Unicredit insiste su Comit: «Deciderà il mercato» di Zeni

Unicredit insiste su Comit: «Deciderà il mercato» Gli azionisti approvano l'aumento di capitale da 28 mila miliardi. Smentito ogni contatto con Sanpaolo-Imi Unicredit insiste su Comit: «Deciderà il mercato» Profumo: l'unica condizione è il «sì» di Bankitalia Armando Zeni inviato a GENOVA Avanti, aspettando il gran responso di Antonio Fazio, il governatore, al quale toccherà dire un sì o un no all'offerta pubblica di scambio proposta da Unicredit per Comit. Avanti, nonostante le frenate che arrivano dalla Banca Commerciale dopo l'annuncio, tre giorni fa, dell accordo tra alcuni soci, primi fra tutti Mediobanca, Generali, Hdp e Commerzbank, forti del 24,5 per cento del capitale, decisi a giocare il tutto per tutto, compreso l'azzeramento dell'attuale consiglio, pur di bloccare l'Ops di Unicredit. «L'offerta è condizionata all'ottenimento del consenso della Banca d'Italia», ammette subito Alessandro Profumo, amministratore di Unicredit, stratega del blitz su Comit. Ma se Fazio è il Profeta, chiaro che il Dio di questa operazione che punta a dar vita alla maggior banca italiana, la settima in Europa, è solo uno: il mercato. «L'Ops è fatta per il mercato, è rivolta a tutti gli azionisti», sintetizza il presidente Lucio Rondelli quasi esorcizzando l'opposizione del fronte del no del 24%: «Un certo gruppo di azionisti ha espresso certe posizioni, un altro ne ha espresse altre, a ogni modo, quando e se l'offerta verrà autorizzata, andrà al mercato». Dunque, parola d'ordine: aspettare il responso di Fazio confidando nella promozione del mercato che, sottolineano Rondelli e Profumo, «si è finora espresso positivamente». Insomma, Unicredit non demorde. Prosegue nella sua strategia di crescita, «obbligata - spiega Profumo - per far fronte alla concorrenza dei maggiori operatori europei», insiste nella sua prima scelta Comit («First best», come direbbe Rondelli, pronto a smentire contatti già in corso con il Sanpaolo di Torino definito «Sccond best») e nel frattempo mette fieno in cascina, predispone le munizioni per l'eventuale assalto a Comit, varando in assemblea un aumento di capitale da 28.000 miliardi. Strana assemblea, a dirla tutta, quest'assemblea di Unicredit nel- la storica sede genovese del Credito Italiano destinato, in caso di fusione con Comit, a scomparire per sempre. Samuel Beckett, il commediografo dell'assurdo, non avrebbe potuto scrivere copione migliore: viene approvato un maxi-aumento di capitale, viene ribadita la validità del pregetto industriale con Comit («Coerente con l'evoluzione del sistema italiano che ha bisogno di banche di maggiori dimensioni», insiste Rondelli), si fa intendere d'essere fiduciosi nell'accoglienza positiva da parte del mercato dell'Ops (tanto che già circola un sondaggio fatto tra investitori soprattutto stranieri: 9 su dieci dei quali si dicono favorevoli all'offerta), si glissa elegantemente sul patto tra ì maggiori azionisti Comit («Rappresentano il 24,5% del capitale, vuol dire che resta escluso il 75,5%, e poi c'è ancora da capire che tipo di patto sia»: di nuovo Rondelli! ma su tutto grava la spada di Damocle della Banca d'Italia: un sì e tutto ha un senso, un no e tutto si blocca. Aspettando Fazio, insomma, come Beckett aspettava Godot. Assemblea virtuale, utile o inutile si vedrà. Tra qualche rimpianto e un paio di colpi di scena finali. L'addio al vecchio marchio Credit che, in caso di successo dell'Ops su Comit, verrà assorbito nella nuova banca nazionale che si chiamerà Banca commerciale italiana. «An- che a me è costato parecchio rinunciare al logo Credit», riconosce Rondelli. Poi il guizzo, degno di un grande attore: «Non si chiamerà Comit - dice - ma Bei» che Rondelli scandisce all'americana Bi-si-ai perché, spiega, «Bei si può leggere come sovrapposizione tra Banca Commerciale e Credito Italiano, e anche come Banca di Credito italiano/;. Geniale. Come l'ultimo colpo di scena: «Non ci saranno rilanci dell'Ops, nessun aumento dei concambi annunciati (1 titolo Comit ogni 1,6 Credit, ndr)», assicurano Rondelli e Profumo, al massimo «qualche ritocco marginale» a fronte di un'offerta alternativa di Intesa, ma - ecco la sopresa - Unicredit è pronto ad accettare anche una quota di capitale Comit inferiore: «Se avremo un'adesione all'Ops inferiore al 50percento - annuncia Rondelli - noi andremo avanti». A quali condizioni? Risposta secca: «Che la quota sia tale da consentirci il governo della situazione», presumibilmente tra il 35 e il 37 per cento, come Colaninno per Telecom che, detto per inciso, a Rondelli interessa meno di un tempo. Ultima domanda: e se nel frattempo venissero sfiduciati e sostituiti da un'assemblea gli attuali amministratori di Comit, Unicredit ritirerebbe l'Ops? Diplomatico il finale di Rondelli: «Decideremo pragmaticamente cosa fare». Il presidente onorario di Mediobanca Enrico Cuccia

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