CON MARC AUGE' PER NON NAUFRAGARE NEI NONLUOGHI

CON MARC AUGE' PER NON NAUFRAGARE NEI NONLUOGHI CON MARC AUGE' PER NON NAUFRAGARE NEI NONLUOGHI ON c'è genitore europeo di bassa o media cultue buon portafoglio, ni. 1 - - I 1 che già non sia stato o ' I non sia in procinto di partire per Eurodisney, il grande parco giochi che materializza i sogni dei bambini di tutto il mondo, venuti su tra proiezioni di cartoni animati della premiata ditta Disney, cassette sonore e i più tradizionali libri illustrati. Marc Auge, noto antropologo ed etnologo francese, uutore di almeno un libro celeberrimo, Afon luoghi, ci accompagna in visita a Disneyland (libro edito da Bollati Boringhieri) per farci scoprire un'amara verità, confermata da questi giorni di guerra balcanica: «Noi viviamo in un'epoca che mette in scena la storia, che ne fa uno spettacolo e, in questo senso, derealizza la realtà - si tratti della guerra del Golfo, dei castelli della Lo ira o delle cascate del Niagara». Com'è possibile che un evento così cruento come la guerra possa rendere la realtà poco reale? Auge, che non è solo un buon teorico ma un ottimo narratore, ci spiega in Disneyland e altri nonluoghi che il turismo moderno, la pubblicità, il cinema, la televisione, la spettacolarizzazione di ogni evento pubblico (ma anche privato), producono l'effetto di riconoscimento della realtà: noi riconosciamo la «realtà» per averla già vista nei dépliant a colori, nelle trasmissioni televisive, nelle videocassette: tutto è proprio come dovrebbe essere. E Disneyland è la prova del nove di questa derealizzazione: là, dice Auge, si va a visitare ciò che non esiste. Il sogno è diventato realtà nella visione del Castello della Beila Addormentata, nel Vascello di Capitan Uncino, nella foresta di Sherwood, e via di seguito. Nel grande parco giochi alle porte di Parigi noi «non ritroviamo né l'America né la nostra infanzia, ma la gratuità assoluta di un gioco d'immagini in cui ciascuno di coloro che ci sono accanto ma che non rivedremo mai più può mettere quel che vuole. Disneyland è il mondo di oggi, m quello che ha di peggiore e di migliore: l'esperienza del vuoto e della libertà». Il turismo marino, ma è solo un altro esempio possibile, ci espone a una simile esperienza: «Sulla spiaggia si passa il tempo e il tempo passato si ritrova solo sulla spiaggia», luogo delle futilità essenziali. Auge in questo sottile ma prezioso libriccino ci mette di fronte al fatto che il turismo non è più solo una modalità transitoria della nostra esistenza, ma che noi occidentali siamo sempre turisti e «il turismo è la forma compiuta della guerra» (e chissà che alla fine della guerra dei Balcani qualche tour operator non organizzi voli charter per mostrare «dal vero» i ponti distrutti sul Danubio?). La verità, dice Auge, è che il nostro immaginario in tutto questo vorticare di immagini si è molto impoverito e se nelle nostre città il confine tra realtà e finzione si è molto assottigliato, il rischio è molto alto. Senza immaginario - distinto dalla «realtà» - non possono esistere le città: «L'immaginario misura l'intensità della vita sociale». Tutto è perduto? No, scrive l'autore, basta solo una vespa e un casco, basta esplorare gli immediati dintorni, così come ha fatto Nanni Moretti in Caro diario. Ci vuole poco per imparare di nuovo a vedere, e dunque a immaginare. v Marco Belpoliti Si va a visitare ciò che non esiste: la realtà falsa come un dépliant

Persone citate: Auge, Bollati Boringhieri, Disney, Marc Auge, Marco Belpoliti, Nanni Moretti

Luoghi citati: America, Balcani, Disneyland, Parigi