Il Manifesto & il consigliere

Il Manifesto & il consigliere Ma il sindaco di Milano risponde: «La delibera sui clienti non si tocca, per la giunta l'argomento è chiuso» Il Manifesto & il consigliere Corsivo al veleno sul caso del viado MILANO Imbarazza più a sinistra che a destra, l'avventura dol vicepresidente del consiglio comunale di Alleanza nazionale, fermato tre sere fa con un viado e per questo denunciato e multato dal portavoce dei vigili urbani Andrea Barbato, candidato alle elozioni per Rifondazione comunista. La storia finisce anche sul «Manifesto», dove in un corsivo dal titolo «Il sosso degli untori» non si risparmiano critiche al vigile delatore politico, definito: «Un rappresentante della legge che dicendosi inflessibile ricorre a un espediente piuttosto meschino». «Se uno vuole andare con un viado lo faccia, magari smetta solo di fare il moralista», puntualizza Riccardo Barenghi, direttore del «quotidiano comunista». «Ma quella denuncia del portavoce dei vigili è una strumentalizzazione allo stato puro», si schiera Barenghi, dopo che nel corsivo al consigliere di Alleanza nazionale erano rivolte solo alcune punzecchiature, senza mai chiamarlo per nome. «Per una questione di stile e tradizio¬ ne», assicura il direttore. «E' notte, fatti loro», liquida in due battute il corsivista, l'avventura col viado. Salvo ammettere di non credere, ma quasi si tratti di un peccato veniale rispetto alla denuncia pubblica, alla versione del consigliere di Alleanza nazionale «quando dice che lui il viados lo stava accompagnando all'ospedale». Se per la giunta di Gabriele Albertini l'argomento è chiuso, con le giustificazioni del consigliere di An e con la volontà di non rivedere la delibera che punisce i clienti di prostitute e viado - «Di revocarla, non se ne parla neppure», assicura il sindaco - a sinistra rimane una diversità di vedute, tra il portavoce dei vigili Barbato che rivendica la sua scelta e i rappresentanti di base dei «ghisa», che chiedono scusa al consigliere per la violazione della privacy. E rimane una riflessione sullo colonne del «Manifesto». «Tra le due ipocrisie non so quale sia la peggiore, quella di un delatore o di un presunto bugiardo», non fa classifiche Riccardo Barenghi, direttore del «Manifesto». «Se uno vuole andare con un viari lo faccia in santa pace, ma almeno smetta di fare il moralista», corregge il tiro Valentino Parlato, ex direttore e firma storica del quotidiano. In ballo, al di la dell'ironia sul caso singolo, c'è una questione di principio: se la battaglia politica debba o non debba fermarsi alla soglia delle limitazioni della privacy. «Ma oltre qualche sorrisino di rito, non credo che per l'Italia si apra una stagione di scandali alla Clinton, non siamo attrezzati per questo», scommette sul futuro il diret¬ tore del giornale di via Tomacelli. «Comunque c'è da chiedersi come si faccia a sostenere certe cose di giorno e farne altre di notte», la butta poi sulla coerenza, prima di rare l'elenco di tutte le iniziative fnese da an e dal Polo non soo a Milano contro viados e prostitute, dalle ronde alle fiaccolate, dalle multe alle ordinanze comunali; «Non c'è alternativa: o non si va con i viados o non si fanno certe battaglie», sceglie la logica* Riccardo Barenghi, scandalizzato più dai contorsionismi verbali del consigliere di An al quale dice di non credere, che non da come impieghi le ore notturne. «Non ci credo che presto avremo altri casi di strumentalizzazione sessual politica. Anche perche tra sinistra e destra mi sembra che si litighi poco: sono d'accordo quasi su tutto», allarga all'orizzonte parlamentare il direttore del «Manifesto». E aggiunge: «L'unico scandalo che vedo nel futuro è quello della guerra. Ma su quella mi sembra che ci sia poco da ridere». [f.pol.l Il quotidiano: se uno vuole andare con un trans, lo faccia, ma smetta di fare il moralista Viado in un viale di Milano

Persone citate: Andrea Barbato, Barbato, Barenghi, Clinton, Gabriele Albertini, Riccardo Barenghi, Valentino Parlato

Luoghi citati: Italia, Milano