Londra blindata come ai tempi dell'Ira di Fabio Galvano

Londra blindata come ai tempi dell'Ira Dopo le tre bombe si spegne un altro ferito, amputata una gamba a un giovane italiano Londra blindata come ai tempi dell'Ira Preso l'attentatore solitario, torna la grande paura Fabio Galvano corrispondente a LONDRA Sono state le due settimane che hanno cambiato l'Inghilterra. Perché anche se dovesse formalmente chiudersi la vicenda dei tre ordigni assassini fatti esplodere contro le minoranze etniche e contro i gay, dopo l'arresto - sabato del presunto bombardo e la sua successiva incriminazione - ieri per tutti e tre gli attentati, il governo e la nazione si rendono improvvisamente conto di una vulnerabilità che sarà difficile cancellare. Tramontato, almeno per ora e si spera per sempre, l'incubo del terrorismo nordirlandese, Londra scopre che basta poco per ricreare la psicosi dell'assedio; peggio, di non avere armi di difesa se non la delazione che ha portato all'arresto di David Copeland, un meccanico di 22 anni nella cui abitazione di Cove - cittadina dello Hampshire alle porte della capitale - sarebbe stata trovata la «fabbrica delle bombe», le temibili «spara-chiodi» che in queste due settimane hanno seminato il terrore. Durante il weekend, ai due morti per la bomba di venerdì nel pub gay di Soho se n'è aggiunto un terzo, mentre a un cuoco italiano di 31 anni rimasto ferito, Mauro Mazzoli, originario di Livenza (frazione di Sacile, Pordenone) i medici hanno dovuto amputare una gamba. Il primo ministro Blair rivolgendosi ieri a Birmingham a un raduno di Sikh ha affermato che «le vere minoranze sono ormai i razzisti» e che questo tipo di razzismo è paragonabile a quello del Kosovo». L'arrestato, riconosciuto dal pubblico dopo che la sua immagine in berretto bianco da baseball era stato filmata da un impianto tv a circuito chiuso, non appartiene secondo la polizia ad alcun gruppo di estrema destra. L'uomo, dice Scotland Yard, operava isolato. Nessun complotto, allora? Nessun rigurgito neo-nazista? Nessun rapporto con le rivendicazioni di «Combat 18» e dei «White Wolves», che se così stanno le cose si sarebbero fatti belli agli occhi dei loro sostenitori di un'impresa altrui? Può anche darsi, ma gli inglesi vanno cauti. Perché sembra quasi impossibile che la «bomba del sabato» - 39 feriti sabato 17 fra i neri di Bri xton, 6 feriti sabato 24 fra gli asiatici di Brick Lane, 3 morti e 73 feriti (ma il bilancio potrebbe ancora cambiare) nell'«anticipo» di venerdì sera fra i gay del pub «Admiral Duncan» - possa improvvisamente dissiparsi come se fosse poco più di un brutto sogno. Più che cautela può anche sembrare il desiderio di trovare un impegno comune, come durante l'ultima guerra o ai tempi delle bombe dell'Ira. Tanto più che il pericolo esiste. In un Paese che non vive con serenità le vicende del Kosovo e l'azione armata contro la Serbia, fino a ribellarsi - dicono i sondaggi • contro il bombardamento dell'altra settimana della tv serba; che riscopre un lutto collettivo come per la morte di Diana quando il più celebre e grazioso volto della Bbc, quello di Jill Dando, viene spappolato da un assassino sulla soglia di casa; ebbene in quel Paese le bombe attribuite ai neo-nazisti avevano as- sunto in importante ruolo, catalizzando lo sdegno pubblico contro il «nemico». Per due settimane i volantini di «Combat 18» e dei «White Wolves», i «lupi bianchi», erano quasi confortanti. Rappresentavano, nell'indignazione, una certezza. Quando le tre sacche sportive - Head, Ree bok, Adidas: una volta per ognuna delle marche - spargevano il loro bagaglio di esplosivo e di chiodi, bombe rudimentali fatte con la polvere pirica dei fuochi artificiali, era comodo parlare di «Combat 18» (dove 1 e 8 stanno per la prima e l'ottava lettera dell'alfabeto, cioè le iniziali di Hitler), anche se gli esperti dell'antiterrorismo di Scotland Yard parlavano di «una scheggia impazzita», di «una cellula isolata». Oppure parlare dei «White Wolves» che in un opuscolo di 15 pagine pubblicato anche su Internet delineano con paranoica lucidità una aggressiva «strategia della tensione», affermando: «La guerra razziale dev'essere assolutamente scatenata e lo faremo noi. (...) Ad azioni regolari, efficaci e brutali gli immigrati finiranno per rispondere assaltando i bianchi a caso, spingendoli all'autodifesa». L'obbiettivo? Semplice: «Via gli ebrei e i non-bianchi dall'Inghilterra entro la fine dei 1999. Chi si ostina a rimanere sarà sterminato». Ci sono formule per rudimentali bombe «spara-chiodi», consigli su come strutturare le cellule combattenti («Mai più di cinque persone, due appostate, due attive e una al volante se c'è un'auto»). Lezioni di guerra che parevano la certezza del male e che ora, con la comparsa di un «cane sciolto» come David Copeland, vengono meno. Ecco sui giornali, vero o sbagliato, l'identikit del terrorista neonazista, sovente reclutato fra i militari congedati di quella «professional army» che è l'esercito inglese; le foto di paramilitari armati e mascherati a braccio teso; i primi nomi timidamente offerti ai lettori, come quello di Del O'Connor, illustrato come «un fanatico che venera Hitler» oltre che leader dei «White Wolves», forse ora imboscato in America; il volto di John Hodgins, un «delinquente fascista» che sarebbe riuscito - s'indigna il «News of the World» - a entrare persino nell'appartamento del principe William al collegio di Eton. E naturalmente ecco la risposta degli estremismi che si annidano anche fra le minoranze etniche: pronti a replicare pan per focaccia. Il clima è incandescente: si studiano i contatti con il terrorismo nordirlandese, senza che esistano vere risposte. E soprattutto si attende il weekend. Perché David Copeland sarà anche, da ieri, dietro le sbarre; ma sono in molti a credere che qualcun altro si presenterà all'appuntamento del sabato. Blair: «Razzismo degno del Kosovo» Ma per la polizia l'arrestato è un «cane sciolto» Qui sopra Mauro Mazzon, Il cuoco italiano di 31 anni rimasto ferito nel pub di Soho: gli hanno dovuto amputare una gamba. Nella foto grande, la scena dell'attentato IFOTO ANSAI