Una Sigonella nei Balcani di Filippo Ceccarelli
Una Sigonella nei Balcani _ txd TACCUINO ITALIANO Una Sigonella nei Balcani Filippo Ceccarelli E i carabinieri, sì proprio i carabinieri accompagnarono i Rombo all'uscita del campo profughi. Non si sa purtroppo in che modo detto accompagnamento sia stato eseguito: se con le buone o con le cattive, se con timida, perplessa, adirata o liberatoria sollecitudine. Ma certo è avvenuto: a Kukes, quasi ai confini tra Serbia e Albania, zona sempre più calda nonostante e al tempo stesso a causa dei 100 mila rifugiati. Qui i soldati italiani si danno da fare dall'inizio della guerra - e anche bene. Un po' la mancanza di particolari e di commenti, un altro po' la delicatezza dell'episodio non aiutano a comprendere se si sia trattato di un semplice malinteso burocratico, di una piccola Sigonella balcanica; o, peggio, della prima avvisaglia di un possibile scontro d'interpretazione sul conflitto (tipo di quello che vide il generale Loi contrapporsi ai comandi americani nella guerra - anche quella inizialmente umanitaria in Somalia). Secondo le cronache, i Rombo erano otto-dieci marìnes arrivati su gipponi Hammer. Non avevano i permessi richiesti, ma in compenso erano armati di tutto punto, più di quanto prevedano le norme della missione Allieti Harbour. Nei pressi del campo c'è un vecchio aeroporto, ma i marìnes non hanno voluto spiegare le ragioni della loro presenza in un luogo dove la Nato non ha compiti militari. Fatto sta che il colonnello Fregola'; della Taurinense, d'accordo con l'altro responsabile tedesco, li ha fatti accomodare fuori. Con l'aiuto dell'Arma. Ieri, alcuni quotidiani italiani decisamente non sospettabili di anti-americanismo hanno titolato sui carabinieri che «cacciano» o «fermano» i marìnes. E pur con tutte le riserve del coso, e un sano scetticismo rispetto alle analogie, veniva da ripensare ai 50 fra carabinieri e soldati di leva che nell'ottobre del 1985 si trovarono faccia a faccia con altrettanti militari americani della Delta Force in assetto di guerra. Ora: pare di cogliere in quelle suggestioni ormai lontane un sentimento complesso e variegato che va oltre la vicenda in sé, ponendosi anche al di là della soddisfazione di chi, avendo dalla sua i regolamenti, si concede una piccola ripicca. I campi di Kukes, in realtà, sono la bandiera dell'intervento italiano e la riprova, sostenuta dal governo, che la guerra può anche servire a qualcosa di buono, aiuti e non solo cannonate. Farli sgomberare può .essere, conveniente dal punto di vista bellico, ma non indolore sul piano dei rapporti con gli alleati. Certo il rispe Ito non si mendica, ma per tenere sotto controllo eventuali tensioni ci vuole tatto - e non Rombo.
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