La Cia: sorry, l'ettore è stato nostro di Francesco Manacorda

La Cia: sorry, l'ettore è stato nostro Washington si giustifica: per noi lì c'era una struttura di comando dell'esercito jugoslavo La Cia: sorry, l'ettore è stato nostro «Le carte di Belgrado purtroppo non erano aggiornate» Francesco Manacorda invialo a BRUXELLES Tocca a Washington assumersi la responsabilità per il bombardamento Nato dell'ambasciata cinese a Belgrado. Una breve dichiarazione del Segretario alla Difesa statunitense William Cohen e del direttore della Cia George Tenet resa pubblica sabato notte, quando in Europa erano le sei di ieri mattina, afferma che l'attacco all'ambasciata «non è stato il risultato né di un errore del pilota né di un errore meccanico. Chiaramente, informazioni sbagliate hanno portalo a un errore nell'individuazione inziale di questa struttura. Inoltre, l'ampio processo utilizzato per selezionare e convalidare i bersagli non ha corretto l'errore iniziale». «Una revisione delle nostre procedure - continua.la dichiarazione - ci ha convinto che si è trattato di un'anomalia che difficilmente potrà ripetersi. Quindi le autorità della Nato intendono continuare e intensificare la campagna aerea». Le due firme sotto la dichiarazione sono l'ammissione indiretta che Ter- rore è da attribuire all'intelligence statunitense, la stessa Cia. E anche che l'aereo che ha colpito l'ambasciata sarebbe statunitense: si tratterebbe di un bombardiere B2, uno dei più moderni a disposizione dell'aeronautica Usa. E la dichiarazione di Washington è stato il solo testo citato ieri dai portavoce della Nato a Bruxelles. Ma la dizione «informazioni sbagliate» lascia ancora aperta la porta a varie interpretazioni. Secondo fonti del Pentagono l'errore di fondo sarebbe legato all'utilizzo di mappe non aggiornate. L'edificio colpito ospitava da tre anni l'ambasciata cinese e le carte a disposizione della Cia, che ha poi passato l'informazione ai comandi Nato, avrebbero invece indicato in quella sede la Direzione generale per gli opprovigionamenti e gli appalti. Ancora sabato, comunque, il portavoce militare dell'Alleanza, il generale dell'Aviazione tedesca Walter Jertz sosteneva di «non avere alcuna prova del fatto che abbiamo mappe vecchie o sbagliate». «Informazioni sbagliate» potrebbero essere anche quelle che qualcuno ha dato intenzionalmente all'intelligence alleata per creare un incidente diplomatico, ma su questa «teoria del complotto» a Bruxelles si raccolgono solo dinieghi. Ieri, alla conferenza stampa quotidiana della Nato, qualche giornalista ha anche avanzato l'ipotesi che l'ambasciata sia stata colpita intenzionalmente perché i cinesi erano sospettati di passare informazioni al governo di Belgrado. Ma mentre il generale Jertz, senza smentire o confermare le illazioni, ha detto di non voler rispondere alla domanda «puramente speculativa», un'alta fonte di- Ìilomatica della Nato ha affermato, parlando con 'agenzia di stampa Reuters, che questa teoria è «completamente assurda» e che si e trattato di «un puro e semplice errore». In ogni modo appare difficile che, almeno per ora, qualcuno all'interno dell'Alleanza debba pagare direttamente per l'errore commesso. «Penso che nessuno debba essere destituito in questo moménto - ha detto il segretario generale della Nato Javier Solane parlando alla Cnn attendiamo che tutti gli elementi siano stati collegati, prima di prendere una decisione». Per quel che riguarda la situazione interna alla Serbia, i portavoce della Nato affermano di essere un po' più ottimisti che in passato per le condizioni delle «centinaia di migliaia» di sfollati all'interno del Kosovo. «I posti dove si rifugiano conridono molto spesso con le zone controllate dall'Uck spiega Shea - di fatto sembra che ci sia qualche genere di rifugio per le persone che sono in quest area». La Nato sta studiando da tre settimane un piano per portare viveri e acqua agli sfollati in Kosovo, ma uno ad ora non ha preso alcuna decisione operativa. Speriamo che se ne possano occupare le organizzazioni umanitarie, che sono le più adatte a farlo», ha detto ieri Jertz. Alcuni membri dell'Alleanza, spiega ancora Shea, hanno poi chiesto a Belgrado un'indagine sulla morte del leader moderato kosovaro Pelimi Agani. «Le persone resposabili per la morte di Agani devono essere punite - dice il portavoce della Nato - e le informazioni che abbiano fino ad ora puntano chiaramente in direzione delle forze di polizia serbe che lo tenevano prigioniero».

Persone citate: Agani, George Tenet, Javier Solane, Jertz, Walter Jertz, William Cohen