La ferocia della mafia su una bimba di 2 anni

La ferocia della mafia su una bimba di 2 anni Lecce, la piccola era stata ammazzata con la madre nel '91. Il corpo ritrovato ieri La ferocia della mafia su una bimba di 2 anni Sandro Tarantino LECCE Che cosa avrà mai commesso Angelica per essere punita così? Aveva due anni e mezzo e la Sacra corona unita, dopo avere ammazzato la mamma, la uccise per non lasciare tracce di lei e del delitto. Scomparve il 30 marzo '91. Il suo corpicino l'hanno ritrovato sepolto accanto a un muretto. Lupara bianca. Si dice così anche se Angelica non era un bandito, non era un boss. Era solo una bambina. Ammazzata perché ormai non serviva più e gettata in una fossa nella campagna di Casarano. Mai la Scu, la mafia pugliese, era arrivata a tanto, mai aveva ammazzato così una bimba. Secondo l'inchiesta della magistratura leccese, il delitto, commissionato dal carcere dal boss Luigi Giannelli, fu ordinato a un sicario dalla moglie cui non parve voro di vendicarsi della donna che aveva ficcato il naso negli affari del clan con un sospetto spirito investigativo (voleva scopare chi avesse ucciso un suo vecchio fidanzato) e per di più avuto una relazione col manto. Una storia che è un misto di malavita, tradimento, vendetta. Angelica fu sacrificata perché era un peso. Non avrebbe mai potuto testimoniare, è vero. Ma cne farne? La uccisero e la seppellirono in campagna. Il 30 marzo era uscita di casa con la madre, Paola Rizzello. La piccola era nata da una relazione con un camionista che la donna aveva poi lasciato. Abitavano a Casarano. Non rincasarono più. Luigi Giannelli, un potente boss della Scu che governava la cosca di l'ambita e del basso Salente, diede l'ordine dal carcere. Paola Rizzello fu condannata perché voleva sape- re troppo. Tossicodipendente, una vita disperata con una bambina a carico, ficcava il naso negli affari da cui doveva stare lontano. Voleva capire chi avesse ammazzato il suo ex convivente, Luigi Calzolaro, eliminato dalla Scu nel 1985. «Uccidetela», avrebbe ordinato il boss. La moglie, Amia Cataldo De Matteis, eseguì, soddisfatta di potersi sbarazzare della donna con la quale il marito l'aveva tradita. Girò la disposizione a Cesario Giaffreda e Donato Mercuri, trenta- seienne con cui Paola Rizzello, in quel periodo, era affettivamente legata. Nessuno la rivide. Solo nel 1997 - era il 19 febbraio - il suo corpo fu ripescato in un pozzo tra Parabita e Matino. Strangolata e gettata giù dall'uomo con il quale aveva una relazione. Lupara bianca. Un delitto classico della Scu. Così si puniscono i traditori, i nemici. Non c'erano che resti, brandelli dei suo vestiti, un anello e un fermaglio per cu pelli che servirono per il riconoscimento. Paola Riz¬ zello aveva 27 anni. Mercuri finì in carcere, Giaffreda, anch'agli dentro, si pentì. Della bimba non si seppe nulla. Dopotutto che cos'era Angelica? Un'inutile bambina di due anni e mezzo. Svanita. Giaffreda confermò in un primo momento che era stata ammazzata anche lei, poi ritrattò. La scoperta del corpo è arrivata 24 ore dopo che un inchiesta condotta dal sostituto procuratore della Repubblica a Lecce, Giuseppe Capoccia, s'è conclusa con una retata e 74 ordinanze di custodia cautelare contro i clan di Luigi Giannelli e Giuseppe Scartino. Tra i destinatari dei provvedimenti anche Anna Cataldo De Matteis. Quella che diceva, parlando al telefono con i compari: «Mio marito si è fatto dieci anni di galera e gli altri si fanno le case, si comprano le macchine e io sto morendo di fame». Potere, soldi, affari, automobili, case. lutto questo ha ricostruito l'inchiesta della magistratura, tutto questo starebbe dietro la storia di Angelica e della sua mamma. Di Angelica sono rimaste poche foto, le immagini di una piccolina con lo sguardo dolce: i restì del suo corpicino esile sono stati racchiusi in un'urna di metallo. Tutto quel che è rimasto di lei è qui, tutto quel che è avvenuto nessuno potrà mai spiegarlo. Né la giustizia, né i pentiti che dicono e ritrattano. Mai era accaduto niente del cenere. Ma che prima o poi si sarebbe scoperto, si era già intuito. Due giorni dopo la scomparsa un podista racconto di avere sentito, mentre correva in campagna, il lamento, il pianto di un bambino, e incrociò due persone che riconobbe in Anna Cataldo De Matteis e Donato Mercuri. Ma non è più sicuro di niente. Chiamato a testimoniare, nel processo aperto contro i due per il duplice delitto dopo le dichiarazioni di Giaffreda e di altri pentiti, il podista ha avuto molti dubbi. Dinanzi alla Corte di assise, nell'udienza celebrata il 19 aprile, non era più certo che quello fosse il pianto di un bimbo, la voce di Valentina ormai privata della mamma. Forse un cane, un latrato. Sì, un cane. Una bambina no di certo. Dopotutto Angelica era solo un peso dì due anni e mezzo, neanche uu testimone. La mamma fu uccisa perché indagava su un omicidio la figlia perché era un peso inutile il duplice delitto fu commissionato da un boss in carcere Il corpo venne sepolto in campagna I resti della piccola Angelica sono stati trovati In una fossa nella campagna di Casarano

Luoghi citati: Casarano, Lecce, Matino, Parabita