Usa-Libia, diplomazia segreta

Usa-Libia, diplomazia segreta Secondo le indiscrezioni dovrebbe incontrare emissari libici e iraniani Usa-Libia, diplomazia segreta Ross, inviato di Clinton, oggi a Roma Maurizio Mulinali ; ROMA E' in arrivo a Roma Dennis Ross, l'inviato speciale del presidente americano Bill Clinton per il Medio Oriente. Nei primi giorni della settimana Ross avrà nella capitale incontri con alcuni rappresentanti palestinesi sulle prospettive del negoziato di pace in vista delle prossime elezioni politiche in Israele ed alla luce della decisione di Yasser Arafat di rinviare la proclamazione di indipendenza. Ma, secondo autorevoli fonti diplomatiche, l'agenda ufficiale legata all'incarico che Ross ricopre nasconderebbe il vero piatto forte: colloqui riservati sulle possibilità di sviluppo di rapporti con Libia e Iran, due Paesi che hanno maturato negli ultimi due anni un rapporto privilegiato con l'Italia. Negli ambienti diplomatici della capitale si lega infatti l'arrivo di Ross al «desiderio degli Stati Uniti di inaugurare una nuova fase con Tripoli e di approfondire l'esame degli sviluppi interni a Teheran». Di questo si è parlato a Roma negli ultimi giorni con una delegazione giunta da Washington. Non si esclude che, durante il suo soggiorno, Dennis Ross possa incontrare ufficialmente rappresentanti del governo italiano e, riservatamente, l'ambasciatore libico a Roma, Abdel Ati Al-Obeidi, uo¬ mo di fiducia del colonnello Muammar Gheddafi e protagonista della trattativa che ha portato alla consegna all'Orni dei due sospètti per l'attentato di Lockerbie, che nell'88 causò la morte di 270 persone. Senza fare alcun riferimento alla missione di Ross il sottosegretario di Stato Usa agli Affari Politici, Thomas Pickering, ha precisato giovedì a Roma la posizione dell'Amministrazione sulla Libia rispondendo ad una domanda durante un incontro con la stampa. Primo: le sanzioni dell'Orni sono state sospese e non revocate, il caso è sul tavolo del Segretario Generale dell'Onu, Kofi Annan, che in ottemperanza alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dovrà presentare un rapporto sui legami Libia-terrorismo. Secondo: Tripoli continua a svolgere in Africa un'azione di sostegno a gruppi di ribelli che, come nel caso della Sierra Leone, sono fonte di instabilità e violenze ed ostacolano lo sviluppo della democrazia. Terzo: sono infondate le recenti voci di contatti segreti a Roma fra americani e libici. Pickering non lo ha detto, ma è noto che Washington guarda con sospetto alle «mediazioni» libiche nel Corno d'Africa e nella regione dei Grandi Laghi, che ha registrato con timore le indiscrezioni russe su forniture di sistemi missilistici «S-300» alla Libia, e che vedrebbe con favore una po- sizione più morbida di Gheddafi sul processo di pace in Medio Oriente. Negli ultimi dieci giorni Washington e Tripoli si sono comunque scambiate segnali a distanza. Il presidente Clinton ha alleggerito le sanzioni americane alla Libia (e anche ad Iran e Sudan) autorizzando le eporta zioni di cibo, medicine ed altre fornitureum ani tari. Gheddafi da parte sua ha lanciato ima vera e propria offensiva del sorriso: prima la stampa ufficiale ha auspicato «relazioni normali con Washington», poi lo stesso colonnello ha affermato di «amare Clinton e Blair» definendoli «gente per bene che non hanno scheletri negli armadi come Ronald P.eagan e Margaret Thatcher», quindi sono trapelate sulla stampa londinese in lingua araba le indiscrezioni su «contatti segreti a Roma» fra l'ambasciatore Al-Obeidi e anonimi emissari americani. Quest'ultima circostanza è stata seccamente smentita a più riprese da Washington, ma la «visita privata! compiuta il 19 aprile a Tripoli dall'ex sottosegretario di Stato americano Herman Cohen, à stata interpretata negli ambienti diplomatici della capitale come una conferma di quanto il ministro degli Esteri Lamberto Dini annunciò, all'indomani dell'accordo su Lockerbie: «Gli Stati Uniti desiderano normalizzare i rapporti con la Libia». Washington ha alleggerito le sanzioni contro Tripoli, e Gheddafì ha lanciato una vera e propria «offensiva del sorriso» Il presidente libico Moammar Gheddafì