A Belgrado si apre il fronte cinese

A Belgrado si apre il fronte cinese 1.TÌMO E8R< A Belgrado si apre il fronte cinese Pechino: tre i missili sull'ambasciata, ma quale sbaglio? reportage inviato a BELGRADO R L signor Pan. Xuan Lien, I l'ambasciatore cinese, è riH masto con i pantaloni del pigiama azzurro. Con scale e corde i pompieri di Belgrado sono appena entrati dal quarto piano. «Ma come? Ci avevano garantito che qui eravamo al sicuro, anche i nostri giornalisti avevano lasciato gli alberghi e dormivano quii». Shao Yun Huan dell'agenzia «Nuova Cina» e Xu Xinhu del «Guangming Daily» venerdì pomeriggio erano venuti .fino a Nis, a vedere l'ultimo bombardamento di civili. «Meglio non stare più negli alberghi. Sapete, non c'è mai da fidarsi della mira della Nato», diceva la piccola Shao dalla giacca a vento troppo grande. Xu era con la moglie Zhu Yin e raccontava contento la loro nuova camera al terzo piano: «C'è un grosso generatore, finalmente non abbiamo più problemi con la luce e Zhu può trasmettere le foto al giornale». Alle 21,20 la luce è sparita, a mezzanotte i missili sull'ambasciata. Alle 4 del mattino i pompieri di Belgrado escono con Shao, Xu e la moglie. Morti. In una notte di buio e bombe, con un vento caldo che porta sulla città una polvere nera e appiccicosa, l'ambasciatore raduna là piccola colonia cinese dell'ambasciata. Erano in 30. Tre sono morti, l'addetto militare è moribondo, altri due sono dispersi. Si mette davanti al fanale acceso di un'autobotte. «Questo non può essere l'errore di un pilota, questo è un attacco voluto. Attorno non c'è nessun obiettivo stratègico». Se 500 mètri significano essere «attorno»; c'è l'Hotel Jugoslavija che ■ttf fcà'ptfaltórrfei^iar^il Comandante delle Tigri, le squadre speciali di tagliagole. Un missile l'ha sfiorato a mèzzenotte, un altro l'ha colpito alle due. Arkan arriva con-là sua jeep blindata e si sfoga nell'italiano ohe ha imparato ih un anno nel carcere milanese di San Vittore. «Questo non poteva essere un obiettivo, qui da due mesi non c'era più mente, tutto chiuso, anche il mio Casino». Un missile ha centrato la palazzina del personale. Il guardiano dormiva a pianterreno. Morto/ Le tv diranno che è stata la notte peggiore, e questa volta è proprio vero. Missili nella Novi Beograd lungo il Danubio e missili stilila città vecchia, in quel, chilometro di strada che è la Kneza Milosa, la via dei ministeri e delle ambasciate. I vetri di quella italiana vanno in pezzi. I ministeri dell'Interno, della Difesa, il Palazzo del Governo, il Comando Generale dell'Armata si prendono missili che sventrano i tetti e le facciate. Missili Che fanno tremare tutta Belgrado a arrivano a segno senza un cenno di contraerea. Al mattino Kneza Milosa è sbarrata, non c'è finestra intatta, i pompieri sono ancora al lavoro e i palazzi fumano. Nel suo bunker Slobodan Milosevic sta preparando la reazione, l'ultima sfida alla Nato che lo accusa di manovre militari in Kosovo. «Ad eccezione dei bombardamenti di giorno e di notte da parte della Nato e dell'attività della nostra'difesa aerea - farà sapere - sul territorio della Jugoslavia, incluso il Kosovo, non c'è alcuna attività militare». E' la Nato che attacca, che ammazza i civili, che bombarda l'ambasciata di Cina. Milosevic dice che l'Armata è ferma - si limita a rispondere con quel poco di contraerea che rimane dall'I 1 aprile giorno della Pasqua ortodossa e della «tregua unilaterale». Quando l'agenzia di stampa Tanjug riporta le parole di Milosevic il centro di Belgrado è attraversato da un corteo di cinesi. In città ce ne saranno almeno quattromila, tutti piccoli commercianti di cianfrusaglie. Sfilano con bandiere rosse, pugni chiusi, cartelli e slogan: «Nato, smettila di dare cocaina ai tuoi piloti!», «America, Tigre di Carta, smettila di bere!» China Tv riprende e l'inviato Zhang Dali racconta la sua notte: «Ero in ambasciata anch'io, come tutti. Pensavamo di essere al sicuro. Ho sentito Solana dire che è stato un errore, ma non ci credo. Un missile può essere uno sbaglio, tre no». Zhang Dali tanti ne ha contati. «Questi sono missili Nato contro di noi e contro la pace». All'ambasciata di Cina sono rimaste le antenne sul tetto e le tegole laccate di verde dell'ingresso. Alle cinque del mattino i dipendenti hanno issato la bandiera rossa sul pennone, poi si sono trasferiti all'Intcrconti- nental Hotel, l'alba passata sui divani della hall con una bottiglia di minerale e un pacco di biscotti a testa. Vietato parlare. Alle quattro del pomeriggio l'ambasciatore Lien ha trovato un vestito grigio e abbraccia Serghiei Shoigu, il ministro russo delle «Situazioni di emergenza». Shoigu è l'ultimo ad aver incontrato Milosevic, nel pomeriggio, e anticipa un comunicato del governo: «Il Consiglio di Sicurezza dell'Orni deve Eronunciarsi per la fine dei ombardamenti, solo così potranno esserere evitati questi crimini». Ma la Nato ha detto che non è cambiato niente, continueranno a colpire. E ieri ha colpito anche quattro giornalisti romeni al seguito ai una missione umanitaria, feriti durante un bombardamento contro la strada tra Belgrado e Nis. Tre morti e 2 dispersi Milosevic: non svolgiamo alcuna attività militare In un altro attacco della Nato feriti 4 giornalisti romeni Un dipendente dell'ambasciata cinese ferito nel bombardamento e, nella foto piccola, Arkan il capo delle «Tigri»