ILPIONIERE GIO' MAGNASCO VERSO LA FINE DEL MUNDO di Ernesto Franco
ILPIONIERE GIO' MAGNASCO VERSO LA FINE DEL MUNDO ILPIONIERE GIO' MAGNASCO VERSO LA FINE DEL MUNDO VITE SENZA FINE Ernesto Franco Einaudi pp 101 L 16.000 I sono domandato spesso quali fossero i pensieri del mio bisnonno materno il giorno che si imbarcò, giovanissimo, solo, alla volta di Iquique, oggi porto franco cileno allora città del salnitro, peruviana; che effetto facessero a un ragazzo ligure intorno al 1870 quell'arido altrove di montagne di sabbia a strapiombo sull'oceano e quei deserti di sale; e se nella lontananza il suo saldo cuore di pioniere tremasse. Ho avuto una risposta oggi, leggendo questo secondo romanzo del meno «psicologico» dei nostri scrittori, il genovese Ernesto Franco. Il suo protagonista, Gio Magnasco, partendo per il «fin del mundo» non pensa che al piano che lo attende e non vive che per la sua stessa esecuzione: la lontananza, il luogo, la maestà dei mari e dei deserti non contano quasi Il suo protagonista, Gio Mamundo» non pensa che al piano sua stessa esecuzione: la lontandei deserti non contano quasi nulla. Come (forse) quello del mio bisnonno, così l'andare verso la meta di Gio Magnasco non è «poetico», né trasognato; il suo pasjo nel mondo - anche quando si tratti dell'«altro» mondo - è fermo, cauto, fidente; il suo corredo «filosofico» e il suo genio delle connessioni, delle giunture, dei nodi, lo se¬ guono ovunque, lui «uomo di nessun libro». «Cartavetro, bilancini porcellana ovali novanta, bulloni e dadi, viti a legno, grilletti gelosie... savoiarde, martellini, nodi esempio cinque, viti senza fine...»: da questi fondamenti meccanici - rimanenze irrisorie che diventeranno rotaie n cerchio chiuso sotto chiglia, ferrovie, navi - Gio Magnasco trae il suo plausibile, ineccepibile sistema morale e interpretativo. La psiche per lui non è che il luogo di un'elaborazione teorica, una tortuosa e privilegiata via d'accesso alla natura in sé. Anche l'amore, questa cosa «lontana» dai liguri, è il risultato, l'effetto carnale di un'idea del mondo e anche di una logica e di una tecnica più forti di qualsiasi psiche: «A poco a poco uno squarcio di bianco si fa avanti in tutta quell'ombra di stoffa. I bottoni di Marta sono piccoli... trentasette, costruiti apposta per quelle asole ovali». Come ogni altro evento decisivo, l'amore impossibile per la bellissima figlia dell'armatore Perrone è ali incrocio di noto e ignoto, ordine (serici bottoni come bulloni delle traversine) e caos, ragione e natura. Uomo senza inconscio, senza profondità né legami con il magma dell'io, Gio Magnasco è pura tecnica di fronte al mistero. E' l'ultimo d'una galleria di contemplatori attivi il cui antecedente più prossimo è Palomar di Calvino e che oggi si sono quasi estinti nel minimalismo apocalittico, nella contraffazione grandguignolesca del romanzo psicologico, nel «raccontare» e «riraccontare» immuni dai virus del «pensare». Con tutte le sue strane idee ma in effetti già illuministiche: il mondo è migliorabile nella sua bellezza e nel suo significato dalle «connessioni» della scienza -, con tutto il suo gusto della complessità, Gio Magnasco e un personaggio assolutamente moderno. Il voltar pagina, il non pensarci su, magari nei boschetti di un'Arcadia next-age, non fa per lui. Quando è in viaggio sull'immenso vapore, e avverte una «piccolissima vibrazione da poppa a prua, lunga come la nave», l'universo stesso si concentra in quella vibrazione. Quando per la prima volta progetta un parco, una specie di giardino di Armida per il suo armatore, e si guarda intorno, non fa che ripetersi: «Ci sono terra, ulivi, fiori addirittura, ma non un pensiero che li leghi». Libro narrativamente molto felice. Vite senza fine è «sorprendente» perché riconsidera, con strumenti nuovissimi, un'alta credenza moderna: che esista una frontiera dove si incontrano lo stato eternamente selvaggio e l'opera dell'uomo, la terra modificata, le simmetrie imposte: uno sforzo «la cui legge evidente - diceva Valéry - è finalità, economia, appropriazione, previsione, speranza». Giorgio Picara
Persone citate: Calvino, Ernesto Franco, Gio Magnasco, Gio Mamundo, Giorgio Picara, Perrone
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