La Nato: spegneremo ancora la Serbia
La Nato: spegneremo ancora la Serbia Il portavoce Shea dopo il grande black-out: abbiamo il dito sull'interruttore della luce La Nato: spegneremo ancora la Serbia Un 'altra strage di civili: colpito un bus, 17 morti, 43 feriti BRUXELLES «Abbiamo dimostrato a Milosevic che la Nato è in grado di "accendere e spegnere" la luce alla Jugoslavia, mandando in tilt i sistemi di comando e controllo della struttura militare "senza distruggere le infrastrutture di base"». E' il messaggio che!'Alleanza ha inviato a Belgrado attaccando con bombe alla grafite le cinque maggiori centrali elettriche del Paese. «Senza elettricità - ha detto il portavoce Jamie Shea - un sistema di comando si riduce ad un ammasso di cavi, metallo e plastica». «Il fatto che le luci si siano spente nel 70% del Paese dimostra che la Nato adesso ha il dito sull'interruttore della luce in Jugoslavia e che possiamo interrompere l'erogazione dell'energia elettrica quando vogliamo». Gli aerei della Nato hanno colpito i trasformatori della rete elettrica a Nis, Novi Sad, Drmno, Obrenovac e Bau ina Basta. Nell'occasione sono state usate le cosiddette «soft borni», che esplodono sugli obiettivi e liberano una polvere di grafite che ricopre i circuiti elettrici e li manda temporaneamente in tilt, senza distruzioni materiali. Le bombe furono sperimentate anche contro l'Iraq, durante la guerra del Golfo, nel 1991. La Nato non ha però spiegato quali possano essere gli effetti della minutissima polvere di grafite sull'ambiente e sui polmoni della popolazione. Shea ha puntualizzato che il block out ha colpito in maniera specifica il comando e i centri di controllo dell'esercito jugoslavo, le linee di comunicazione e le luci delle piste aeroportuali. E ha aggiunto che la Nato «ha usato la massima cura» nell'accertarsi che importanti installazioni civili - come gli ospedali - avessero generatori elettrici di riserva che ne permettessero il funzionamento anche durante i «black out». Con questo sistema, ha spiegato la Nato, si riesce anche a garantire meglio «la difesa dei nostri piloti che volano nel cielo della Jugoslavia». Un punto importante quello della sicurezza delle missioni della Nato che in 40 giorni di operazioni aeree ha perso tre velivoli, mentre un quarto è stato danneggiato. Il primo era lo Stealth, l'aereo invisibile, caduto il 27 marzo scorso, per «guasti tecnici». Anche per altri due aerei - un F16 caduto due giorni fa nel Nord della Serbia e un Harrier inabissatosi nell'Adriatico - la Nato ha parlato di «guasti», escludendo che siano stati colpiti dal fuoco serbo. Soltanto ieri Shea ha ammesso, per la prima volta dall'inizio dell'operazione «Forza Alleata», che un A-10 anticarro, che ha compiuto un atterraggio d'emergenza a Skopje, era stato colpito dalla contraerea serba. In 40 giorni di operazioni, comunque, ha ricordato la Nato, i suoi aerei hanno effettuato 14 mila sortite sui cieli della Jugoslavia. «Ci rendiamo conto che la gente sta soffrendo» ha ammesso il p rota voce, che in più di mia occasione si è dovuto scusare quando le bombe della Nato hanno causato la morte di civili. Ma Shea ha ricordato che «questa situazione e la distruzione dell'economia della Jugoslavia sono frutto delle politiche di Milosevic» e che solo lui, se lo vuole, «potrà interrompere queste sofferenze». Altre vittime innocenti sono state causate ieri da una bomba della Nato caduta su un autobus partito da Pec e diretto in Montenegro. La corriera, carica di civili, era ferma ad un piccolo posto di blocco sulla strada che collega Djakovica (Kosovo) a Podgorica. Dietro, anche due autovetture attendevano di espletare le formalità di rito con i poliziotti. Diciassette i morti tra cui tre donne, 43 feriti di cui almeno 23 in gravi condizioni. Della corriera è rimasta solo la carcassa, parzialmente incendiata, mentre le due auto sono state completamente distrutte dalle fiamme. A una ventina di metri, è rimasto un cratere profondo 15 metri. L'Alleanza si è limitata a dire di aver aperto un'inchiesta. Si tratterebbe del secondo incidente del genere in tre giorni: sabato scorso, da Bruxelles avevano ammesso di aver colpito per errore un pullman a Nord di Pristina, uccidendo 47 civili. Ma non è tutto: durante la quarantesima ondata di attacchi notturni, lanciati soprattutto nelle regioni centro-meridionali, si sarebbe verificato un altro disastroso errore di bersaglio: a Valjevo - secondo fonti serbe - sono stati colpiti in una zona residenziale, accanto al complesso industriale di Krusik, otto palazzine e un ospedale, con un bilancio di 34 feriti e almeno due dispersi sotto le macerie. Ed a Novi Sad, capoluogo della Vojvodina, è stata centrata da due missili la stazione della tv di Stato. (e. st.) Durante la 40* ondata di attacchi notturni colpiti per errore a Valjevo un ospedale e 8 palazzine vicino a un . complesso industriale
Persone citate: Jamie Shea, Milosevic
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