«Più concertazione per lo sviluppo» di Ugo Bertone

«Più concertazione per lo sviluppo» Il ministro del Tesoro promette privatizzazioni e mercato aperto ma chiede flessibilità su prodotto e capitale «Più concertazione per lo sviluppo» Ciampi: anche le imprese facciano la loro parte Ugo Bertone Invialo a STRESA ìaì congiuntura e pesante. Ma dalla crisi si esce solo con il senso di responsabilità di tutti, imprese e sindacati in testa, perché, sottolinea Carlo Azeglio Ciampi, «bisogna stare attenti che la paróla concertazione non si riduca ad essere un semplice tributo al condito...». «Occorre sedersi al tavolo delle trattative - ripeto il ministro - con la volontà di fare gli accordi». Kd è inutile illudersi su una consistente manovra fiscale: la congiuntura non lo consente. «Nel '98 ed ancora nel corso del '99 - .sottolinea il ministro - questa linea politica 6 slata in parte vanificala dal l'atto che il reddito nominale e aumentato meno del previsto», Occorre, perciò, far ripartire la politica della crescita senza i mezzi della politica monetaria (in mano alia Beo, che non si tocca) o con una politica monetaria indulgente. Occorre muoversi su un altro terreno; il governo, dal canto suo, insisterà su privatizzazioni, liberalizzazione, apertura del mercato. Ora tocca a imprenditori e sindacati far la loro parte, perché «tutti quanti devono domandarsi come mai l'economia italiana sembra soffrire oggi più di altre economie delle condizioni generali esterne. C'è da chiedersi se alla base di tutto ciò non ci siano delle condizioni di competitività relativa alla qualità dei prodotti e del modo di produrre dei singoli setlori». E' l'ennesimo richiamo agli imprenditori, troppo timidi negli investimenti, ma anche ai sindacati. «Nell'Europa della moneta unica - sottolinea il ministro condizione determinante di successo è la flessibilità dei fattori produttivi, capitale e lavoro». lì' un Ciampi battagliero, quello che si presenta all'osservatorio «Giordano Dell'Amore», dedicato al bilancio dell'«Euro dopo i primi conio giorni». Ben deciso a combattei i: la tentazione di ridurre la tensione sul fronte del Bilancio (con qualche sacrificio per il Fi sco) per contrastare la congiunti! ra negativa. «Se vogliamo ridurre la pressione fiscale - spiega - non basta quello che può venire dalla lotta all'evasione, ma occorre ri¬ durre le spese correnti». E, alla viglia del confronto con i colleghi dell'Unione a Bruxelles, pronto a difendere la Banca centrale dalle critiche «anche pesanti» di questi giorni. «Senza la Bce i tassi non sarebbero al 2,5%», sottolinea il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi aggiungendo che «io non ho mai voluto un Euro forte, perché in una situazione in cui gli Stali Uniti conoscono una crescila fortissima e, da 15 anni, l'Europa registra una crescita bassa rispetto alle sue possibilità, un Euro forte non aiuta di sicuro la crescita». «Ciò che io volevo e voglio precisa - ò un Euro solido». «L'Euro - ha aggiunto - è solo una lappa, importante, ma solo una tappa di un processo storico ben più importante. «Quindici giorni fa - ricorda - ero alla FrauenKirche di Dresda, la Chiesa bombardata nel '45 e che solo oggi sta per essere restaurata. In quelle ore Belgrado (! la Serbia erano sotto le bombe. Il progetto europeo deve andare avanti, porre le basi per una vera unione e per la fine dei conflitti». Un Ciampi energico e appassionato, insomma, cui preme lanciare, alla vigilia del meeting di Bruxelles il messaggio che l'Italia rispetterà il patto di stabilità e che non ò affatto impossibile coniugare stabilità e sviluppo, purché tutti sappiano fare la loro parte, «consapevoli che, quando si va ad un tavolo di trattativa, bisogna essere disponibili a modificare le proprie posizioni di partenza». Un Ciampi a tutto campo con un'eccezione: di Quirinale, il superministro dell'Economia non vuol sentire parlare. Meglio concentrarsi sulle strategie della finanza pubblica. Inutile illudersi. Se qualcuno sperava in un pronto allentamento della politica del rigore, Ciampi 10 frena fin da subito. Nel '98 e nel '99 la ricchezza del Paese, ovvero 11 reddito nominale, ò cresciuto meno del previsto, e ciò riduce i margini per una politica di riduzione delle imposte. Per il ministro del Tesoro, infatti, la rotta del governo non può e non deve cambiare: l'abbassamento della pressione fiscale è un obiettivo strategico, ma può essere raggiunto solo con la riduzione parallela della spesa corrente. «Quello che ci eravamo imposti con i Dpef degli anni scorsi - ha detto Ciampi - era di tenere la crescita della spesa corrente, al netto degli interessi sul debito, al di sotto del reddito nazionale. L'impostazione era e resta: spesa corrente al netto degli interessi con una crescita di un punto meno del reddito nazionale. E' così che si crea spazio per la riduzione del debito, ma anche per il calo della pressione fiscale». Niente sviluppo, niente calo delle tasse, è il monito.

Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, Ciampi, Giordano Dell'amore

Luoghi citati: Belgrado, Bruxelles, Dresda, Europa, Italia, Serbia, Stali Uniti, Stresa