«Soltanto promesse» di Fulvio Milone
«Soltanto promesse» «Soltanto promesse» Sarno, Vira degli abitanti a un anno dall'alluvione Fulvio Milone Invalga SARNO La chiamano efossa comune», anche se è un termine improprio per definire l'area recintata del cimitero dove riposano i morti di Sarno. «E' ima sistemazione provvisoria», dissero ai parenti delle vittimi», ma dopo un anno nulla è cambiato. Nel camposanto si vedono ancora le tombe rivoltate dal fango colato dalla montagna nella notte fra il 4 e il 5 maggio del '98, un fiume di melma lurida che portò via con sé uomini, donne, bambini, case e intere strade. «Chi può ha restaurato le lapidi a sue spese», spiega Antonio Milone, che nel disastro ha perso il padre e tre cugini. Come altri avrebbe potuto abbandonarsi al dolore e poi alla rassegnazione, invece ha trovato la forza di reagire Oggi è il presidente dell'associazione «Rinascere», che raggnippa molti familiari delle vittime della frana che coinvolse anche Quindici, Siano e Bracigliano: una sciagura costata la vita a 160 persone, 137 delle quali a Sarno. A un anno dalla tragedia, in attesa dei cortei e delle messe commemorative previste per oggi, si respira la stessa atmosfera di provvisorietà ed emergenza. Le strade sono cantieri polverosi, negli sguardi dei passanti si legge l'ansia e la paura per le terribili sorprese che la montagna potrebbe ancora riservare. Le case di Episcopio, la frazione più colpita, sono gusci vuoti. Lungo una parete di mia salumeria, in via Pedagnali, il proprietario ha esposto 182 foto del disastro. Uno dei lotografi. Pasquale Stanzione, spiega che quello istantanee sono lì perché «nessuno ha il diritto di dimenticare». Nella parte alta di Sarno, davanti al Duomo di Episcopio, tira aria di protesta. Antonio Milone legge per l'ennesima volta il testo di una petizione inviata al Presidente della Repubblica, al capo del governo e a tutti i ministri competenti. «Chiediamo che venga finalmente approvata una legge per la ricostruzione di Santo spiega - abbiamo raccolto oltre quattromila firme». La risposta di D'Alema non si è fatta attendere. «Il governo si impegna affinché il parlamento approvi rapidamente una legge per completare il risanamento», ha detto il presidente del Consiglio. Ma il leader dell'associazione dei familiari delle vittime denuncia ritardi, incongruenze e lentezze burocratiche. «Basti pensare ai Contributi previsti dalla protezione civile per le famiglie colpite dal disastro: solo trenta milioni per affrontare una situazione di gravissima emergenza. Vuole sapere quante richieste sono state accolte finora? Centocinquanta su 500. Sa quando i fortunati sono riusciti a vedere i soldi? A febbraio, otto mesi dopo la frana. La vicenda di Sanio testimonia l'esistenza di un'Italia a due velocità, di un paese che si fa in quattro quando le sciagure colpiscono la Versilia o il Piemonte ma che segna il passo quando l'emergenza investe il Sud». «Barberi pensa solo al Kosovo», protesta il sindaco di Siano, Gerardo Riccio, mentre gli amministratori di Quindici, un altro centro gravemente danneggiato, rivelano che a un anno dalla sciagura la popolazione è quasi dimezzata: «1100 cittadini hanno trasferito la residenza». Ma il presidente della Regione Campania, Andrea Losco, assicura che «gli interventi per la messa in sicurezza della montagna e dei Comuni interessati procedono secondo i programmi». Per portare a termine la ricostmzione servirebbero 750 miliardi. 300 sono già disponibili, altri 450 dovrebbero essere stanziati dall'Unione Europea. Una tronche di 125 miliardi è stata già impiegata per i primi interventi.
Persone citate: Andrea Losco, Antonio Milone, D'alema, Gerardo Riccio, Stanzione
Luoghi citati: Campania, Italia, Kosovo, Piemonte, Sarno, Siano
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