L'ipocrita crociata di Mister Blair

L'ipocrita crociata di Mister Blair L'ipocrita crociata di Mister Blair Harold Pinter LA guerra della Nato è un'azione da banditi, commessa senza un serio esame delle conseguenze, confusa, malpensata, malcalcolata, un atto di deplorabile machisrno. Eppure, secondo i sondaggi d'o- EinJone, la maggior parte dei ritannici appoggia questa guerra, ritenendo die abbiamo il dovere morale di intervenire e l'autorità morale di farlo. Che cos'ò l'autorità morale? Da dove viene? Come la si ottiene? Chi la conferisce? Come si convincono gli altri che ce l'abbiamo? Non ne hai bisogno. Hai il potere. Le bombe e il potere. La tua autorità morale è quella. Fino a quando l'Occidente non cominciò a negoziare con l'esercito per la liberazione del Kosovo, conferendo così autorità morale alla sua rivolta, il numero dei morti di violenza politica in Kosovo era inferiore a quello nel Nord Irlanda nel decennio precedente. Pensateci bene. La popolazione e i media britannici hanno accettato 40 giorr ni di bombardamenti in questa, che è la più grande conflagrazione dalla Seconda Guerra Mondiale, senza porsi, curiosamente, troppe domande. Le immagini della reale e orribile situazione degli albanesi del Kosovo producono uno slancio emotivo che ci fa sentire legitti¬ mati a intervenire e nel quale collette per il Kosovo e appoggio alle bombe si equivalgono moralmente. ' Ai politici, ai consiglieri e ai comandanti Nato non vengono fatte abbastanza domande su che cosa sapevano. Loro sapevano che, quando fossero iniziati i'bombardamenti, sarebbe stata probabile un'immediata e imponente pulizia etnica da parte dei paramilitari serbi, come parte di un'operazione pianificata. I servizi segreti mostravano che la pulizia etnica stava arrivando, ma i leader della Nato sostengono di non averne immaginato le dimensioni. Non avevano però bisogno di satelliti spia per sapere che già lo scorso ottobre, quando per la prima volta la Nato minacciò di bombardare la Serbia, Vojuslav Seselj, l'odioso vicepresidente e sospetto criminale di guerra, aveva dichiarato in parlamento che, quando fosse caduta la prima bomba Nato, «tutti gli albanesi sarebbero scomparsi dal Kosovo». Contrariamente alle accuse correnti, il presidente Milosevic non è un tiranno onnipotente. E' riuscito a restare al potere, dopo aver perso l'appoggio elettorale popolare, solo facendo un patto con gli uomini duri dell'opposizione, come Seselj. Ripulire il Kosovo nel caso di un attacco Nato probabilmente era il prezzo del patto con Seselj. Nessuno contesta che gli albanesi del Kosovo siano stati brutalmente espulsi. Eppure chi ha chiesto se le bombe sono state lanciate responsabilmente (se mai le bombe possono essere lanciate responsabilmente)? La Nato ha scaricato la responsabilità dell'esodo esclusivamente sui serbi e si è comportata in maniera cinica con la verità. Una descrizione dei serbi fondamentalmente sbagliata ha dato origine alla loro demonizzazione. E' tempo di smascherare le ripetute distorsioni, la disinformazione e la pura ignoranza diffuse da questo governo per costruire un appoggio popolare alla guerra. I ministri hanno dato l'impressione che la «colpa» delle bombe che piovevano sui serbi fosse degli stessi serbi, perché appoggiavano Milosevic. Eppure nelle ultime elezioni, nell'autunno 1996, Milosevic era stato sconfitto! Lo stupido bombardamento Nato della popolazione, in contrasto con gli obiettivi militari dichiarati, ha avuto la conseguenza di infuriarla e soffocare l'opposizione cosicché Milosevic ha rafforzato la sua presa sul potere, che prima era assai debole. Il mantra del governo britannico è: «Noi diciamo la verità. Loro mentono». E invece ci hanno raccontato frottole, ci hanno manipolato, hanno continuato a dirci che questa era una replica dell'Olocausto e che Milosevic è Adolf Hitler. Ma i treni sui quali i kosovari sono stati caricati a forza non portavano alle camere a gas bensì in Macedonia. Non riesco a vedere come si possa paragonare la «pulizia etnica», che e essenzialmente l'espulsione di un popolo da una data area, con lo sterminio di una razza. Ci sia concesso provare alcune delle menzogne di noi inglesi, come quella dello scorso 12 aprile, quando venne promesso per iscritto alla Federazione internazionale dei giornalisti che la televisione jugoslava non sarebbe stata bombardata. Dieci giorni più tardi lo è stata, e sono morte oltre venti persone. «Tolleranza per la brutalità» ricordatevi questa frase, ricordatela se questo conflitto peggiorerà, ricordatela se durerà mesi o anni. Il tollerante Tony Blair ha minimizzato le morti, non ha avuto nemmeno una parola di rincrescimento. Qualunque cosa si possa dire sul brutto lavoro della Radiotelevisione serba, la Convenzione di Ginevra dichiara in maniera inequivocabile che soltanto i civili direttamente coinvolti nelle ostilità possono essere uccisi. La truccatrice che è stata uccisa teneva in pugno un portacipria, non un Kalashnikov. Giustamente abbiamo condannato l'uccisione del giornalista Slavko Curuvija, che scriveva cose che non piacevano a Milosevic. Ma la Nato ha ucciso i lavoratori dei media di Belgrado perché dicevano cose che non le piacevano. Il punto non è che i paramilitari serbi hanno commesso molti più delitti. Ignorando le Nazioni Unite e tutte le abituali direttive della legge internazionale, le «19 nazioni democratiche» (come la Nato erroneamente si autoproclama) possono rivendicare l'autorità morale a intervenire per motivi umanitari solo se le loro credenziali sono impeccabili. Se si inizia una guerra, è una buona idea avere un motivo per farla. I nostri media accettano ogni diverso pronunciamento sul «perché bombardiamo» con indolente serenità. Inizialmente i nostri bombardieri partivano per «prevenire una catastrofe umanitaria» e appoggiare gli accordi di Rambouiiiet. Quando la catastrofe umanitaria puntualmente arrivò, Rambouiiiet venne messo da parte attribuendone la colpa a Milosevic. Sarebbe divertente, se non fosse deprimente, percorrere a ritroso il mutare delle posizioni su quale forza di pace vogliamo. Mentre i missili da crociera continuavano a esplodere inutilmente, Robin Cook, ministro della Difesa, iniziò a ventilare l'ipotesi di una forza Nato o «guidata dalla Nato». Poi, quando la diplomazia russa si mosse nella direzione di una forza di pace veramente internazionale, questa prospettiva fu debitamente respinta. Si tratta allora di riportare a casa gli albanesi del Kosovo? Nessuna guerra aerea ha mai funzionato senza un assalto di terra né - se mai rimanesse qualcosa del Kosovo dopo una guerra terrestre - un protettorato Nato avrebbe qualche probabilità di aiutare gli albanesi del Kosovo a ritornare a casa. Nella vicina Bosnia, nonostante la presenza di decine di migliaia di soldati Nato, soltanto 78 mila del milione e duecentomila profughi hanno potuto far ritorno alle loro case. Questi sono i fatti sui quali dobbiamo riflettere. Così arriveremo a capire che Tony Blair ci sta conducendo in una ipocrita crociata che, sotto una luccicante copertura morale, ha il vuoto. Se non vogliamo peccare di ipocrisia combattendo soltanto Milosevic, rischiamo uno stato permanente di guerra globale. Blair e Clinton dovranno continuare, come pescecani umanitari, a nuotare e inghiottire i pesci piccoli e cattivi dove e quando decidono loro. Ma nessun pesce grosso come la Turchia o la Cina, per favore) Perché in quel caso dovremmo veramente cominciare a guardare in casa nostra. * Commediografo Copyright Harold Pinter-Stuart Urban 1999