Il Papa per la prima volta tra gli ortodossi

Il Papa per la prima volta tra gli ortodossi Il patriarca di Bucarest: vogliamo che la Chiesa di Roma torni prima inter pares Il Papa per la prima volta tra gli ortodossi Storica visita in Romania Marco Tosarli inviato a BUCAREST Un viaggio storico: è una definizione ormai logora, quando si parla di Giovanni Paolo II, ma non si può fare a meno di usarla per questa visita in Romania. La prima che un romano pontefice compie in un Paese a maggioranza ortodossa dal 1054, da quando la cristianità conobbe il suo primo grande scisma. Un viaggio all'ombra della guerra, che ha obbligato l'aereo papale a compiere una diversione verso Sud, per evitare i cieli roventi dell'ex Jugoslavia. Papa Wojtyla non ha parlato del conflitto, ieri, anche se si è associato all'appello improvvisato dal suo ospite, il Patriarca Teoctist, nella preghiera davanti alla cattedrale. «Speriamo che questo incontro - ha detto Teoctist - sia una buona occasione per una testimonianza comune a favore della pace in Jugoslavia. Chiedo la cessazione immediata delle ostilità». Il che è esattamente ciò che vuole anche il Pontefice, che ne parlerà oggi o domani, e segue con attenzione, e speranza, il lavoro diplomatico teso a ottenere una tregua. Ma la guerra non toglie nulla all'importanza di questo viaggio, destinato a stabilire un precedente fondamentale, anche da un punto di vista protocollare. Per la prima volta si sono viste ieri a Bucarest cose mai avvenute in precedenza: all'aeroporto sul palco d'onore oltre al Papa e al presidente Costantinescu c'era anche il Patriarca Teoctist, vestito di bianco, che dopo aver abbracciato e baciato Giovanni Paolo II sotto la scaletta dell'aereo, gli ha offerto la mano per salire sul palco. Sulla Papamobile, nella «motorcade» verso il centro della città, Giovanni Paolo II e Teoctist era- no in piedi fianco a fianco, salutando la gente: «C'è la stessa atmosfera che c'è in Italia» ha detto il Papa, alludendo al calore della folla - in maggioranza fedeli ortodossi - lungo le strade. «Romania e Italia sono parenti» ha commentato Teoctist. Nella cattedrale due troni di legno intagliato e dorati, perfettamente eguali, attendevano le due figure biancovestite. Insomma, un piede di assoluta parità, o quasi. Come ci ha spiegato il patriarca: «I fedeli e il clero aspettano l'unità visibile della chiesa. Dobbiano andare fino in fondo. Questo momento rappresenta uno sforzo, e questo sforzo è più facile dello sforzo teologico, perché i teologi complicano sempre le cose. Il Santo Padre ha dato il segnale di questo passo verso l'unità, accetta anche di ripensare il primato di Pietro. E' il primo papa che fa questo. Voghamo tornare alle radici, al primo millennio, quando Roma era la prima fra le altre chiese, primus inter pares». E' uno dei prezzi da pagare per questa prima breccia nell'invisibile, ma solidissimo muro ortodosso, timoroso di Roma. Il ruolo del presidente della Repubblica, Emil Costantinescu, praticante ortodosso, ma molto aperto, ha contribuito alla realizzazione; e Giovanni Paolo II ha augurato che nel consolidamento delle istituzioni democratiche e nello «sforzo di rinnovamento sociale non manchi alla vostra nazione il sostegno politico e finanziario dell'Unione Europea, a cui la Romania appartiene per storia e per cultura». Un forte appoggio alla richiesta romena di entrare nella Ue, e nella Nato. Giovanni Paolo II parlava romeno. E ha compiuto una «captatio benevolentiae» subito dopo la preghiera nella cattedrale ortodossa. In francese, ha detto: «La prima volta che ho parlato, dopo l'elezione, ho detto: se sbaglio mi correggerete. Vorrei ripetere le stesse parole qui, e ancora di più perché sono meno preparato a parlare romeno. Allora, se mi sbaglio, mi correggerete». L'altro prezzo era la rinuncia a visitare la Transilvania, dove vivono i cattolici di rito greco, spogliati delle chiese dal regime comunista, che le diede agli ortodossi. E' un tenia scottante. Ma ai vescovi cattolici ieri il Papa ha detto: «Ovviamente la giustizia esige che ciò che è stato tolto sia, per quanto possibile, restituito». E ha raccomandato sul tema «un dialogo sincero e rispettoso». L'aereo di Giovanni Paolo II costretto ad un lungo giro per evitare la Jugoslavia Come dopo l'ascesa al papato, Wojtyla ripete, in romeno: se sbaglio correggetemi L'abbraccio tra il Papa e il patriarca ortodosso romeno Teoctist