«Slovacchia e Albania, le vie per Belgrado» di John Keegan

«Slovacchia e Albania, le vie per Belgrado» Il sì di Bratislava al passaggio delle truppe Nato regala un ponte terrestre con l'Ungheria «Slovacchia e Albania, le vie per Belgrado» L'esperto militare: così si accerchia Milosevic su più fronti John Keegan Bill Clinton e Tony Blair parlano ormai con maggiore fermezza della possibilità di un'azione di terra contro Milosevic. Ma ancor più significativa è la notizia che la Slovacchia ha acconsentito ad aprire le sue frontiere alle forze della Nato, fornendo così quel ponte terrestre di collegamento tra l'ampio territorio Nato e l'asola» rappresentata dall'Ungheria. Quando lo scorso mese l'Ungheria è stata ammessa nella Nato, le critiche alla politica di espansione dell'alleanza si focalizzarono soprattutto sull'anomalia di un nuovo Stato-membro privo di strade e ferrovie che lo unissero alla Repubblica Ceca e alla Germania, dove sono basate la maggior parte delle truppe europee di intervento rapido. Se però adesso la Slovacchia offre davvero una base militare, allora i dubbi sull'utilità dell'Ungheria diminuiscono. Non scompaiono però, perché l'Ungheria non ha ancora dichiarato la sua disponibilità a lasciare entrare truppe Nato straniere. Per farlo, dov'essere sottoposta a una forte pressione diplomatica. Se questa funzionerà, Milosevic si troverà di fronte all'improvviso una situazione strategica mutata e sgradevole: anziché sedere, pressoché inaccessibile, dietro le catene di montagne che scendono sulla costa adriatica, l'attuale fronte con la Nato, a più di 300 km da Belgrado, dovrà tener conto della possibilità che una forza Nato sbuchi vicino a Szeged, appena 160 km a Nord, dall'altra parte deh'ampia pianura del Danubio. Ci sono voci che la Nato abbia già chiesto all'Ungheria di ospitare sul suo territorio due divisioni corazzate dalla Germania. Sebbene la ferrovia sia tortuosa - raggiunge Szeged via Passau, Brno, Bratislava e Budapest - è una buona strada. I treni, una volta caricati," potrebbero coprire la distanza in 24 ore. L'apertura di questa via sbloccherebbe le principali risorse di terra della Nato, costringendo Milosevic a dividere le 'sue forze tra il Kosovo, il Danubio e la costa adriatica del Montenegro, se il Montenegro dovesse acconsentire - o essere costretto - a unirsi alla Serbia nello «stato di emer- genza» proclamato da Milosevic. Gli effetti indiretti della campagna aerea giocherebbero allora a favore della Nato. La distruzione dei ponti serbi, soprattutto quelli sulla Sava e il Danubio, ha già creato difficoltà all'esercito jugoslavo mentre la Nato, con le sue straordinarie risorse di genio multare, è in grado di costruire rapidamente ponti sui fiumi, se mai le servissero per avanzare. Restano molti aspetti imponderabili, soprattutto quello degli Stati che dovrebbero fornire le truppe di terra. La Prima Divisione corazzata britannica, di stanza in Germania, si è già svuotata per fornire uomini in Macedonia. 11V Corpo d'armata americano ha ancora una divisione corazzata e motorizzata in Germania e il necessario per equipaggiarne altre quattro provenienti dagli Stati Uniti. I tedeschi, pur riluttanti a tornare sui campi di battaglia della Wehrmacht, hanno sette divisioni corazzate, la Francia una, di stanza in Germania. La forza, sulla carta, non manca certo. Se la Nato decidesse di invadere il Kosovo, è l'Albania, a prescindere dall'Ungheria, l'unica via di accesso, dato che la scorsa settimana la Macedonia ha annunciato che non permetterà all'Alleanza di usare il suo territorio. Ma uno sguardo alla topografia dell'Albania gelerebbe il sangue nelle vene di qualunque ufficiale di stato maggiore. E' uno dei Paesi più montuosi in una delle regioni più montuose d'Europa, con picchi, alla frontiera naturale con il Kosovo, che raggiungono i 1800 metri. La rete stradale è scarsa, l'unico porto importante, Durazzo, manca delle strutture per gestire grandi quantità di vettovaglie ed equipaggiamenti. C'è da dire però che la Nato utilizzerebbe truppe di montagna o aviotrasportate, che operano con un equipaggiamento relativamente leggero. Le truppe aviotrasportate potrebbero, in condizioni politiche favorevoli, operare da una base sull'altra sponda dell'Adriatico, in Italia. Ma quali Paesi Nato hanno truppe del genere? Francia e Germania hanno truppe alpine molto ben addestrate, ma sono quasi tutti soldati di leva e l'opinione pubblica dei due Paesi è assolutamente contraria a mandarli in guerra, quando non si tratti di difendere il territorio nazionale. L'Italia ha tre brigate alpine, ma dal momento che la Nato è già preoccupata per la tenuta dell'opinione pubblica sulla campagna di bombardamenti, è altamente improbabile che chieda di utilizzarli. C'è poi la X divisione di montagna degli Stati Uniti, già sperimentata in Somalia. Ma, essendo di stanza nello Stato di New York, ci vorrebbe più di un mese per spostarla in Albania. In più, essendo una formazione di fanteria, manca dei mezzi corazzati per fronteggiare i 300 carri armati che l'esercito jugoslavo ha inviato nel Kosovo. Un'avanzata a terra della Nato costringerebbe l'esercito jugoslavo a far uscire dai nascondigli i mezzi pesanti e corazzati e a concentrarli, fornendo ai piloti degli aerei i bersagli per le bombe che cercano. D'altra parte, ciò costituirebbe l'inizio di una vera guerra, nella quale Milosevic getterebbe rinforzi, il che richiederebbe un impegno ancora maggiore da parte dette truppe Nato. Se la Nato ritiene di dover creare una minaccia a terra per accompagnare le sue azioni di aria, la mossa più utile potrebbe essere quella di convincere gli italiani ad accogliere la 101° Divisione d'assalto aerea americana, una formazione di elicotteri con una straordinaria potenza di fuoco, che si può spostare in qualunque parte del mondo nel giro di due settimane. L'attrattiva di questa ipotesi è che, se può trovare una base a distanza di tiro dal territorio serbo, potrebbe non essere necessaria farla entrare in azione.' Potrebbe essere un avvertimento simbolico, una minaccia di attacco a Milosevic, senza però dare al suo esercito la soddisfazione di ingaggiare battaglia con il nemico. Le truppe schierate sul Danubio in ventiquattro ore

Persone citate: Bill Clinton, Milosevic, Tony Blair