Conflitto «puro»? E' meglio uno «sporco» compromesso
Conflitto «puro»? E' meglio uno «sporco» compromesso Conflitto «puro»? E' meglio uno «sporco» compromesso Pierluigi Battista SI capisce che è molto imbarazzante dover trattare con il diavolo in persona, ma è auspicabile che le effervescenze della «guerra etica» e della punizione internazionale del «nuovo Hitler» Slobodan Milosevic cedano il passo a quel minino di realismo politico che consentirebbe di chiudere la guerra guerreggiata in modo meno febbrile di quello che ha accompagnato la sua apertura. Lo scrittore Podrag Matvejevic, interpellato assieme ad altri intelettuali su Reset, si dice costernato dal fatto che si consideri «un interlocutore affidabile» Milosevic. «Affidabile» certamente no. Ma necessario senz'altro si. Sempre che non si voglia accantonare l'obiettivo prioritario della protezione dei koso vari inermi e invece formalmente aprire la campagna di annientamento di un uomo e di un regime: ma allora i fautori dell'«intervento umanitario», i sostenitori del nuovo «internazionalismo» armato, i custodi della sacralità dei diritti umani conculcati sarebbero quanto meno costretti a modificare radicalmente lessico e retorica, a riformulare obiettivi e priorità, ad abbandonare le altezze sublimi dell'Umanitario e scendere nell'impurità e nell'imperfezione del Politico. Perciò ha ragione il giurista Luigi Ferrajoli, sempre su Reset, a considerare semplicemente «insensata» l'idea di non accettare Milosevic come controparte. Ma se l'ultima insensatezza non fosse che l'epilogo di una «insensata» e prolungata ricostruzione della storia balcanica come irruzione del Male sotto le sembianze di Slobo Milosevic (e signora)? E neturalmente non c'è che da sperare nell'eventualità che la riapertura seppur embrionale di una dimensione negoziale possa indurre una nuova sobrietà nello stile dei discorsi con cui gli intellettuali «interventisti» hanno commentato la guerra Nato in Kosovo. Una guerra che proprio in un'intervista alla Stampa un maestro come George Steiner ha definito senza esitazioni «altruista». Ma se la pace dovesse sortire da un compromesso che per forza di cose macchierebbe la limpida purezza di una vittoria «totale», vorrà dire forse che la guerra «altruista» si concluderebbe in modo «egoista»? E un compromesso frutto di un negoziato con l'ex demonio di Belgrado confermerebbe o no ciò che il teorico della «terza via» blairiana, Anthony Giddens, ha detto in un'intervista a Riccardo Chiaberge del Corriere della Sera: «ci devono essere delle condizioni in cui la sovranità nazionale può essere legalmente sfidata, e anche affrontata militarmente». «Legalmente», afferma Giddens. Ma se la guerra «etica» ha avuto come nemico, come scrive Enzo Siciliano su Repubblica, «una scaglia di medioevo impazzito», la questione della «legalità» dell'intervento diventa drammaticamente insignificante. Meglio, decisamente meglio, la legge «imperfetta» che il perfettismo etico.
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