SFOLLATI DI GUERRA I TRASLOCHI DEL DOLORE di Corrado Alvaro

SFOLLATI DI GUERRA I TRASLOCHI DEL DOLORE SFOLLATI DI GUERRA I TRASLOCHI DEL DOLORE Dalle bombe della Seconda Guerra a oggi """TjBT™ L termine "sfollato di guerra» s'impone, nella nostra lingua, a partire dal 1943: ò una parola, dunque che esce direttamente dalle macerie dei bombardamenti che a partire dal 1940 hanno colpito le città italiane. I bombardamenti s'estendono e raggiungono il Centro e il Nord del Paese soprattutto nel 1941 ma intanto, già nel corso del 1940, il loro impatto con le città meridionali ò durissimo: TrapaWB ni. Palermo e Napoli vengono martellate da incursioni aeree devastanti. C'è uno smilzo libretto - La campagna d'Italia fotografala dal Pentagono -che in un capitolo, intitolato «le bombe», mostra le città italiane pochi istanti prima di essere colpite. Le immagini colte dall'obiettivo dei bombardieri mostrano il paesaggio sottostante, le vie e i ponti, l'accostarsi di case e monumenti: il tutto inquadrato dal portellone dell'aereo. In alcune di cmeste fotografìe appaiono le immense bombe lanciate dalle «fortezze volanti». Gli ordigni si librano nell'aria: manca ancora qualche attimo prima che colpiscano i loro obiettivi e, in quello stesso istante, il volto che ha contraddistinto per secoli le città sottostanti sparirà per sempre, assieme a centinaia di vite. Col passare dei mesi le azioni alleate si l'anno sempre più fitte e istante, il volto che ha contraddissparirà per sempre, assieme a centCol passare dei mesi le azioni acolpiscono sempre più a Nord: nell'autunno del 1942 un centinaio di Lancaster colpisce Genova, in una manciata di minuti, con duecento tonnellate di bombe. Poche settimane dopo a Torino nei bombardamenti vengono impiegati i block-buster da 4.000 libbre con effetti spaventosi. Il 2 dicembre 1942 Mussolini, parlando alla Camera, minimizza i danni infetti dagli alleati: pochi, secondo lui, i morti. Duemila in tutto. E' la tesi che sostiene su Critica Fascista, il generale Emilio Canevari: «Quale danno e stato poi prodotto dai famosi bombardamenti? Lo ha detto Mussolini: sono state buttate a terra alcune centinaia di case. Ciò favorirà il rinnovamento edilizio contro il cattivo gusto antico e nuovo e sono state uccise meno di duemila persone. E' doloroso perché si tratta in genere di donne, vecchi e bambini. Ma dobbiamo anche ricordare che queste cifre equivalgono sì o no alle perdite per incidenti automobilistici tli un anno nelle metropoli moderne. Ma se il timore dei bombardanienti riuscisse a frenare l'urbanesimo con tutte le sue piaghe, ciò sarebbe certo un beneficio. Finalmente i borghesi se ne andranno nei loro poderi e li cureranno maggiormente...». «1 borghesi per la verità scrive Miriam Mafai in Pane nero, libro che ricostruisce la realtà quotidiana di quegli anni, colta attraverso l'esperienza delle donne - nei loro poderi se ne erano già andati. O se ne erano andati nelle loro ville eh campagna». Sì, perché anche tra gli sfollati, vale a dire coloro che lasciano le città trovando rifugio in località più decentrate e presumibilmente a minor rischio di essere bombardate, vi sono differenziazioni notevolissime. Vi sono sfollati della prim'ora che senza aspettare di vedere In proprie abitazioni minacciate o addirittura colpite dai bombardamen- ti - hanno traslocato in campagna: ville e abitazioni estive vengono attrezzate in modo che si possa confortevolmente trascorrervi lunghi periodi, in attesa che la tempesta bellica s'allontani. Ma, accanto a questi sfollati di prima categoria, vi sono successivamente - via via che i bombardamenti privano delle abitazioni continaia e centinaia di famiglie altri sfollati:ridotti a vivere, anzi a sopravvivere, nelle condizioni di Ida e del piccolo Useppe così come appaiono dalle pagine de La Storia di Elsa Morante. Prima la vita sotterranea nei rifugi, mentre sulla città fioccano le bombe: «Al contrario che nelle notti degli allarmi, non c'era confusione né urti né vocio. La maggior parte dei presenti si guardavano in faccia inebetiti senza dire nulla. Molti avevano i vestiti a pezzi e bruciacchiati, certuni sanguinavano. Da qualche parte di fuori, tra un rumorio sterminato e incoerente, ogni tanto pareva di distinguere dei rantoli, oppure si levava d'un tratto, qualche urlo feroce, come da ima foresta in fiamme. Cominciavano a circolare le ambulanze, i carri dei pompieri, le truppe a piedi armate di badili e picconi. Qualcuno aveva visto giungere anche un camion pieno di bare...». Chi sopravvive inizia la dolorosa epo¬ pea del sinistrato, del senza tetto, termini che, in un certo senso, sono contigui ma ben più definitivi di quello di sfollato. Lo sa bene, infatti, la stessa Ida che sempre ne La Storia, appena dopo il bombardamento «s'era accodata a un gruppo di sinistrati e di fuggiaschi, avviati in direzione di Pietralata, verso un certo edificio dove s'era allestito, così dicevano, un dormitorio per i senza tetto. Quasi tutti quelli che la precedevano e la seguivano trasportavano fagotti, o valigie, o masserizie; invece lei, fuori di Useppe, non aveva assolutamente nulla da portare». Gli sfollati, e con essi sinistrati e i senza casa, sono i frutti dolorosi ed immediati dei bombardamenti. E tuttavia queste azioni militari producono conseguenze ancora più rilevanti ma che si possono misurare solo sul lungo periodo: «L'effetto più grave delle incursioni aeree sulle grandi città - scrive Silvio Lanaro nella sua Storia dell'Italia Repubblicana - non è il numero delle vittime provocato dalle bombe, che in Italia non supera i 64 mila morti contro i 700 mila circa della Germania: è l'abbandono delle case... che determina una profonda modificazione del rapporto fra città e campagna, è anche l'imposizione del coprifuoco, che scompiglia drasticamente orari, usanze consolidate, ritmi di esistenza... Ed è naturalmente l'attesa, l'insicurezza, il terrore». Tuttavia è probabile che chi sfollato, sinistrato o senza casa sta sperimentando ora quello che è stato provato dalla nostra gente in passato provi anche quei sentimenti, dolorosi quanto una perdita amata, che Corrado Alvaro intravede nella «cupidigia di sconfitta». Unico e contraddittorio orizzonte che induce, lacerati nel cuore e piegati nei pensieri, ad «assistere ai bombardamenti delle città e dei quartieri abitati dando ragione al nemico; scusare gli stessi errori di tiro che distruggevano case e beni e vite di cittadini... ce n'è abbastanza per comporre uno dei più tragici quadri della pazzia morale che un popolo può prendere dalla dittatura». Sono parole che riguardano la nostra gente e la nostra ultima guerra. Ma, forse, aiutano a capire altra gente alle prese con un conflitto più vicino. Oreste del Buono Giorgio Boatti gboatti@venus.it Bombardamenti a Torino negli Anni Quaranta: vennero impiegati i block-buster da quattromila libbre, spaventosi gli effetti che produssero ( Ili trovò rifugio in campagna, nelle case eslire. Chi fu ridotto a sopravvivere come Ida e Useppe nella «Storia» di Elsa Morante DA LEGGERE: La campagna d'Italia fotografata dal Pentagono Conesi, Roma 106 '> Miriam Mafai Pone nero Mondadon. Milano 198/ I Isa Morante La Storia Einaudi; formo Corrado Alvaro L'Italia rinunzia? Palermo IW6