ORFEO ED EURIDICE ROCK NELL'INDIA CAPOVOLTA DI RUSHDIE

ORFEO ED EURIDICE ROCK NELL'INDIA CAPOVOLTA DI RUSHDIE ORFEO ED EURIDICE ROCK NELL'INDIA CAPOVOLTA DI RUSHDIE Uno stile sovraccarico che cambia pelle come un serpente N nuovo romanzo di Salman Rushdie costituisce inevitabilmente un avvenimento, sia per la statura dello scrittore, sia per la vicenda ormai persino fantasmatica della minaccia di morte che gli aleggia intorno e che, al di là della follia liberticida e della nostra solidarietà (fui tra i primi ad esprimerla in Italia sulla prima pagina di questo giornale), viene sfruttata anche sul piano commercialo, con dichiarato fastidio dello stesso interessato. Di fronte a ha terra sotto i suoi piedi, uscito contemporaneamente in tutto l'universo mondo, lasciamo perdere il secondo aspetto e parliamo soltanto di letteratura. Rushdie è scrittore torrentizio, e anche questa volta supera il traguardo delle cinquecento pagine in Inglese, che diventano settecento nella fenomenalmente creativa e impeccabile traduzione di Vincenzo Mantovani. L'universo mondo cui alludevo scherzosamente prima si trova, in effetti, ll'it dl o mondo cui alludevo scherzosameall'interno del romanzo, spaziando dall'India all'Europa, alle Americhe, in una sarabanda, in una sinfonia se teniamo conto dell'importanza centrale della musica nel libro che intreccia, o se volete emulsiona, Oriente e Occidente. I tre protagonisti chiave, la celebrata cantante rock Vina Apsara, il musicista Ormus Cama, amante, marito compagno, ispiratore, e il fotografo Rai Merchant, personaggio narratore, sono infatti indiani di Bombay entrati, a somiglianza di Rushdie, nel territorio della cosiddetta diaspora. L'India lasciata alle loro spalle rimane memoria presente, matrice adolescenziale, mito in certo senso interstiziale, in particolare quello classico di Kama e di Rati, il Dio dell'amore e la moglie, ma nella sostanza Rushdie costruisco esplicitamente il romanzo su un mito occidentale, quello di Orfeo e di Euridice. In una prospettiva astutamente rovesciata, Vina muore nelle pagine iniziali del libro, inghiottita da un catastrofico terremoto in Messico, il giorno di San Valentino del 1989. Il suo amico fotografo, e a un tempo amante, è testimone della tragedia, della terra che davvero si apre sotto i piedi di Vina; il suo occhio esperto osserva l'evento e si trasforma poi in parola per raccontarlo, momento fondamentale per chi, come lui, si definisce «a metà tra il voyeur e il testimone, tra l'artista e la canaglia», poiché «una fotografia è una decisione morale presa in un ottavo di secondo, o in un sedicesimo, o in un centovontottesimo». Così, come nel mito e nelle sue infinite reinvenzioni, prima fra tutte, e appropriatamente, l'opera di Gluck qui richiamata, Orfeo non riesco a salvare Euridice dagli Inferi di un mondo contemporaneo in cui il mito viene replicato, stavolta mondo caotico, instabile, sospeso tra la vita e la morte, come Rushdie, paradigmaticamente, non cessa di spiegarci dall'inizio alla fine. In un'opera pervasa di amore e di eros, ma anche costellata di morti violente, private e pubbliche (i Kennedy), non meraviglia che, per mezzo di una struttura narrativa chiaramente simmetrica, anche Ormus finisca tragicamente, ucciso dai colpi di rivoltella di una donna misteriosa, scomparsa senza lasciare tracce dopo il delitto, e che potrebbe essere la reincarnazione stessa di Vina Euridice. Perché i tre personaggi risolutivi espatriano, come Rushdie <!, va aggiunto, come Milan Kundera, cui il romanzo («a Milan») è dedicato? Ancora: perché Orfeo e Euridice trovano nel rock la loro nuova identità, la loro più congeniale forma espressiva e esistenziale, il loro trionfo e la loro dannazione? Alla prima domanda risponde Rai, con un gioco di parole intraducibile tra Bombay e Wombay (l'inglese womb, utero): «Volai via per permettermi di nascere». Paradossalmente ma non troppo, in una prospettiva rovesciata, per i tre giovani l'Occidente rappresenta l'esotico. Addirittura trasferendosi in America dall'Inghilterra, essi ripercorrono il viaggio dei Puritani del Seicento, divenendo i «Figli Pellegrini». Ed ecco la risposta alla seconda domanda: il rock, e la sua celebrazione, lo show, paradiso e inferno, fittizia e reale, riproducono il mondo frantumato, lo specchio incrinato in cui si osserva il protagonista; liberano l'immaginazione, aprono la strada all'«amore onnipotente», alla beatitudine, e forse alla felicità. (Fingiamo di ignorare lo sfruttamento mercantile, il disco di Bono degli U2 uscito insieme al libro). Alla fine, però, sopravviene la morte, Orfeo dopo Euridice, alla quale egli non vuole soppravvivere. Ma, Rai, nella chiusa del romanzo, rivendica il trionfo della vita: i due amanti «nella vita reale sono li che continuano a cantare». Vivi, grazie alla magia della parola, e lui, ben vivo per raccontare, come lo Ishmael di Moby Dick. Ancora una volta, Rushdie costruisce la sua imponente macchina narrativa su rapidi montaggi, su riflessioni, soprattutto su digressioni, secondo uno dei suoi modelli riconosciuti, lo Sterne del settecentesco Tristram Shandy; si abbandona alle volute di uno stile sovraccarico che, per usare una delle sue immagini, cambia pelle come un seqiente. Il catalogo delle citazioni spazia da Vico a Montherlant, senza contare le allusioni. Una, non a caso, è Lawrence Durrell; la morte di Ormus rimanda all'uccisione di John Lennon e all'ultima scena di Nashvilledi Altman. Si rinnova il gioco persino cinico, la travolgente affabulazione, e non stupiscono le recensioni laudative e le stroncature di questo romanzo. Per dirla con il Laforgue caro a T. S. Eliot, mélange adultere de tout. Claudio Gorlier Trv protagonisti : la cantante l'ina, il musicista Ormus (amante, marito compagno, ispiratore) e il fotografo Hai Merchant, personaggio, narratore LA TERRA SOTTO I SUOI PIEDI Salman Rushdie Mondadori l>l>. 640 L. 35.000 Sopra: Bono in concerto con gli U2. Alla star del rock Salman Rushdie (a sinistra) ha dedicato «La terra sotto i suoi piedi» ora tradotto in Italia da Mondadori. Il romanzo si ispira al mito di Orfeo ed Euridice (sopra, a sinistra)

Luoghi citati: America, Bono, Europa, India, Inghilterra, Italia, Messico, Mondadori