Guerra e pace nei balcani e pace ideale

Guerra e pace nei balcani e pace ideale DALLA PRIMA PAGINA Guerra e pace nei balcani e pace ideale Norberto Bobbio averne alcuna prova, ma solo per fede o per intuizione, che lu storia o sia guidata da una imperscrutabile provvidenza o che tutto ciò che accade, solo per il fatto che accade, abbia una sua intrinseca razionalità. Atteniamoci ai fatti. Se mai, dobbiamo domandarci se l'intervento militare cui stiamo da più di un mese assistendo, sia una vera e propria guerra nel senso tradizionale della parola. La guerra richiama 1 idea di due eserciti schierati l'uno di fronte all'altro, che tentano di abbattersi a vicenda con l'uso della forza. Nel nostro caso la forza dirompente viene da una parte sola. E viene dall'alto dei cieli, come quella di un dio che è in grado di vedere tutto senza essere visto, di colpire senza essere colpito, di punire senza essere punito. Più che una guerra internazionale l'intervento militare della Nato, come è stato ripetutamente osservato, deve essere definito piuttosto come una azione di polizia contro una banda criminale. E' una guerra, nel senso proprio della parola, solo se prendiamo in considerazione, come è giusto fare, non la fase attuale del suo svolgimento, ma il contesto in cui si inserisce, le vicende balcaniche di questi ultimi dieci anni, in cui fra gli Stati della ex Jugoslavia si è svolta anche una guerra guerreggiata. Di fatto la pace ansiosamente attesa non dovrà terminare soltanto con la punizione, cui può difficilmente sfuggire, del reprobo, ma dovrà costituire l'atto conclusivo di una lunga guerra civile, di cui la questione del Kosovo à soltanto l'ultima fase. Ci illuderemo ancora una volta che sia l'ultima guerra? Possiamo ancora una volta sperare in una pace che non abbia più la guerra come alternativa, in una pace perpetua che non sia come quella scritta sul frontone dei cimiteri? In quell'aureo libretto che Kant scrisse più di due secoli fa e intitolò appunto Per la pace perpetua, ne formulò le tre condizioni che sono chiare, convincenti, più attuali che mai. La prima dichiara che «la costituzione di ogni Stato deve essere repubblicana», vale a dire nel linguaggio di oggi, democratica e liberale, tale da rispettare i diritti dell'uomo; la seconda propone «la formazione di una federazione di liberi Stati» da estendere progressivamente a tutti gli Stati del mondo; la terza enuncia il principio che ogni singolo individuo ha il diritto di avere accesso senza restrizioni e in condizioni di parità a ogni Stato diverso dal suo. Il primo articolo riguarda il diritto pubblico interno, il secon¬ do, il diritto pubblico esterno o diritto delle genti, e il terzo, il diritto che Kant chiama «cosmopolitico», da cui nascerà la cosmopoli del futuro, ove ogni individuo sarà cittadino del mondo. Utopia, o vagheggiamento di uno Stato che non è in alcun luogo? Profezia, o previsione di uno Stato sinora mai esistito? Né l'uno né l'altra. La pace perpetua per Kant, e cosi per noi è un ideale limite. Scrive saggiamente Kant: «Non si tratta di sapere se la pace perpetua sia una cosa reale o un non senso, e se noi non ci inganniamo nel nostro giudizio teorico, quando accettiamo il primo caso; ma noi dobbiamo agire sul fondamento di essa, come se la cosa fosse possibile, il che forse non è». Si ponga attenzione a questo inciso, «anche se forse non ò». Dal quale trarre la condizione: «Se noi non possiamo raggiungere questo scopo e se esso rimane sempre per noi un pio desiderio, almeno non ci inganneremo facendoci una massima di tendervi senza posa, perché questo è un nostro dovere». Norberto Bobbio ha scritto questo Intervento in occasione della manifestazione benefica organizzata per questa sera dalla Missione Arcobaleno al teatro Carlgnanb di Torino, nel corso della quale l'attrice Franca Nutl leggerà il Cantico del cantici nella traduzione di Guido Coronettl.

Persone citate: Guido Coronettl, Kant, Norberto Bobbio

Luoghi citati: Jugoslavia, Kosovo, Torino