Il silenzio dei leader del Kosovo
Il silenzio dei leader del Kosovo Il silenzio dei leader del Kosovo Voci inquietanti in Usa: l'Uck addestrato da Bin Laden inorici Badurina nostro servizio da ZAGABRIA Dal giorno in cui sono iniziali i bombardamenti della Nato contro la Jugoslavia i dirigenti politici degli albanesi del Kosovo hanno mantenuto un quasi assoluto silenzio stampa. Ma ancor più stranamente non hanno rivolto alcun messaggio pubblico al loro popolo, che oggi più che mai patisce le conseguenze del terrore serbo. Certo, ci sono state le apparizioni alla tv di Belgrado di Ibrahim Rugova, leader della Lega democratica del Kosovo, il maggior partito albanese della regione. Ma i koso¬ vari sono convinti che si è trattato di una messa in scena delle autorità jugoslave che l'hanno costretto a pronunciare parole cui non crede. Rugova è diventato la vera figura tragica di questo conflitto: per anni capo incontrastato del suo popolo, eletto presidente dell'outoprcclamata Repubblica del Kosovo, ha perso giorno dopo giorno l'appoggio degù albanesi a causa della sua politica pacifista che non ha dato risultati. Eppure molti hanno continuato a rispettarlo, soprattutto da quando ha deciso di rimanere nel Kosovo con tutta la sua famiglia. Ma il suo iniziale atto di coraggio è stato screditato dai suoi incontri, per quanto imposti, con il presidente Milosevic. Tra le centinaia di migliaia di profughi che affollano i campi della Macedonia e dell'Albania la delusione è grande: queUi che fino a ieri erano i loro rappresentanti politici adesso sembrano svaniti nel nulla. A parte Rugova, infatti, gli altri sono tutti fuggiti all'estero. Soltanto Fehmi Agani, braccio destro dello stesso Rugova, avrebbe deciso di condividere la sorte della sua gente restando a Pristina. Ma di lui non ci sono notizie da settimane. La confusione regna anche intorno al governo kosovaro. Al termine della fallita Conferenza di pace di Rambouillet al giovane leader dell'Uck, Hashim Thaqi, era stato affidato l'incarico di costituire il nuovo esecutivo. Ma i ministri non erano ancora stati tutti nominati quando sono cadute le prime bombe della Nato. Il vecchio governo in esilio guidato da Bujar Bukoshi non si è ancora dimesso. L'opinione pubblica kosovara è spaccata, come lo sono i due «governi», che si scambiano accuse. La maggioranza degli albanesi crede che la legittimità morale di assumere la guida politica del Kosovo vada ai guerriglieri dell'Uck, gli unici che hanno imbracciato il fucile e che combattono, pronti a morire per il loro popolo. Per questo ammirano Thaqi, sempre a fianco dei suoi combattenti. Ma anche il giovane leader emerso dai negoziati di Rambouillet come l'interlocutore privilegiato della comunità internazionale ha adottato un basso profilo da quando è iniziata la guerra. Forse la sua prudenza trova una spiegazione anche nelle ultùne rivelazioni dei giornali americani. Dopo aver rivelato, l'altro giorno, che l'Uck finanzia la guerriglia con il traffico dell'eroina, ieri 2 Washington Times ha affermato che i gu errigli eri separatisti albanesi sono addestrati da Bin Laden, lo sceicco integralista autore dei sanguinosi attentati contro le ambasciate americane in Africa. Recentemente una cellula del terrorista era stata scoperta in Albania: qui, oltre che in Bosnia e in Afghanistan, gli uomini dell'Uck riceverebbero addestramento militare.
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