Amministrative, la maggioranza litiga

Amministrative, la maggioranza litiga Vertice a Botteghe Oscure. Mastella: dateci più spazio o dopo la guerra ce ne andremo Amministrative, la maggioranza litiga Veltroni: difficile riprodurre l'alleanza Aldo Cantillo ROMA Clemente Mastella apre il fuoco al tavolo dei capi della maggioranza: «Napoli, Salerno, Catanzaro: qui non ci volete perché siamo troppo forti, là perché troppo deboli. Se continua l'ostracismo contro lTJdr in provincia, finita la guerra in Kosovo con voi non vorremo più avere nulla da spartire. E andremo in ordine sparso pure sul Quirinale». Walter Veltroni si appella al «senso di responsabilità»: «Il Paese ci guarda, c'è la guerra...». Ma subito il rappresentante dei Verdi, Italo Reale, rinfocola la polemica: «Già ci imponete la linea sulle bombe Nato, ora ci volete pure imporre gli assessori!» (alla reazione di Veltroni, che lo invita a «non confondere le acque», Reale spiegherà di essere stato «frainteso»). Armando Cossutta dà ragione a Mastella sulle liste per le prossime amministrative e avverte i partner che «i bombardamenti Nato e la posizione italiana su questa guerra mi vedono in condizioni di grave sofferenza». «Ma io soffro ancor di più per le vittime civili del Kosovo», gb replica Giorgio La Malfa. Che ammonisce i collegni: «Chi minaccia di mettere in crisi la maggioranza sulle amministrative o sul Quirinale, consideri che la vera crisi verrà quando taceranno le armi e in Italia si giungerà alla resa dei conti. Allora sarà molto difficile tenere assieme la coalizione di governo». Il vertice di ieri mattina a Botteghe Oscure, che doveva ripianare le divergenze nella maggioranza, pare, al di là delle conclusioni uffici oli, aver raggiunto l'effetto opposto. Certo il confronto è stato serrato. Mastella, che l'aveva richiesto, ha gettato subito le carte in tavola: «Dalle province di Napoli, Salerno, Catanzaro, i miei uomini mi chiedono: perché dovremmo votare il go¬ verno a Roma quando qui ci tengono in disparte?». Veltroni ha tentato di rassicurarlo: «E' chiaro che l'ai-' leanza politica nazionale va riprodotta a livello locale. Renditi conto, Clemente, che la trasposizione non è automatica, che ci sono peculiarità di cui va tenuto conto». Il più aperto alle richieste di Mastella si è rivelato Cossutta: «Non possiamo tenere fuori dalle liste di centro-sinistra per le amministrative nessuna delle forze che sostengono il governo. Anzi, in provincia possiamo pensare di allargare la maggioranza». Franco Marini ha sottolineato l'esigenza di non dividersi, ma i suoi distinguo sulle «difficoltà locali» hanno irritato Mastella: «In una città l'Udr ha il veto Ds, in un'altra quello dei popolari. Posso capire che le ''peculiarità" di cui parlate valgano in cinque province, non in trenta o quaranta. Dite che non avete la forza di imporre ovunque il rispetto delle alleanze centrali? Noi chiediamo una linea, un atto politico, non un solfeggio. Nei prossimi giorni ha concluso Mastella - mi attendo un'indicazione chiara. Altrimenti il nostro senso di responsabilità ci sosterrà fino alla conclusione della guerra; dopodiché abbandoneremo la maggioranza. E fin da ora ci riterremo liberi sul Quirinale». «Capisco che le liste per Coni uni e Province vi stiano a cuore - è intervenuto allora La Malfa -, ma il rischio è che questa maggioranza non riesca a ricomporsi non per le amministrative, ma per le prossime politiche. Apprezzo il garbo e il senso di responsabilità con cui Cossutta si è espresso sulla guerra, ma la sua posizione è inconciliabile con la mia e, mi pare, con quella del governo». Dopo un'ora e mezza, i segretari hanno raggiunto un accordo di principio (che sarà formalizzato in un documento) in vista di liste comuni, con l'intesa di delegare ai responsabili degli Enti locali la risolu¬ zione dei casi controversi. Gli unici a non aver avuto occasione di litigare sono stati cossigbiani e prodiani. «Non siamo andati perché, a ragione, non siamo stati invitati - spiega Francesco Cossiga . E se anche ci avessero invitati saremmo restati a casa lo stesso: perché noi facciamo parte della maggioranza del governo di centrosinistra europeo di Massimo D'Alema, non della maggioranza dell'onorevole Veltroni. Lì c'è l'ala frazionista di Mastella, Menzione e Napoli». Assenti anche i Democratici: «Né ci riteniamo vincolati dal vertice - annuncia Marina Magistrelli -. La nostra stella polare resta l'Ulivo. Le alleanze locali? Decideremo caso per caso». lamenle l'eredità della De, che mi poita là dove non intendo andare, non intendevamo andare. Ma posso candidarmi con un altro partito italiano aderente al Ppe». Subito dopo l'annuncio, il vicepresidente del gruppo ppi alla Camera Lapo Pistelli chiede che «per decenza istituzionale» Gargani "si dimetta subito da componente deH'Authorily sulle Tic. Mentre sempre tra gli ex de, Enzo Carra - ex portavoce di Arnaldo Forlani - sarà candidato dell'I) deur di Mastella. «Non voglio arrendermi al fallimento di un disegno che rimetta insieme le forze Ppe». Correranno da soli Giorgio La Malfa e Valerio Zanone, che guidano le liste dei Democratici liberali repubblicani europei. La Malfa sarà capolista nel nord-est, centro e sud, Zanone nel nord-ovest. Altri nomi di prestigio sono quelli del Rettore dell'università di Bologna, Fabio Roversi Monaco, numero due nella lista nel nord-est, («che non è la signora Dalila Di Lazzaro...» dicono ironici), e Anloinette Spaak, del partilo liberale belga, figlia di «uno dei pachi fondatori dell'Europa», Henri Spaak, candidata nel nord-ovest. Quanto a illustri discendenti, però, i Ds fanno di meglio, mettendo in lista Annita Garibaldi, pronipote ui linea diretta dell'eroe dei due mondi. Figlia di Sante, nipote di Ricciolti che era figlio di Giuseppe e Anita, è nata a Neuilly-surSeine in Francia ed è stala docente di diritto costituzionale a Bordeaux e poi alla Luiss a Roma. «Sono stata sempre interessata - afferma - ai rapporti tra Stnto, regioni ed Europa». Sui sindaci di Forza Italia, che rinunciano a candidarsi, scende infine la benedizione eh Berlusconi: «E' degna di encomio la rinuncia all'onore di rappresentare l'Italia in Europa, per restare a lavorare nella propria città, giorno dopo giorno, su problemi concreti, nel pieno e leale rispetto del voto dei cittadini». L'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga