YUHUA, LA CINA CHE VAMPIRO

YUHUA, LA CINA CHE VAMPIRO YUHUA, LA CINA CHE VAMPIRO CRONACHE DI UN VENDITORE DI SANGUE Yu Hua Einaudi pp. 244 L. 24.000 A prima volta che Xu Sanguan vende il sangue è per sposarsi. Siamo nei primi anni della Repubblica Popolare Cinese (1949) e la vita non è facile: vendendo il sangue all'ospedale si ricevono trentacinque yuan, il compenso di sei mesi di lavoro nei campi, che consente di costruire una casa o di prendere moglie. Xu Sanguan è figlio di contadini inurbati. Rimasto orfano di padre e abbandonato dalla madre, è diventato un operaio che trasporta i bachi nella fabbrica di seta della città: con un abbondante pranzo accompagnato da varie leccornie ha conquistato Xu Yulan, figlia unica, chiamata la Venere delle frittelle per la sua avvenenza non priva di civetteria, che lavora in un ristorantino per le colazioni del mattino. Entrambi di cognome sono Xu e per la famiglia di lei la stirpe è assicurata. In cinque anni nascono tre figli maschi e Xu Sanguan è Entrambi di cognome sono Xu assicurata. In cinque anni nasconotalmente felice da chiamare i bambini: Felice Uno, Felice Due e Felice Tre. Con il passare del tempo però si rende conto che il primogenito non gli assomiglia affatto, finché non scopre che Felice Uno è figlio di un pretendente di Xu Yulan che o ha preceduto e che lui ha soppiantato. Incomincia l'odissea dela famiglia Xu che è l'argomento delle Cronache di un venditore di sangue (traduzione di Maria Rita Masci) di Yu Hua, l'ex dentista diventato scrittore, noto in Italia per i romanzi Vivere! (Superpremio Grinzane Cavour per la narrativa straniera 1998) e L'eco della pioggia, entrambi usciti da Donzelli, e per l'antologia di racconti Torture, pubblicata da Einaudi. Per quasi mezzo secolo si vive in casa Xu: sono anni scanditi dall'alternarsi di fame, malattie e riprese, vicissitudini costellate da mugugni e dissapori, da rivalità e gelosie, da tradimenti e rappacificazioni, con frequenti variazioni emotive nell'incalzare dei fatti. Alle disgrazie private si sommano quelle collettive: negli Anni Cinquanta, i rovesci economici seguiti ai fallimenti del Grande Balzo e delle Comuni; nei decenni successivi, le inondazioni e le carestie, i disastri della Rivoluzione culturale, i processi pubblici, i forzati rinvìi degli studenti nelle campagne per essere rieducati. Eppure non sono tristi queste Cronache: sono tragicomiche e soprattutto emblematiche. L'assurdo quotidiano è descritto con grande efficacia espressiva e con un ironia esplicita e graffiante. L'andare e il tornare continui di Felice Uno tra le due famiglie, sempre respinto, o Felice Uno sul tetto per richiamare l'anima del padre naturale in coma e la definitiva accettazione da chi l'ha allevato sono frutto di una divertita amarezza. Magistralmente Yu Hua trasferisce sulla pagina la contraddittorietà della vita restringendone la complessità intorno ai bisogni primari: mangiare, vestirsi, proteggersi, riprodursi. Al¬ la riduzione all'osso della storia, privata e collettiva, sul versante dei contenuti, corrisponde una scrittura essenziale e incisiva sul piano dello stile: frasi lapidarie, immagini vivide, personaggi scolpiti. Nei racconti di Tortuie Yu Hua usa il bisturi del laboratorio di anatomia, nelle Cronache adotta pennello e scalpello. Ogni volta che Xu Sanguan ha bisogno di soldi si presenta in ospedale: fino al parossistico crescendo finale della vendita del sangue in diverse città, causa la malattia di Felice Uno, ma a rischio della propria vita. L'assurdità raggiunge i culmini nei periodi delle crisi sociali, con sequenze emotivamente coinvolgenti. Durante la carestia gli Xu mangiano solo minestra di granoturco. Una sera la madre prepara una minestra più densa: ci ha messo dello zucchero perché è il compleanno di papà. La fame perdura e, a letto, Xu Sanguan, per festeggiare, cucina a parole e finge di servire i piatti che tutti preferiscono. Durante la Rivoluzione culturale un dazibao denuncia Xu Yulan come prostituta: al pubblico ludibrio segue un'autocritica in casa. Per i due coniugi è il momento della verità, davanti ai figli... Pagine tra le più convincenti su quel drammatico periodo in Cina. Le situazioni difficili si sanano in modo naturale, merito del cielo o del destino o del tempo, a seconda dei punti di vista. Bisogna pur «vivere»! E' commovente Xu Sanguan nella chiusa, quando, sessantenne, vorrebbe vendere il sangue almeno una volta per se stesso: per il fegato di maiale saltato e il vino di miglio al Vittoria. Anche se la realtà è dura. Un credo quasi religioso e una fiducia nelle capacità di adattamento degli uomini alle traversie della vita percorrono questo romanzo agile, maturo, perfetto. Angelo 2. Gatti

Persone citate: Donzelli, Einaudi, Maria Rita

Luoghi citati: Cina, Grinzane Cavour, Italia