NELL'ALBERGO DEL DISAMORE
NELL'ALBERGO DEL DISAMORE NELL'ALBERGO DEL DISAMORE L'ALBERGO DELLE DONNE TRISTI Marcela Serrano Feltrinelli pp. 274 L. 29.000 N tempo, dice la leggenda, le donne del popolo yagàn comandavano sugli uomini perché avevano inventato strani giochi che poi trasformarono in una vera e propria cerimonia: la cerimonia di Kloketen. Era semplice, si disegnavano il volto di molti colori mascherandosi così da spiriti, e con queste apparizioni terrorizzavano gli uomini. Un giorno il Sole, sposato alla Luna, scoprì l'inganno e lo rivelò agli uomini che massacrarono tutte le donne tranne le più giovani e le soggiogarono imitando a loro volta il gioco degli spiriti maligni. Ma questa è una leggenda, ragione di studio e passione per gli storici che riempiono il loro tempo riscattando ciò che di vivo resta dei morti (anche di quelli mai esistiti), che vivono la Storia come «l'unico modo per ridare vita a un passato estinto». Floreana lo sa storici che riempiono il loro tempdei morti (anche di quelli mai e«l'unico modo per ridare vita a uche è una leggenda, lo sa perché di mestiere studia la Storia del Cile, e di questo si è colmata la vita, del «sogno eterno» che allontana dal reale, che protegge chi vi si abbandona. Ma la vita è prepotente anche con chi cerca di evitarla, a nessuno risparmia i suoi morsi, e tra le tante ferite ce ne sono alcune che fanno molta fatica a rimarginarsi. Quando arriva nell'Albergo Floreana si accorge che «si era completamente dimenticata del cielo». L'Albergo è fuori del mondo, in una piccola isola dell'arcipelago di Chiloé, e lo gestisce una psichiatra, I-Mona, una donna straordinaria che ha deciso di mettere la propria forza al servizio delle donne indebilite, di quelle che, raggiunta una certa autonomia, sono rimaste a metà strada tra l'amore romantico e lo spaesamento, ritrovandosi sposate con il disamore. Sono donne professionalmente appagate le ospiti dell'Albergo, ma proprio per questa ragione «anche le più tristi». Non sono mai più di una ventina e si susseguono a ritmi di qualche mese, il tempo di rimettere insieme almeno qualche pezzo di queste vite in dissesto. L'Albergo delle donne tristi di Marcela Serrano, è un bel romanzo a presa diretta sul dolore, dove le donne sentimentalmente ferite si ritrovano a raccontare senza pudore le loro sconfitte. Grandi incassatrici le donne, avessero la forza fisica sul ring farebbero furore, ma proprio perché sanno incassare arriva un momento che davvero hanno fatto il pieno, e senza mai ricordarsi, almeno ogni tanto, di svuotarsi un po'. E così questa loro abilità si trasforma in un vero sfacelo: nella grande fabbrica dei rancori. Floreana ne è talmente invasa che ha deciso di votarsi alla castità, dunque alla castrazione, perché niente cedimento dei sensi uguale niente dolore. Nell'Albergo i segmenti di altre vite si attaccano sulla pelle di chi ascolta, è così che si realizzavano le proprie sofferenze. Al pronto soccorso ci arrivano le donne che piangono di dolore perché all'improvviso e misteriosamente non riescono più a muoversi, agli uomini questo non succede, quando non riescono a muoversi è per una distorsione muscolare, solo alle donne tutti i nodi che non vogliono affrontare si accumulano sulla spina dorsale. Tona, Angelita, Costanza e molte altre, stanno lì, nell'Albergo, a raccontarsi tutti i mali subiti, e qualche volta pure a riderne, disperatamente. Floreana, la casta malgré elle, le ascolta, ma dentro i suoi visceri tremano al pensiero del medico dell'isola, Flaviàn, che come lei fugge dal dolore dei sentimenti e si è rifugiato lì per seppellire i suoi ricordi tristi. Sarà proprio dall'incontro di queste due chiusure alla vita che si aprirà una porta sulla sopravvivenza, perché la via è comunque prepotente, perché la solitudine non impregna di odore nessuna casa, e perché nella vita, almeno una volta, «bisogna compiere un'azione perfetta». A Floreana che più di ogni altra cosa vuole sapere dove sono le sue radici l'Albergo insegna che il luogo al quale apparteniamo si trova «tra la dimora del corpo e la casa dell'anima», in questa bella fusione, e che quando i morti piangono non è perché cominciano a riprendersi, come dice il corvo, ma perché, come sostiene il gufo, «non vogliono essere morti». Romana Petri
Persone citate: Delle Donne, Marcela Serrano, Romana Petri, Tona
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