Secondo schiaffo inglese a El Fayed

Secondo schiaffo inglese a El Fayed La battaglia legale del miliardario egiziano proprietario di Harrods dura dal '93 Secondo schiaffo inglese a El Fayed E' stata rifiutata la cittadinanza alpadre di Dodi Fabio Galvano corrisponderne da LONDRA A queste tegole Mohammed Al Fayed è ormai abituato. Eppure è stato con stizza e con la minaccia di una battaglia legale che il multimiliardario proprietario dei grandi magazzini Harrods, meglio noto al pubblico internazionale per il ruolo suo e di suo figlio Dodi negli ultimi mesi di vita della principessa Diana, ha reagito alla decisione del governo Blair di negargli la cittadinanza britannica. «Perversa», l'ha definita Fayed avvolgendosi teatralmente in una grande bandiera del Paese che si ostina a respingerlo. Perversa, dice, perché due mesi fa il ministro degli Interni Jack Straw aveva invece accolto la richiesta di suo fratello Ah. E perversa perché lo stesso Straw e Tony Blair, martedì sera, gli avevano calorosamente stretto la mano nel corso di un ricevimento della comu- n ita musulmana. «Potevano dirmelo allora, no?». La notizia, invece, gli ò arrivata ieri mattina per iscritto. La battaglia durava da sei anni; e già una volta il governo si era Eronunciato contro Fayed, proabilmente - ma i motivi non vengono mai resi noti al pubblico - per un vecchio rapporto del ministero per il Commercio dal quale erano emersi men che lusinghieri giudizi sul modo in cui il miliardario egiziano si era assicurato quella perla del commercio snob che è Harrods. Lui aveva fatto ricorso e questo è il verdetto. Straw non ha tenuto conto di quel rapporto, stavolta. Ma neppure dei grandi sforzi che vicenda di Diana a parte • Fayed ha fatto negli ultimi anni per farsi accettare da un establishment sempre sospettoso delle sue fortune: le grandi iniziative di beneficenza, per esempio, o il sensazionale rilancio a suon di millardi della squadra calcistica del Fulham (fino al «sacrificio» di cederne l'allenatore Keegan alla nazionale). Ha tenuto conto di altri elementi che lo stesso Fayed, mentre si avvolgeva per le telecamere nella Union Jack, ha voluto esporre «per evitare malintesi e pettegolezzi». Gli ha detto no per la vicenda di una passetta di sicurezza del suo grande rivale, Tiny Rowland, aperta dal personale di Harrods senza che Fayed intervenisse nel modo giusto. E gli ha detto no per lo scandalo ai Comuni - interrogazioni parlamentari in cambio di denaro che aveva colpito due deputati conservatori. Acqua passata, credeva Fayed. Ma Jack Straw, il ministro che sta usando il pugno duro anche nell'affare Pinochet, ritiene che tanto basti per macchiare il «buon carattere» di cui ogni candidato alla cittadinanza britannica dovrebbe essere in possesso.

Luoghi citati: El Fayed, Londra