Corsica, prefetto in manette di Enrico Benedetto

Corsica, prefetto in manette Il premier Jospin ne chiede a Chirac Timmediata rimozione Corsica, prefetto in manette «Ordinò l'incendio di un ristorante» Enrico Benedetto comspondonle da PARIGI Un prefetto-piromane in cella, il ministro degli Interni cho trema, l'opposizione all'attacco («Jospin doveva sapere»), e il primo ministro cho nottetempo chiama l'EliBeo por scongiurare una crisi politicogiudiziaria quantomai insidioso. Bernard Bonnot Unisce dietro le sbarre a tarda sera, dopo uno lunga perquisizione in Prefettura, Per il Ministro Chevénemont che l'aveva difeso a oltranza, e por lo stesso Lionol Jospin rifiutatosi di sospenderlo, è una ferale notizia, Da Napoleone in poi, il prefetto incarna la République. Intoccabile e probo per definizione. Ma il 6 febbraio 1998, due sicari uccidono Claude Erignac, predecessore di Bonnet. E l'uomo cui Parigi aveva affidato (invano) la cattura degli assassini, finisce dietro le sbarre quindici mesi più tardi. Doppio, cocente smacco, per la Gauche. Il «prefetto di ferro» doveva riportare legge e ordine in Corsica. Per il governo, che lo nominò, era un vessillo. Riferiva dirottamonte al primo ministro sulle indagini più difficili. E Motignon gli concesse - in deroga alle procedure abituali - un esteso margine di manovra. La sua caduta è uno scacco dai risvolti esplosivi per la maggioranza parlamentare. Jean-Piorre Chevénemont rischia la poltrona, Jospin il prestigio, il governo la faccia. Non stupisce dunque cho il primo ministro chieda verso mezzanotte al Presidente della Repubblica Jacques Chirac che «dimetta» Bonnet. Il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare sin da stamane l'anomala misura. Ma liquidarlo non significa ancora risolvere l'emergenza. Esultano i nazionalisti corsi. La loro tesi di una Francia neocoloniole che governa la Corsica alternando corruttele, destabilizzazioni e tracotanza trova nella surreale vicenda in corso un validissimo sponsor. Emersi in piena ascesa dalle ultime Regionali, i separatisti commossi ringraziano. Nessuno immaginava, il 20 aprile, che un ristorantino da spiaggia corso in fiamme potesse scatenare un moxiscandalo. Ma qualcho giorno dopo, primo colpo di scena. La Francia scopre che a incendiare il localo abusivo, abbandonando sul campo indizi precisi, non à stato il racket o il terrorismo isolano bensì la Gendarmeria. Anzi il «Gps», che raggruppa i gendarmi d'elite e cui Parigi accorda ampia protezione, grandi mezzi e piena discrezionalità nella battaglia contro la nebulosa indipendentista. Oscuro il movente. Distruggere l'innocuo «Chez Francis» sul litorale di Ajaccio costituisce forse un messaggio in codice. E potrebbe non essere l'unica operazione clandestina intrapresa dal «Gps». I gendarmi incendiari - e goffi: nel rogo si procurano ustioni, e li smaschererà proprio il ricovero in ospedale - fanno ipotizzare l'esistenza di quelli bombaroli o malavitosi. In un'isola dove la violenza Eolitica è quotidiana, i colpi assi routine, la frode onnipresente e la trasparenza praticamente inesistente, a sospettare il peggio ci si azzecca spesso. Ma, sulle prime, Bonnet pare cavarsela. Convocato a Parigi, salva il képi tornandosene nella sua prefettura incolume la sera stessa. E i gendarmi, tra cui c'è il responsabile del corpo nell'isola, non parlano. Già qualcuno difende il Prefetto da un'ipotetica «congiura» per screditarne i metodi troppo efficaci. Ma ieri, ai militari torna la memoria. La Gendarmerie non prende iniziative solitarie o parallele. Obbedisce, da sempre. E gli ordini, non poteva che darli monsieur le Préfet. Finiranno per cedere, gli arrestati, confessando. Per Bonnet è l'inizio della fine. Gli perquisiscono l'ufficio. Poi, le manette. Fino all'ultimo i francesi hanno rifiutato di capitolare all'evidenza: in gioco forse erano proprio lo massime cariche dello Stato. E sin da oggi, forse, nuovi choc per una Francia che incredula guarda una République presa con le mani nel sacco ridicolizzarsi dinnanzi ai suoi nemici. Il premier francese Lionel jospin è nella bufera. L'opposizione lo accusa: «Non poteva non i

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