L'eroe per caso nella leggenda

L'eroe per caso nella leggenda TRIONFO A CHARLESTON E' IL PRIMO NAVIGATORE NON FRANCESE AD AGGIUDICARSI LA REGATA SOLITARIA INTORNO AL MONDO L'eroe per caso nella leggenda Soldini super, centra anche il record reportage OH inviato a CHARLESTON ALLA fine, dal mare, è arrivato Godot. Ha impiegato 116 giorni, 20 ore, 7 minuti e 59 secondi ed è un tempo record per questa regata solitaria intorno al mondo che «Long John» Soldini è stato il primo non francese a vincere. E' arrivato in una notte finalmente ventosa, che l'ha sospinto verso l'approdo di Charleston, nel South Carolina. Traguardo tagliato all'una e 32 della notte tra venerdì e sabato, molo raggiunto due ore più tardi. Ad attenderlo, un'allegra combriccola di americani in gita con radioloni che trasmettono arie di Boccili, nicchieroni che aiutano a star caldi e allegri, sporte di simpatia per questo italiano che, da quando ha ripescato la Autissier, è diventato un piccolo eroe dei due mondi. Barba garibaldina, maglietta rossa ed eccolo lì, l'ex solitario, che zampetta felice sul ponte di «Fila», stappa champagne e rilascia interviste al mondo ritrovato. Scortato da una folla plaudente (italiani imbandierati, un doppio soprano in ampio decoltò, bambini lasciati venire a lui per toccarlo con mano) raggiunge il bar sopra il mare, siede con una birra in mano e, finalmente, si rilassa. Finito di saltare sul ponte, il grillo parla e, come da copione, cerca di esprimere saggezza e modestia, intercalando le frasi con una «psychorisata» ricorrente, identica a quella di Vince Vaughn nella parte di Norman Bates nel remake del thriller di Hitchcock. «Uè, scusate se ci ho messo tanto, alla fine: le ultime novecento miglia sono state da tagliarsi le vene. Ma la natura è così, ogni tanto ti prende per le orecchie e ti dice che hai sbagliato film. Niente drammi, ma una fatica, e i nervi, devi star lì a manovrare, dormi poco, ti stressi, ma ce l'ho fatta, và, anche col record. Non ci ho mai pensato: la prima tappa è stata un disastro, poi ho avuto problemi all'albero e sono andato di schiscio fino a Rio, dopo, bolinabolina e tutto si ò messo al meglio». Si interrompe perché deve tener fede a una scommessa: tagliare i baffi a Philippe, un francese che se li era giocati contro l'ipotesi di una sua vittoria. E gli va pure bene: appena sbarcato dopo una scorreria, Long John Silver, avo di Soldini, tagliò una gamba al francese Deval, che gli aveva sparato alle spalle durante l'arrembaggio. Ma Silver era un pirata, Soldini, per il mondo dei media, ha la medaglia da eroe, che cerca invano di staccarsi dal petto. «Mi scoccia anche, questa cosa che si parla più del salvataggio che della regata. Falsa tutto. Dov'è l'eroismo? Passavo di lì e ho dato un passaggio a un'amica. E' la legge del mare, solo che quelli di terra non la conoscono e ci hanno fatto su un gran casino. Quando ha telefonato Scalfaro, io e Isabelle ci siamo guardati e abbiamo detto: "Questi sono pazzi"». Lui, invece, per non impazzire come i suoi agiografi o come Norman Bates, si è attaccato al computer. «Stavo lì un'ora al giorno, collegato con Internet, chissà che bolletta. Ma, oh, quando becchi gli alisei, c'è una mazza da fare e devi passare il tempo. Andavo su una chat line usando il nome del mio cane, Ballas, e, dopo un po', ho sfidato gli altri a scoprire chi ero. Ci sono riusciti in dieci e i primi tre hanno vinto una giornata in barca, ma ci sono stati anche tanti che, quando gliel'ho detto, non ci hanno creduto: "Eh, sì, Soldini, ma figurati". Uè, sarò diventato troppo popolare, ma va bene, mi cambierà la vita? Spero di sì, e tanto anche. Sapete quale è il pericolo vero? Che dal '96 io ho vinto tutte le regate che ho fatto, tranne una che l'ho persa per quindici secondi. L'effetto è che se arrivo secondo, adesso, mi vanno tutti in paranoia. Invece può accadere e devi accettarlo. La vittoria più bella per me, a questo punto, sarebbe riuscire a non farmi ingabbiare, continuare a navigare perché mi fa piacere e il resto, chissenefrega». Il suo futuro è un po' meno solitario e un po' più veloce. Farà regate con l'equipaggio (in agosto, a Port Camarguc, insieme con la Autissier, autostoppista degli oceani). Salirà, se e quando le condizioni atmosferiche lo permetteranno, sullo «Stealth» che cercherà di conquistare il record nella traversata atlantica («Un po' di mare a chiodo, per vedere quali sono i limiti, me lo farei volentieri»). Ma adesso è tempo di tornare in Italia a godersi la vittoria. Lo aspettano nuovi sponsor generosi di manica ma ingordi di disponibilità; presentatori di talk show pronti a frugare nella sua anima; politici che gli proporranno una candidatura o gli chiederanno, almeno, ima dichiarazione di appoggio, malissimo che vada, una foto insieme, cazzando la randa, che è ormai sport di lotta e di governo. Sono correnti insidiose, che portano al largo, molto lontano da quel che si era. Vedremo se «Long John» Soldini sarà capace di farsi una «psycho-risata» alla faccia di tutti, navigare «e il resto chissenefrega» o si imbonaccerà, ingabbiato in questa figurina che lo vuole eroe per caso, vincitore per destino e testimonial per scelta. «Mi scoccia che si parli più di quando ho salvato la Autissier che della regata» «Quando Scalfaro ha chiamato per felicitarsi io e Isabelle ci siamo detti: questi sono pazzi» (fiCOMSAT diviciu.il in Any Sport 1 L'arrivo di Giovanni Soldini a Charleston, nel South Carolina A sinistra, la conferenza stampa Il traguardo è stato tagliato all'una e 32 della notte tra venerdì e sabato «Ora spero di riuscire a non farmi ingabbiare: vorrei continuare a navigare perché mi piace e il resto chissenefrega»

Luoghi citati: Charleston, Italia, Rio, South Carolina