D'Alema promette incentivi ai consumi di Stefano Lepri

D'Alema promette incentivi ai consumi Fra le ipotesi allo studio l'anticipo dello sgravio Irpef (3000 miliardi). Ciampi: lavoro più flessibile D'Alema promette incentivi ai consumi // premier: «La situazione dell'economia è preoccupante» Stefano Lepri ROMA La svolta verso il peggio dell'economia italiana è dovuta a un calo dei consumi, effetto non registrato in altri Paesi europei - della guerra balcanica. Sulla base di questa analisi il governo promette alcuni incentivi ai consumi; non è ancora chiaro di che cosa si tratterà. Una delle ipotesi principali resta l'anticipo dello sgravio Irpef, circa tremila miliardi; corre voce di riduzioni temporanee di imposta in alcuni settori. I margini di manovra dipendono dalle cifre di previsione del «Dpef 2000-2002», il documento di programmazione triennale, che sono ancora incerte. «La situazione è preoccupante» ammette il presidente del Consiglio Massimo D'Alema, ma risponde agli industriali che «e un po' ingeneroso prendersela con il governo, che in quest'ultimo periodo sta compiendo grandi sforzi per ridurre il costo del lavoro e il carico fiscale sulle imprese». Nell'analisi governativa, esposta in dettaglio dal ministro delle Finanze Vincenzo Visco, non esiste oggi un problema di tassazione delle imprese, perché il carico è stato già ridotto, è anzi più basso che in altri Paesi, mentre i profitti sono alti. «Difficoltà reali della nostra industria a competere» ora che abbiamo una moneta forte, «ritardi di ricerca e di capacità innovativa», sono invece il problema di fondo, secondo un concetto ripetuto ieri nei discorsi di Massimo D'Alema, del suo vice Sergio Mattarella e di Visco, e già comparso in quelli di Carlo Azeglio Ciampi. Servirebbe un piano a medio termine per una graduale riduzione della pressione fiscale? «Gli imprenditori chiedono sempre qualche cosa in più sostiene il presidente del Consiglio - mentre ogni tanto sarebbe positivo se apprezzassero quello che avevano chiesto e hanno già ottenuto». Sta di fatto che le previsioni di crescita per l'economia italiana si stanno ancora ridimensionando. Ieri D'Alema alla Camera ha detto che «non sarà facile recuperare i ritmi già stentati di crescita del 1998», e nei ministeri si accenna al +1,2 per cento stimato dall'Isae, che è un istituto di ricerca economica dotato di autonomia ma pur sempre governativo. Con una crescita a +1,2 per cento, contro 1' 1,5 per cento su cui è fondata la Finanziaria 1999, gli spazi di manovra nei conti dello Stato sarebbero pressoché nulli; a meno di non escogitare misure auto-finanziantisi, come fu la rottamazione auto. D'Alema promette che il Dpef conterrà «qualcosa» per stimolare un rilancio: «Una strategia incentrata su pochi essenziali interventi capaci di incidere in tempi molto brevi sui comportamenti delle famiglie e delle imprese». Il ministro delle Finanze Visco è più cauto, e con lui il Tesoro. La spiegazione la offre il ministro dell'Industria, Pierluigi Bersani: «Occorre ricercare - ha sottolineato - i margini che sul lato della spesa ci consentano un alleggerimento del carico fiscale soprattutto sulle famiglie». Per abbassare subito al 26 per cento (dal 27 per cento), della seconda aliquota Irpef, occorrono tagli alla spesa che - difficile da ottenere insieme - non danneggino la crescita, siano rapidamente attuabili e politicamente praticabili. Nell'idea del ministero del Tesoro, eventuali misure fiscali espansive dovrebbero essere accompagnate da concessioni dei sindacati in materia di flessibilità del lavoro. La Cisl è forse disponibile sulla flessibilità, la Cgil no; e le innovazioni di cui si parla, un «salario di ingresso» più basso e norme meno rigide sui licenziamenti, non sono facili da accettare per la base sindacale. Intanto una schiarita concreta il discorso di D'Alema alla Camera l'ha portata: in cambio della rinuncia del governo a tre richieste di delega, il Polo ha cessato l'ostruzionismo contro il disegno di legge «collegato» che traduce in pratica le intese sul lavoro contenute noi patto sociale di Natale. Di sicuro non ci saranno altre misure fiscali a diretto beneficio delle imprese (nemmeno «delle imprese medio-piccole, piuttosto che delle grandi» come dall'opposizione chiede il leader di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini). Secondo il ministro Vincenzo Visco un recente studio della società internazionale di consulenza Backer-McKenzie «ha rilevato che considerando Irpeg, Irap, Dit e lei, i nuovi investimenti sono tassati oggi in Italia ad una aliquota marginale del 17,73%, appena superiore soltanto a Svezia e Grecia, e inferiore a tutti gli altri 12 Paesi». Una celebre stretta di mano tra il premier Massimo D'Alema e II numero uno di Conflndustria Giorgio Fossa. La foto risale al giugno 1996 Ora il clima si è fatto più teso

Luoghi citati: Grecia, Italia, Roma, Svezia