«I miei dubbi sulla guerra» di Eugenio ScalfariMarcello Sorgi

«I miei dubbi sulla guerra» IL FONDATORE PI «REPUBBLICA» SU EUROPA, ECONOMIA, ALLEANZE «I miei dubbi sulla guerra» Botta e risposta con Scalfari dibattito Giuseppe Sangiorglo TORINO ; La guerra nell'ex Jugoslavia, la mafia, i processi ad Andreotti, la scelta del nuovo presidente della Repubblica, le elezioni europee, l'economia. Ovvero «II punto», presentato da Eugenio Scalfari ieri sera all'Unione Industriale di Torino, sollecitato dal direttore de" «La Stampa», Marcello Sorgi. Sorgi, presentando il fondatore ed ex direttore de «la Repubblica», l'ha descritto come il «grande innovatore», che ha portato il giornalismo del settimanale nei quotidiani. L'ha ricordato da giovane cresciuto in Sicilia, quando suo padre era avvocato de «L'Espresso». Ma Scalfari l'ha corretto affermando che il padre di Sorgi fu il «riferimento nazionale nella lotta contro la mafia», armi prima rispetto a coloro che «oggi sono giustamente onorati nel Pantheon» delle vittime di Cosa nostra. Di qui, Scalfari è arrivato all'attualità, ai processi Andreotti. «A volte - ha detto - mi rammarico del fatto che la sua vicenda sia diventata giudiziaria, perché ho la sensazione che i due processi contro di lui (connivenza con la mafia a Palermo e omicidio PecoreUi a Perugia) finiranno nel nulla con un'assoluzione-lavacro per questo personaggio, anche se lui stesso ammette che in un certa fase della vita italiana la mafia fu sottovalutata». In realtà, secondo Scalfari, l'intreccio fra quell'organizzazione criminale e il potere romano ci fu, con una «cerniera» rappresentata in Sicilia da Salvo Lima, ucciso da Cosa nostra quando Andreotti, puntando sempre più in alto (al Quirinale), si negò come interlocutore. Ma la platea torinese voleva sentir parlare della guerra, delle bombe che ogni giorno cadono su Belgrado, la Serbia, il Kosovo. «Ho sempre creduto nei valori dell'Occidente - ha detto Scalfari - nell'Europa e nell'America che oggi è l'impero dell'Occidente». Un impero nato a causa dell'inerzia europea, come accadde nel IV secolo avanti Cristo, quando Filippo il Macedone «fece la sua grande cavalcata fino al Mar Caspio, in rappresentanza di città greche (Atene, Sparta) che contando sempre meno si erano riunite in Lega». Così oggi l'Europa che fa parte della Nato, scesa in guerra contro la «pulizia etnica» perseguita da Belgrado. Un intervento «inevitabile», ha detto. Ma, dopo questa considerazione, le osservazioni: possibile che prima dell'intervento bellico, prevedibile sin da gennaio, non si potessero creare i campi di accoglienza per i profughi che oggi sono diventati il «triste spettacolo dei nostri Tg»? Domanda rivolta a tutti, europei e americani, ma in particolare ad Emma Bonino che nella commissione europea aveva questo compito. «Tutti - ha osservato l'ex direttore - dicono che Emma Bonino abbia fatto bene a Bruxelles. In realtà, per i profughi del Kosovo, per le vittime della pulizia etnica di Milosevie, non ha fatto nulla e perciò la contesto, come non hanno fatto niente né l'Onu, né la Nato». I bombardamenti hanno provocato rovine, distrutto strade e ponti, ma dopo più di 40 giorni il potenziale militare serbo è appena scalfito. Gli errori che gli aerei Nato compiono inevitabilmente e con morti civili sono ormai frequenti, senza raggiungere le finalità dell'intervento: creare disagi tali alla popolazione serba in modo da far «cadere» Milosevic. «Per questi motivi - afferma Scalfari - direi che il bilancio delle operazioni Nato per ora è il fallimento». La guerra crea disagi anche in Italia, alla nostra economia. E' vero, c'è il rischio di recessione. Ma quando gli industriali chiedono di diminuire le tasse, dimenticano che esistono vincoli di stabilita dettati da Maastricht. E forse non aveva tutti i torti Lafontaine quando sosteneva che si doveva fare una politica più attiva mettendo un po' da parte quel trattato». Come dire: di fronte alle difficoltà economiche non solo italiane, rivediamo quel trattato, allentiamone i vincoli. La politica interna, dalle elezioni del successore di Scalfaro alle elezioni europee. «Adesso ha detto Scalfari - sono stati messi in campo due nomi, Rosa Russo Jervolino e Carlo Azeglio Ciampi. Vedremo...». Eugenio Scalfari con il direttore della «Stampa» Marcello Sorgi