«La prima guerra altruista»

«La prima guerra altruista» «La prima guerra altruista» Steiner: l'Occidente non vuole più Olocausti intervista Pino Contai MILANO : GEORGE Steiner ha 70 anni e occhi da ragazzino. E' uno di quei grandi ebrei erranti (dalla Parigi di Pétain a Manhattan e adesso a Cambridge) che hanno letto tutti i libri, che parlano tutte le lingue, che hanno viaggiato in tutti gli angoli del mondo, insegnato m tutte le università, studiato il marxismo, l'utopia, e poi Omero, Socrate, Tolstoj, Freud e Kafka. E' uno di quegli uomini che si considerano apolidi, ospiti del mondo («da quando la Gestapo strappava i nostri passaporti») e che alla fine di una mattinata, dopo averti parlato di guerra e Balcani, delle deportazioni, della morte e della vita, dei propri libri (pubblicati in Italia da Garzanti) ti dico: «Cosi dopo i tre seminari che terrò all'Istituto di Filosofia di Napoli, tornerò a casa, dove ci sono mia moglie e la mia cagnetta che sono tutta la mia felicità». Lei che idea si fatto di questa guerra? «Che èia prima guerra altruista a cui assistiamo. Una guerra combattuta con nessuna intenzione di conquiste territoriali, né economiche». Questa è la tesi della Nato, specialmente di Clinton e Blair: ingerenza umanitaria. «Esatto. E secondo me la ragione profonda è che l'Occidente, a 50 anni dallo sterminio degli ebrei, non abbia potuto reggere l'idèa di un orrore che tornava a compiersi nel cuore dell'Europa: i bambi¬ ni, le madri, i vecchi, le facce della deportazione». Stermìni e deportazioni sono ovunque, perché questa volta si è reagito e altre volte no? «La mia ipotesi si chiama Ruanda: un milione di morti accatastati davanti agli occhi del mondo, mentre il mondo guardava da un'altra parte. E specialmente la Francia che avrebbe potuto intervenire e non lo ha fatto». Lei dice che ha agito un doppio senso di colpa. E nessun'altra ragione? Per esempio, da parte anglo-americana, di minimizzare il ruolo dell'Europa diventandone il traino? «Può essere, naturalmente. Ma resto convinto che con questa strana guerra si ò avviata la riconciliazione dell'Occidente con il proprio passato». Sta parlando dell'Olocausto? «Sì, della guarigione di quella ferita. L'America di Clinton ha fatto enormi passi avanti. Ripensi a un dettaglio del caso Lewinsky: nessun giornale americano ha mai definito "ebrea" quella ragazza che lo à al mille per mille. E' la prima volta». Perché prima diceva: strana guerra? «Perché si fronteggiano due idee diverse della vita e della morte. Da parte occidentale c'è questa bizzarra idea di fare una guerra senza perdere soldati, escludendo a priori l'intervento terrestre...». Milosevic non ha due scelte a disposizione. «Ce l'aveva nei dieci anni di guerra precedenti, ma ha scelto sempre la via dei massacri. In Occidente la vita ha un valore infinitamente maggiore perché contiene molte più speranze, speranze materiali m gran parte, di appagamento, consumo... In tanta parte del mondo, dove si muore di fame, dove non esiste il lavoro, dove la dignità dell'uomo è calpestata, dove ogni ragazzo di 15 anni crede che sia un Kalashnikov a dargli virilità e destino, è la morte ad avere più ragioni. E lo dico con dolore». In questo caso c'è anche una George Steiner