E il Polo per non decidere tira in ballo Fazio e Amato

E il Polo per non decidere tira in ballo Fazio e Amato ^ALLIBRATÓRE E il Polo per non decidere tira in ballo Fazio e Amato Augusto Zinzolini QUI prò quo. Bisogna ricorrere al latino per capire com'è possibile che due persone si riuniscano per più di un'ora in una stanza, discutano, litighino e alla fine si salutino pensando di aver preso una decisione comune per poi accorgersi, di lì a qualche ora, di avere opinioni diverse. Era successo a Walter Veltroni e a Franco Marini la settimana scorsa e, puntualmente, i due non si sono intesi nemmeno ieri. «C'è un solo nome, la Jervolino - ha spiegato Marini ai suoi dopo l'incontro al Bottegone -. Ci siamo impegnati entrambi a tenere unita la maggioranza di fronte a qualche tentativo del Polo di metterci in fibrillazione. Se Berlusconi e Fini, per mettere in imbarazzo D'Alema, lanceranno Violante, noi andremo diritti sul candidato di maggioranza. Se lanceranno Mancino andremo avanti allo stesso modo. Se lanceranno Amato o Ciampi, pure. Forse mi sbaglio, ma mi pare di aver capito che alla fine i Ds sul nome della Jervolino ci staranno». Inutile dire che Veltroni è d'accordo su tutto, meno che su un particolare non certo insignificante: «Marini può tentare sulla Jervolino, noi gii daremo il pieno appoggio e la piena solidarietà, ma teniamo in campo anche il nome di Ciampi». E D'Alcma? 11 premier se ne sta defilato, come una sfinge. Non apre bocca e il suo silenzio non aiuta a decifrare Veltroni. Anzi, aumenta il nervosismo di Marini. Qui prò quo. «Berlusconi ha paura che io gli faccia uno scherzo? E chi ha detto che non glielo faccio? C'è ancora tempo...». Quasi ridacchiava l'altra mattina Gianfranco Fini nel tirare fuori questa battuta prima di prendere l'aereo per Milano. E, proprio a Milano, più o meno alla stessa ora il Cavaliere ripeteva un vecchio adagio, che gli è caro: «Ma dove va Fini da solo, senza di me?». Con questi sentimenti, i più adatti a creare un malinteso, i due si sono seduti ieri sera alla cena di Arco re. Fini a dire che il nuovo Presidente deve essere un bipolo rista convinto e deve favorire le riforme. Silvio Berlusconi a ripetere che con le riforme il nuovo Capo dello stato non c'entra granché. In queste condizioni, per restare uniti, non si può che stare fermi. Si può anche andare tutti insieme appassionatamente ad incontrare Veltroni, più perchè non ci si fida l'uno dell'altro, che non per dare un segnale di compattezza. La verità è che per restare unito il centrodestra risclùa di stare fermo. Anche le proposte di candidare Mario Fazio o Giuliano Amato sono modi per tergiversare, per non entrare nel merito dei nomi che sono veramente in ballo. Ed è esattameli te quello che teme l'altro invitato di ieri sera alla cena del Cavaliere, Picrferdinando Casini. «Noi dovremmo fare un nome - ha osservato prima di entrare nella villa di Arcore - per giocare d'anticipo sulla maggioranza. La Jervolino, Ciampi o un altro per cambiare del tutto i giochi. Solo che Berlusconi ha in testa Marini, mentre io e Fini no. Potremmo fare Mancino per creare lo scompiglio dall'altra parte, ma non so se Gianfranco lo vuole. Lui ha in testa Ciampi, mentre non vuole Amato che invece è il vero candidato di Silvio». Non c'è che dire. Per dare l'idea di un'intesa, tre persone che la pensano in questo modo non possono che ricorrere ad un qui prò quo. Possono decidere una strategia comuno, ma c'è il rischio che alla line ognuno la applichi a suo modo. E visto che con i qui prò quo non si fanno degli accordi veri, è molto probabile che alla fine non se ne faccia nessuno. Rimane da vedere se alla fine la maggioranza si ritroverà sulla Jervolino, per non umiliare i popolari e spingerli ad interpretare come un qui prò quo anche il patto sul governo D'Alema all'indomani delle elozioni europeo. O se, invece, si aprirà una grande confusione, con alleanze sotterranee tra questi e quelli: alla fine forse ci sarà un Presidente, magari eletto per caso con i voti più disparati, ma non ci saranno più né Poli, né maggioranze, né governo. Alla fine ci sarà un Presidente, forse eletto per caso con voti disparati ma non ci saranno più Poli, né governo

Luoghi citati: Arcore, Milano