I tre camion del diavolo di Vincenzo Tessandori

I tre camion del diavolo I tre camion del diavolo La Caritas: chiaro che è una truffa Vincenzo Tessandori Inviato a SCUTARI «Vede - sospira Angelo Masafra, arcivescovo di Scutari -, vede quello che succede? Succede che il diavolo lavora contro di noi». Proprio così, Belzebù deve aver cambiato abitudini, perché mi tempo nelle umane faccende, lui, ci metteva la coda, ma ora avrebbe fatto dell'altro: avrebbe infilato granate, mitra e fucili nel doppio fondo di tre camion partiti due settimane or sono da Sarajevo ufficialmente con aiuti per i fratelli kosovari. Il carico è stato scoperto ad Ancona e ora su ogni tir grava il sospetto che porti ormi per quelli dell'Uck. Del resto, non è stata l'unica volta che un controllo si è concluso con una sorpresa: è una cosa che andrebbe avanti almeno da novembre e già a Brindisi hanno bloccato un carico di armi, destinazione Kosovo, e a Trieste son state scoperte migliaia di diviso etichettate come vestiario per i profughi. I camion di Ancona erano stati spediti da fra Stipo Karavajjra, del¬ l'organizzazione di pace «Pane di Sant'Antonio» a monsignor Lugani Avgustini, prete kosovaro assai attivo nell'aiuto agli esuli nella zona di Scutari. Ora quei tre tir con il loro carico che era non di vettovaglie ma di mangime per polli scaduto e patate germogliate, soprattutto di armi clandestine, son ripudiati da tutti. L'arcivescovo Masafra puntualizza: «La diocesi non accetta doni da nessuno che non sia stato autorizzato, da gruppi che non siano conosciuti. E tutto deve portare i nostri sigilli». Per quei camion con le armi, dice Silvio Tessa ri, responsabile della Caritas a Tirana, c'è poco da commentare: «E' fin troppo facile sostituire qualche pompelmo con delle granate». Quando il ritardo dei tir si fece vistoso, ricevette lui una telefonata preoccupata da monsignor Avgustini. E a sua volta chiamo la Finanza al di là dell'Adriatico. «Mi informarono cho c'ora qualcosa di anormale, che dovevano continuare i controlli. li ringraziai perché la trasparenza è la cosa più importante, in questo lavoro». A Scutari monsignor Avgustini era preoccupato. Dice: «Il frate di Sarajevo mi telefonò. Era in ansia perché il carico non era stato consegnato. Quando seppi che cosa avevano trovato nei doppifondi dei camion e lo chiamai, lui mi disse: "Monsignore, io sono responsabile soltanto del carico sul camion, non di quello che c'è sotto. Quelle armi può averle messe chiunque, a cominciare dall'autista. Del resto, in un viaggio così lungo..."». Il fatto è che a Scutari il numero dei profughi è aumentato a dismisura e ora sono ovunque, alla manifattura tabacchi, al centro della Caritas, all'essiccatoio, al cinema, all'albergo Rozafa, dove c'è anche l'ufficio dell'Alto Commissariato. Occorre aiutarla, tutta quella gente. E gli autotreni che arrivano zoppicando da Durazzo, zeppi di merce, rappresentano una tentazione irresistibile per i mascalzoni,, numerosi anche a queste latitudini. Racconta don Mario Baglio, di Catania, responsabile dalla Caritas, qui in città, che «giovedì dopo Pasqua abbiamo subito tre assalti, nello spiazzo vicino alla Cattedrale dov'erano parcheggiati alcuni autotreni portati dai Cavalieri di Malta austriaci. I banditi avevano i coltelli, al primo tentativo i Cavalieri son sbiancati: il fatto è che qui non servono signorini ma cow-boys. In ogni modo son saltati fuori i frati francescani che hanno respinto quei ribaldi». Con le buone o con le cattive? «Con le buone, a volte, non si ottiene nulla. Qui abbiamo 20 mila profughi e non c'è un soldato della Nato che faccia sorveglianza, le bande armate spadroneggiano e la Caritas e noi altri operatori siamo alla mercé di questa gente che non lascia passar giorno senza fare minacce o chiedere il pizzo». Quelli dell'Uck, l'esercito di liberazione del Kosovo, neppure ci pensano a dare una mano, anche se dicono di avere campi di raccolta e di addestramento un po' ovunque, dal grande lago alle frontiere di Tropoje e Kukes. Ma forse non sono ancora in grado di garantire sorveglianza, tanto che proprio ieri Potrò Koci, ministro degli Interni albanese, ha rivelato che «stiamo addestrando quelli che faranno parte della futura polizia dell'Uck in Kosovo». Quale polizia e quale Uck, poi, è un altro discorso: le divisioni in seno ai kosovari sono profonde, proprio ieri mattina Nagim Etlin, dignitario del partito Ldk, quello di Ibrahim Rugova, pòrgeva la mano ai fratelli di fatto separati dell'Uck. Ma le sue parole parevano il prologo di un dialogo fra sordi.

Persone citate: Ibrahim Rugova, Koci, Kukes, Lugani Avgustini, Mario Baglio, Silvio Tessa