E Comiso diventa «Kosovo City» di Francesco La Licata
E Comiso diventa «Kosovo City» E Comiso diventa «Kosovo City» Arrivano iprofughi nell'ex base dei Cruise reportage Francesco La Licata inviato a COMISO FORSE per esorcizzare le paure che incutono i soldati, le armi e tutto ciò che porta alla mente la guerra, forse per nascondere ai viaggiatori quella che fu una delle basi missilistiche più famigerate, i cartelli stradali indicano semplicemente: «Aeroporto». E così, alla fine di una lunga processione di agrumeti che inebria no l'aria di zagara, nel pieno di una campagna dolcissima dipinta di verde, di giallo e del viola della lavanda, ecco l'aeroporto «Vincenzo Mngliocco» che fu teatro di una guerra nella guerra fredda: la battaglia dei pacifisti, durata una decina d'anni, contro i Cruise «simbolo dell'imperialismo americano». Oggi, a vederlo dall'esterno e senza gii armamenti, non 6 meno plumbeo; mentre si affollano i ricordi di mille marce ani ii n ii ita risto, di mille «picchetti» con Alex Langer, Par. nella, Rutelli, il compianto Pio La Torre che scandiva: «Buttiamo a mare le basi americane». E' proprio l'architettura che lo rende inappetibile, traspare la vocazione alla guerra di chi lo ha pensato. Non piaceva neppure a Gesualdo Bufalino, figlio illustre e coscienza civile della Sicilia, Il '.quadrilatero» ospiterà i cinquemila kosovari che stanno per arrivare dai campi della Macedonia. Riunioni febbrili per «rimettere su» una struttura ferma da quasi due anni. Il sindaco, il presidente della Provincia, i rappresentanti della Protezione civile: tutti insieme per rendere abitabili le mille villette, le ottanta camerate che furono alloggi dei militari e delle loro famiglie. Arriveranno i mobili, arriverà tutto per tempo, ussicura il vertice che ha preso impegni col ministro Jervolino, Un simbolo della guerra, dunque, si appresta a prendere la forma di grande contenitore della pietà umana e della solidarietà. Qui, cinquemila esuli - in prevalenza donne, vecchi e bambini - dovrebbero cominciare, una lunga sosta (lunga quanto?) in attesa di poter rientrare nella loro terra, nelle loro case. Una sosta che sarà certamente più confortevole di quella nelle tendopoli dei campi di Skopje o di Kukes. Eppure, neanche sotto questa luce, la vecchia Base di Comiso si sottrae ad una certa inquietudine. «FU il simbolo della guerra», ricorda Giacomo Cagnes, ex deputato regionale del Pei, dieci anni di battaglie pacifiste dietro ai cancelli del «Magliocco», oggi «pensionato della politica» dopo tante amarezze compresa quella di «non aver più ottenuto la tessera del Partito, negatami da una lobby locale quando imperversò il modernismo rampante». «E simbolo della guerra resta - insiste Cagnes perché vi saranno ospitate vittime innocenti di un conflitto dove sono in azione gli stessi Cruise, questa volta anche per volere del governo italiano, che noi cacciammo dalla Base». Guerra umanitaria? Cagnes non la vede così: «Quei missili ab¬ battono acquedotti, ponti, le fabbriche, le stazioni trasmittenti, gli ospedali. Non c'è luce per far funzionare le incubatrici delle nurserie. Dov'è l'umanità? Bisogna far smettere subito questa tragedia». Comiso, come reagirà alla pacifica invasione di cinquemila profughi? Cagnes avverte: «Qui c'è gente civile e quindi sensibile ai doveri della solidarietà. Rimane una certa apprensione. Oggi una donna si chiedeva se la comunità sarà in grado di far fronte all'impatto di quella quota "fisiologica" di irrequieti che è contenuta sempre nei grandi numeri». ' Il sindaco ds, Giuseppe Digiovanni, è ottimista. Scrive una lettera ai bambini delle scuole per prepararli 'all'arrivo dei profughi. «Sarà un'esperienza esaltante per Comiso, ne sono certo». Ha cambiato idea? Solo qualche settimana fa era entrato in polemica col vescovo, Angelo Rizzo, che proponeva di utilizzare la Base per l'accoglienza ai profughi. «Ciò avveniva un mese fa, quando l'emergenza non era arrivata allivelli di oggi». Digiovanni continua, precisando di aver avuto assicurazioni (dal governo e mundi da D'Alema) che la presenza dei profughi in «nessun caso interferirà sui progetti già in stato avanzato circa là riutilizzazione dell'aeroporto Magliocco». Già, perché la vecchia Base si appresta ad essere «riciclata» ed esiste già una società mista (Comune e banche) che ha presentato progetti ambiziosi. Potrebbe diventare uno scalo turistico-commerciale capace di collegare gli interessi italiani con quelli del Nord Europa e dei Paesi dal Nord Africa. Gambiera qualcosa? «In meglio», risponde Orlando Lombardi, presidente della spa «Aeroporto Di Comiso», «perché rilancerà la necessità di dotare il compensorio di un'infrastruttura aeroportuale». E il popolo di Comiso? Per ora guarda e parla poco. Serpeggia qualche preoccupazione per un problema che si aggiunge ai problemi atavici. Non c'è serenità. Ancora Bufalino può venire in soccorso con una metafora tratta da «Il fiele ibleo»: «Cu agghiutti foli nun sputa meli. Cioè: 'Chi inghiotte fiele, non sputa miele'... E vorrà dire, volgendolo al morale, che non si dove pretendere gentilezza da chi ha masticato amaro tutta la vita». | f Una veduta dell'ex base militare Nato a Comiso. In primo piano gli alloggi che ospiteranno I profughi
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