«II premier fermi Prodi»
«II premier fermi Prodi» «II premier fermi Prodi» Cossiga: intromissioni sul Quirinale ROMA Romano Prodi torna nel mirino di Francesco Cossiga, che rivolge una interpellanza al Governo per conoscere quale sia il suo giudizio sul comportamento dell'ex premier, accusandolo di essersi «temerariamente intromesso in modo pesante, con atteggiamenti da capo di un movimento politico, nel processo politico di formazione della volontà dei partiti e dei gruppi parlamentari che dovranno esprimersi nelle votazioni del nuovo Presidente della Repubblica italiana». Cossiga sollecita anche un intervento in sede di Consiglio d'Europa, in virtù dei principi sanciti dalle norme comunitarie, per invitare Prodi a «desistere da questo comportamento scorretto» o, in alternativa, a rinunciare all'incarico di Presidente della Commissione Ue. Cossiga è molto circostanziato nelle accuse: ricorda che Prodi «già investito dell'incarico di procedere d'intesa con i governi degli Stati membri - alla designazione degli altri membri della Commissione, dopo stato invitato, prima della conferma prevista dall'articolo 214 del trattato Cee, a non porre la sua candidatura nelle elezioni per il nuovo Parlamento Europeo e aver accettato questa richiesta prima del voto di approvazione del Parlamento in carica, subito dopo averlo ottenuto, riprendeva la guida del suo movimento politico denominato "I Democratici ' o "L'Asinelio", venendo con ciò meno alla sostanza dell'impegno assunto con i gruppi parlamentari europei e al dovere di indipendenza previsto dall'articolo 213 del trattato». Ma quello che più spiace a Cossiga è, appunto, il fatto che Prodi «non tenendo conto della netta separazione di competenze esistenti tra la Commissione e gli Stati membri» si intrometta nell'elezione del Capo dello Stato, «proponendo o appoggiando candidature e ponendo sostanzialmente veti o esprimendo rifiuti verso possibili altre candidature, con ciò non tenendo conto che il presidente è nel nostro ordinamento il massimo rappresentante internazionale dello Stato, e tale lo è anche all'interno dell'ordinamento specia¬ le dell'UE, ingerendosi in tal modo, pur essendo organo di un ordinamento comunitario e in dispregio alle sue competenze, nella vita istituzionale di uno Stato membro». Cossiga chiede quindi di saliere se «a tutela del trattato CE e del prestigio comunitario e intemazionale del nostro Paese e dell'autorevolezza delle sue istituzioni, non intenda evitare, sia unilateralmente e direttamente, sia sollevando il caso in sede di Consiglio Europeo, Prodi a desistere da questo suo scorretto comportamento, ovvero, ove in contrasto con le dichiarazioni rese ai gruppi parlamentari europei, intendesse riprendere il suo ruolo di parte nella vita politica del Paese, a rinunziare alla sua designazione, recuperando la sua personale credibilità e soprattutto il prestigio della nazione». I Democratici peraltro non si scompongono di fronte alle accuse di Cossiga: «Non c'è un divieto esplicito per gli ex presidenti della Repubblica di dire scemenze - dice il capogruppo Rino Piscitello -: evidentemente Cossiga ha usufruito di questo diritto». [r.intj
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