Il Leone perde la testa, in frantumi le antiche alleanze di Valeria Sacchi

Il Leone perde la testa, in frantumi le antiche alleanze I NOMI E GLI Il Leone perde la testa, in frantumi le antiche alleanze Valeria Sacchi Mai scelta fu più profetica, o caso più bizzarro, della decisione di rappresentare quest'anno la «Turando.» di Giacomo Puccini per la tradizionale serata a inviti che da anni precede l'assemblea delle Generali. Nella storia della crudele principessa di Pechino, prima del riscatto dell'amore, domina per tre atti il tema terribile della decapitazione. Ecco infatti, a poche ore dal bacio finale tra Turandot e Calaf e a pochi metri dal Teatro Verdi, cadere la testa del presidente delle Generali Antoine Bernheim. «Decapitato» per volere della «ingrata e traditrice Mediobanca», come lui stesso afferma, e di quell'Enrico Giacomo Cuccia cui, Puccini alcuni anni or Antoine Bernheim sono, aveva ceduto il suo posto nel consiglio di via Filodrammatici per salvarlo dal «licenziamento» dell'Ili Del resto, è mistero profondo tra gli addetti ai lavori sulle ragioni che hanno spinto Cuccia a scegliere per la presidenza del gruppo triestino il presidente di Alleanza Alfonso Desiata. Quel delfino di Cesare Merzasora che proprio Cuccia aveva esiliato nove anni or sono dalle Generali, togliendogli un anno fa, in Alleanza, anche la poltrona di amministratore delegato con La scusa della sua nomina alla guida dell'Ama. Un signore insomma per nulla allineato, vecchio amico di Bernheim e poco amico di Gianfranco Gutty, il fedelissimo di via Filodrammatici Cosicché qualcuno ipotizza che Desiata sia stato un candidato «cambiato in corsa» (come del resto lui stesso ha in certo modo accreditato) dopo l'esito dell'assemblea Comit di mercoledì. Quando era fallito il tentativo di impeachment contro Pierfranceso Saviotti e Alberto Abelli, studiato nelle segrete di via Filodrammatici tra ramministratore delegato Vincenzo Maranghi e il vicepresidente di Comit, Gutty. Un intrico di agguati e veleni degno della «Cena delle beffe». La cui vera storia si chiarirà col tempo e in cui manca solo il tocco femminile, rappresentato nella famosa «Cena» dalla languida Clara Calamai. Una bufera che ha rovesciato alleanze e giochi di potere, con squarci inediti. Chi avrebbe mai immaginato di vedere un gior- Arfonso Destata no Diego Della Valle, dinamico re marchigiano della scarpa, indossare la scintillante corazza di difensore degli oppressi, spalleggiato dall'impassibile Vincenzo Sozzani? Quale azionista delle Generali avrebbe mai sognato di assistere alla scena di un presidente del sacro Leone che spara raffiche di pesanti accuse, chiamando per nome coloro che vogliono la sua destituzione? E che poco dopo, con occhi colmi di lacrime, narra la sua storia di giovane ebreo salvato per miracolo (e per intercessione dell'esercito italiano) dal campo di sterminio in cui i genitori avrebbero trovato la morte? Davanti a tanta irritualità, al vicepresidente delle Generali e presidente di Mediobanca Francesco Cingano non è rimasto che chiu¬ dere gli occhi e stringere i denti. Un'evasione di breve durata, Eoiehé nel consiglio dopo l'assemlea ha avuto lo spinoso dovere di fare per la presidenza il nome di Desiata, licenziando automaticamente Bernheim. E raggiungendo un altro obiettivo: le dimissioni di Guido Rossi, consigliere dallo spirito troppo «indipendente». Nulla viceversa è andato al fido Martin Kohlhaussen. Dalla settimana più imprevedibile e scandalosa della sua storia, il «salotto buono» per eccellenza esce scosso. Ma è probabile che abbia nella manica altri assi da calare e che li cab con rapidità. Come, ad esempio, proseguire nella via della messa sotto accusa dei due amministratori delegati della Commerciale, e cercare di Vincenzo stringere per Maranghi Giovanni Bazoli Diego Della Valle la banca di piazza Scala un matrimonio diverso da quello prospettato dall'Unicredit di Lucio Rondoni e Alessandro Profumo. Nelle retrovie c'è il presidente di Intesa Giovanni Bazoli, pronto a entrare in lizza sulla Comit a patto di essere l'unico pretendente. Anche per evitare che La trattativa si trasformi in un gioco, massacrante, al rialzo. Bazoli che è in ottimi rapporti con Desiata e con il presidente della Comit, Luigi Lucchini. E che certamente è più amato dal governatore Antonio Fazio di quanto lo sia il «laico» Rondelh. Bazoli che tuttavia avrebbe litiga- to con Cuccia qualche giorno fa per essersi rifiutato di venire allo scoperto sulla Comit mentre era ancora in piedi l'offerta Unicredit. Vero, non vero? Mistero. Né si può escludere che, dopo la rottura con Bernheim, qualche sorpresu non arrivi dal fronte francese. Venerdì, la Lazard di Michel David-Weill ha dichiarato che con il ribaltone ai vertici Generali si sono violati i patti. Quei patti misteriosi Mediobanca-Lazard di cui nessuno conosce i dettagli se non la scadenza, il 2001. Certamente lo scontro aperto tra i due grandi azionisti del Leone, se da un lato fa chiarezza dall'altro rende il Leone meno difeso. Se qualcuno, dalla Svizzera, dalla Francia o dalia Germania pensasse di attaccarlo, questo è il momento propizio. E dopo l'Opa di Roberto Colaninno sulla Telecom, avrebbe maggiori probabilità di successo. Anche nei listini, una ciliegia tira l'altra.

Luoghi citati: Francia, Germania, Pechino, Svizzera