«Caccia a mercanti d'armi e scafisti» di Flavia Amabile

«Caccia a mercanti d'armi e scafisti» La Jervolino in Puglia: le connivenze tra criminali italiani e albanesi sono un dato di fatto «Caccia a mercanti d'armi e scafisti» «Cercheremo di distribuire iprofughi anche in tutte le altre regioni» Flavia Amabile inviata a BARI «Avete una generosità da premio Nobel, ma noi cercheremo di non approfittarne, cercheremo di spalmare i profughi in tutt'Italia», annuncia il ministro degli Interni Rosa Russo Jervolino all'inizio della sua visita alla Puglia della solidarietà. «E' ovvio che i profughi non arrivano a Bolzano e dunque la prima accoglienza sarà sempre qui, ma subito dopo verranno condotti altrove». Ma c'è anche altro che arriva e passa dalla Puglia in questi giorni: ieri trenta camion svizzeri guidati da kosovari sono stati bloccati nel porto di Bari ufficialmente per problemi di documenti e per la prima volta sono stati arrestati due scafisti italiani. Il ministro Jervolino ammette che: «Le connivenze tra criminalità albanese e italiana sono un dato di fatto. Lo hanno dimostrato i cantieri scoperti in Marche e Puglia, dove venivano fabbricati scafi destinati all'Albania. Attraverso operazioni di intelligence stiamo cercando di ovviare al problema». Quanto al commercio di anni, sia il ministro Jervolino sia il capo della polizia Ferdinando Ma sone escludono che esista un vero e proprio traffico tra i due Paesi: «Episodi come quelli che stanno venendo alla luce sono gravissimi ma non me la sentirei di generalizzare e di parlare di un pericolo di esportazione di armi dall'Italia all'Albania», spiega il ministro. «Le armi - puntualizza Masonc - sono l'unica cosa che l'Albania ha in abbondanza». Il governo sta lavorando soprattutto per evitare gli sbarchi sulle coste italiane, spiega il ministro Jervolino: «Stiamo andando avanti ad aprire campi profughi a Valona. La logica ò di fare in modo che i profughi non siano costretti a mettersi nelle mani degli scafisti perché non hanno alternative». E' in atto, poi, un rafforzamento dello misure untiscafisti: «Gli uomini della nave San Marco creeranno un'ulteriore reto di protezione lungo lo coste albanesi por evitare cho gli scafisti si avvicinino alle zone dei campi», annuncia il ministro, precisando che in questo momento, invece, un invio di navi por traghettare i profughi kosovari in Ita- lia è un'ipotesi ancora remota: «Soltanto se la guerra dovesse durare ancora a lungo, allora li andremmo a prendere». Non è ancora emergenza profughi, insomma. E' però emergenza su molti altri fronti. Nei campi mancano interpreti, assistenti sociali, bagni. Fuori dai campi c'è il rischio di veder crollare il turismo, si lamentano le autorità locali. I profughi no, i profughi chiedono altro. Nel centro assistenza di Bari l'atmosfera è tesa. Un gruppo di giovani kosovari si avvicina al ministro, chiede documenti per ricongiungersi ai propri cari in Germania, Svizzera. Il ministro Jervolino prova a spiegare che la legge prevede obblighi diversi, ma il gruppo non l'ascolta: «Vogha¬ mo i documenti subito, altrimenti vi saranno proteste». La minaccia è forte ma l'attenzione generale si sposta su una ragazza, fisico da modella. «Siamo giovani, dobbiamo studiare», chiede in un inglese stentato. Il ministro sorride: «Ha ragione, il Prefetto studierà la situazione». La ragazza insiste: «Siamo giovani, abbiamo bisogno di prepararci». Il ministro sorride di nuovo: «Faremo portare dei giornali, dei libri». La giovane si illumina poi ha un sospetto: «Dove? Qui nel campo?». «Sì, certo, nel campo», risponde il ministro. La ragazza è da tre giorni in Puglia, ma con un gesto e una parola molto italiani volta le spalle al ministro e se ne va. Il ministro dell'Interno Rosa Russo Jervolino in un campo profughi in Puglia

Persone citate: Jervolino, Rosa Russo Jervolino