Ma Oltretevere si preferisce un laico

Ma Oltretevere si preferisce un laico Ma Oltretevere si preferisce un laico Augusto Mlnzolini I N Parlamento sul nome del prossimo Presidente della Repubblica la confusione regna ancora sovrana. Ogni giorno spunta un nome e ne viene silurato un altro. Martedì scorso, invece, in un palazzotto bianco sull'AureUa, sede della Conferenza Episcopale Italiana, i monsignori hanno dimostrato di avere le idee ben più chiare dei politici. E, sembrerà strano, ma le sottili logiche dell'apostolato li hanno indotti a sposare un candidato non cattolico. L'intuizione è stata oggetto di una lezione tenuta dal presidente della Cei, cardinale Camillo Ruini, ai suoi collaboratori. Una lezione di politica, ovviamente. Chi conosce l'alto prelato, infatti, sa benissimo che può essere descritto più come un politico prestato alle gerarchie ecclesiastiche che non viceversa. Con una buona dose di sano pragmatismo, Ruini ha tentato di rispondere alla fatidica domanda: quale candidato al Colle può dare di più alla Chiesa? Tutti i presenti erano sicuri che il porporato tirasse in ballo qualche nome di ex de, da Rosetta Jervolino a Nicola Mancino. E invece Ruini ha lasciato a bocca aperta i suoi interlocutori cominciando con il bocciare senza appello proprio i suddetti: «Quelli - ha spiegato senza nascondere il disappunto - da quando hanno cominciato* a pensare al Quirinale hanno fatto di tutto per piacere ai laici e per dimostrare un certo distacco dalle tematiche care alla Chiesa. Non posso scordarmi la dichiarazione di fastidio con cui l'attuale ministro dell'Interno ha liquidato le giuste proteste dei vescovi sulla procreazione assistita: "Non mi curo degli strilli". Mancino ha fatto più o meno la stessa cosa. Ecco perché credo, in fin dei conti, che un Presidente laico sarebbe sicuramente più sensibile agli argomenti che ci premono. Basta pensare a quello che ha detto e fatto Giuliano Amato sulla morale, sulla scuola cattolica, sulla libertà d'insegnamento, sull'aborto...». L'uscita del presidente della Cei, riportata nei particolari da chi era presente alla riunione, non ha meravigliato qualcuno degli abitanti dei Palazzi della politica romana. «Quella battuta sulla Jervolino - ha raccontato ieri Gianfranco Fini alla buvette di Montecitorio - Ruini l'ha fatta anche a me». E' singolare, comunque, che sia un uomo della Chiesa a mi naro lo schema con cui da sem pre il mondo politico italiano affronta il tema dell'elezione del nuovo Presidente, cioè la famosa legge non scritta che vuole un equilibro tra laici e cattolici nella distribuzione delle cariche di Capo dello Stato e Premier. No. a sentire Ruini, le gerarchie ecclesiastiche si sentono più garantite dai laici. E' facile prevedere il sommo dispiacere che le parole del pre sidente della Cei susciteranno a piazza del Gesù. All'improvvise gli ultimi epigoni della De si ritrovano orfani di un potere che li ha sempre coccolati. E pensare che proprio l'ultimo Presidente scudocrociato. Oscar Luigi Scalfaro, è stato sempre attento af consigli e ai desideri dei Palazzi che stanno sull'altra sponda del Tevere. Negli ultimi sette anni più di una volta l'inquilino del Colle è sceso in campo, a fianco del Papa e dellu Chiesa, per predicare la pace (è avvenuto anche in questo mese sulla guerra nel Kosovo). Per non parlare di argomenti più concreti: nel settennato scalfa riano ci sono stati anche candidati alla presidenza della Ha. bocciati per eccesso di laicismo. Ciò malgrado in questo frangente delicato i vari Marini, Jervolino e Mancino sono rimasti soli. Proprio la Chiesa li ha privati dell'argomento principale con cui reclamano il soglio quirinalizio. Eh già, il mondo cambia e alle porte del terzo millennio il Capo dei vescovi italiani tifa per avere qualche laico, un tempo considerato mangia-preti, al vertice dello Stato. Il cardinale Ruini in una riunione ha preso le distanze dai candidati ex De «Fanno di tutto per piacere agli altri» ^ALLIBRATORE

Luoghi citati: Kosovo