studenti-guide anche i non vedenti dell'Istituto «Florio e Salamoile» che hanno adottato il «Museo Aptico» allestito nella loro scuola. I ragazzi sono in grado di percorrere l'arte e conoscerla attraverso il tatto. Dispongono di 26 modellini di stucco riproducenti altrettanti monumenti (dalla Cattedrale, al Teatro Massimo, da Porta Nuova al Castello della Zisa, a San Giovanni degli Eremiti). Toccando le miniatu re gli studenti sanno risalire al le dimensioni, alle caratteristiche architettoniche ed artistiche e ai fregi. Così racconteranno i monumenti ai visitatori. Si spalanca anche la settecentesca Villa Scalea, immersa negli aranci della Piana dei Colli: ospitò Burt Lancaster che da Francesco Latra imparò a ricevere e a stare a tavola Vagano i fantasmi come quello della baronessa Brìciola che fece mettere i lucchetti alle finestre perché le «persone perbene vivono in penombra» . A sinistra: Burt Lancaster balla con Claudia Cardinale in una scena de «Il Gattopardo» Nella foto sopra e in quella sotto a destra: un esterno e un interno di Villa Scalea A destra: la visita della regina Mary d'Inghilterra