E Marini si arrocca sulla Jervolino

E Marini si arrocca sulla Jervolino LA SCALATA AL COLLE MAGGIORANZA ANCORA DIVISA E Marini si arrocca sulla Jervolino «Altrimentipassa Ciampi». D'Alema: non sono in corsa retroscena Maria Teresa Meli ROMA JERVOLINO, Jervolino, e ancora Jervolino. Franco Marini riunisce l'ufficio politico del ppi e fa ai suoi questo appello: «Teniamoci stretti, sennò ci fregano. Non molliamo Rosetta, e andiamo avanti, altrimenti spunta Ciampi». Ai popolari, il leader di piazza del Gesù spiega che la tentazione diessina di portare sul Colle il ministro del Tesoro, grazie al Poto, è grande, e lascia capire che non è solo Veltroni ad aspirare a questo obiettivo: anche D'Alema ci punterebbe, secondo Marini. Il che complica maggiormente le cose, per i popolari. La preoccupazione del leader del ppi, del resto, è fondata: più di un interlocutore del presidente del Consiglio, in questi giorni, lo ha sentito sbilanciarsi in favore di Ciampi. E allora Marini chiede e ottiene che la maggioranza si presenti con la Jervolino. Ma ottiene fino a quando? Il Polo potrebbe bruciare il ministro dell'Interno prima ancora della prova dell'aula. O potrebbero farlo i franchi tiratori. E in quel caso, addio popolare, benvenuto Ciampi. Se fino all'altro ieri, Marini era convinto di portare al Colle un ppi stringendo un patto con il Polo, adesso il segretario del ppi rifugge da quell'intesa, che potrebbe rivoltarglisi contro, e pensa piuttosto che la strada sia quella di eleggere la Jervolino alla quarta votazione con l'appoggio di Rifondazione comunista e della Lega. La quale Lega, secondo piazza del Gesù (è di ieri l'incontro tra Maroni e il segretario popolare), avrebbe tutto l'interesse a entrare in una partita in cui non venga coinvolto il centro destra. L'incubo di Marini è che il Polo e la Quercia, tutta la Quercia, nella versione dalemiana e in quella veltroniana, sighno un accordo che emargini il ppi, che lo tagli fuori dalla corsa al Colle. D'altra parte, ciò in cui spera il segretario diessino - il quale, anche tramite Antonio Maccanico, ha contatti frequenti con Fini - è che il presidente di An nel vertice di Arcore prema oggi sul Cavaliere per fargli accettare la candidatura del ministro del Tesoro. E in effetti il leader di Alleanza nazionale, come Casini, del resto, punta a questo. Berlusconi, parò, al momento nicchia e preferisce una tattica attendista. Veltroni ne sonderà gli umori martedì, anche perchè la preoccupazione, a Botteghe oscure, è che il capo di Forza Italia proponga altri due nomi: Mancino e Amato. Nomi entrambi indigesti al segretario della Quercia. Che ha bocciato il primo da tempo, e che non vuole nemmeno il secondo. «Non dimentichiamoci - è il ragionamento di Veltroni - che Amato è quello che ha fatto il decreto per le televisioni». Nomi che, però, se avanzati, potrebbero mettere in serio imbarazzo i da: in partico¬ lare diventerebbe difficile dire di no, pubblicamente, al presidente del Senato (ed è per questo che Marini tiene ancora la carta Mancino: «Non la bruciamo definitivamente», dice ai suoi). L'elezione del presidente della Repubblica porta pure a questo: al rovesciamento delle alleanze. Marini che flirtava con il Polo, ora gli preferisce Bossi, e il segretario delle. Quercia, che voleva evitare un'intesa con il centro destra, adesso la cerca perché potrebbe essere funzionale al suo disegno politico. E le possibili ritorsioni del ppi. in questo caso? Molti diessini non ci credono, ritengono che Marini, indebolito, probabilmente anche votato a un insuccesso nelle europee, dovrebbe preoccuparsi di non farsi soffiare la propria poltrona e non di mettere a repentaglio quella su cui siede D'Alema. Di più: la fronda popolare contro il segretario potrebbe essere tentata di giocare la partita Ciampi, proprio per dare una botta al leader di piazza del Gesù. Allora quell'ap¬ pello di Marini - Rosetta o morte - va letto anche in chiave interna: che nessuno faccia scherzi, «teniamoci stretti». Dunque, non sono bastate nemmeno le assicurazioni di Prodi («non ce l'abbiamo con la Jervolino: la voteremo») a tranquillizzare il numero uno di piazza del Gesù. Sì, perché se il candidato sarà di maggioranza (con eventuale allargamento a Lega che ufficialmente è attestata su Martinazzoli - e pre) il ministro dell'Interno è il candidato, questo è fuor di dubbio, anche per Veltroni. Ma potrebbe esserci Ciampi dietro 1 angolo, se il Polo entrasse nella partita. E D'Alema - il quale, al pari di Marmi, esclude di essere in corsa per il Quirinale - auspica proprio un coinvolgimento del centro destra. Dice infatti il presidente del Consiglio: «Si deve ricercare un'intesa ampia, la più ampia possibile, per dare all'Italia un capo dello Stato che abbia la forza di un'investitura rappresentativa, non soltanto di una parte». I giochi, comunque, sono apertissimi. E infatti la maggioranza non sa ancora come si presenterà alla prima votazione. Se non c'è l'accordo con il Polo, l'idea è quella di buttare in pista la Jervolino solo al quarto scrutinio, utilizzando o un candidato di bandiera o la meno impegnativa scheda bianca nelle prime tre votazioni. Il segretario dei popolari Franco Marini A sinistra il leader della Quercia Walter Veltroni

Luoghi citati: Arcore, Italia, Roma